Rivolta Dalmato Pannonica

Divampata nel 6 d.C., e durata ben 4 anni la rivolta dalmato pannonica vide sollevarsi le popolazioni indigene dell’Illirico romano, già conquistate da Roma circa quindici anni prima. Al termine della rivolta le armate romane assoggettarono nuovamente le tribù ribelli ed annetterono all’Impero quella regione.

Rivolta Dalmato Pannonica
Rivolta Dalmato Pannonica

Rivolta Dalmato Pannonica, contesto storico:

Dopo quindici anni di dominio romano ed una apparente tranquillità, la rivolta dalmato pannonica divampò improvvisamente a causa del grave malcontento che si era creato a causa della cattiva amministrazione attuata dai governanti romani che si erano succeduti in quella regione. L’illirico era un’area strategica per il nascente Impero, e la sua conquista fu fortemente voluta da Ottaviano Augusto che per l’occasione affidò il comando delle legioni al figliastro Tiberio Claudio Nerone, che alcuni anni dopo gli succedette sul trono di Roma. A conferma delle grandi difficoltà che ebbero i romani nell’arginare la rivolta dalmato pannonica, lo dimostra il fatto che Ottaviano fu costretto persino ad arruolare i liberti, che spedì subito in prima linea, senza per altro mischiarli ai soldati di origine libera ed evitando di dar loro persino le stesse armi.

Rivolta Dalmato Pannonica, primo anno di guerra:

La rivolta dalmato pannonica ebbe origine nella zona sud orientale della regione ed in particolare si sollevò per prima la tribù dei Desiziati, comandati da un certo Batone, seguiti poi subito dopo dai Breuci, guidati anch’essi da un capo chiamato Batone. I generali di queste due tribù, esattamente come Arminio alcuni anni dopo, resero la vita difficile ai romani in quanto avevano già servito come ausiliari sotto l’egida romana e conoscevano molto bene le tattiche di guerra che essi adottavano. Tiberio che ancora si trovava sul fronte marcomannico e che si accingeva a trattare le condizioni di pace con il loro Re, Maroboduo, dovette inviare prontamente uno dei suoi migliori generali, Messalla Messalino, per sbarrare la strada agli Illiri, nel caso questi tentassero di sconfinare in Italia. Il generale di Tiberio prima di riparare nella rocca di Siscia, in attesa dell’arrivo del figliastro di Ottaviano, riuscì a battere un contingente nemico di circa 20.000 armati. Sul fronte orientale, Batone alla guida dei Breuci si avventò sulla guarnigione romana di Sirmium (odierna Sremska Mitrovica), ma il legato della Mesia, Cecina Severo, riuscì ad intercettarlo e a batterlo presso il fiume Drava,  impedendo così, non senza la caduta di molti legionari,  la perdita di una importantissima fortezza romana. Se in questo frangente l’altro Batone, si fosse alleato con i Breuci avrebbe potuto avere facilmente ragione sugli uomini di Severo, composti da sole tre legioni, estendendo così la rivolta anche alle regioni balcaniche, ma ciò, fortunatamente per Roma, non avvenne. Il primo anno di guerra si concluse con i romani in possesso delle due strategiche fortezze di Siscia e di Sirmium e di tutti i territori che dividevano le due località, mentre a sud di esse fino al mare Adriatico era tutto in mano ai ribelli. A causa delle scorrerie dei Daci e dei Sarmati, il legato Cecina Severo fu costretto a fare ritorno in Mesia, lasciando così  il compito di contenere la rivolta al Re dei Traci, Remetalce I.

Rivolta Dalmato Pannonica, busto di Tiberio
Rivolta Dalmato Pannonica, busto di Tiberio

Rivolta Dalmato Pannonica, secondo anno di guerra:

Nel secondo anno di guerra, Augusto che considerava quella rivolta facilmente sedabile e che pensava che Tiberio indugiasse troppo, inviò in quella regione Germanico, che all’epoca era questore, per controllare la situazione e per farsi le ossa sui campi di battaglia la fianco del padre adottivo. La strategia di Tiberio era comunque molto chiara, tentare di congiungere le legioni dell’Illirico con quelle provenienti dalla Macedonia, dividendo così i Pannoni dai Dalmati, ma erano necessari nuovi rinforzi. Si procedette quindi ad arruolare due nuove legioni di volontari, non solo, alle legioni macedoniche, sotto la guida di Marco Plauzo Silvano, si aggiunsero la III Scythica e la V Macedonica. Queste due legioni aggiunte alle tre di Mesia sotto il comando di Cecina Severo costituivano lo stesso numero di legioni che aveva in dotazione Tiberio. I rinforzi erano reperiti ed ora il futuro Imperatore poteva iniziare le operazioni militari che avrebbero portato al totale annientamento del nemico. Le prime operazioni riguardarono il settore orientale dove erano in marcia le legioni guidate da Cecina Severo e da Plauzio Silvano, i due Batoni, ora alla guida congiunta dei Dalmati e dei Pannoni, attendevano i romani per bloccargli la strada tentando di impedire che questi si congiungessero con le forze di Tiberio. Così mentre la prima parte dell’esercito arrivò nel luogo previsto per l’accampamento e la restante parte era ancora in marcia, i due comandanti illirici piombarono su di loro con grande veemenza. La mossa illirica ricordava molto quella di Annibale sul Trasimeno, l’avventarsi su un esercito ancora in marcia e impreparato avrebbe potuto scatenare il caos, ma non fu così, la ferrea disciplina delle legioni, dopo un iniziale sbandamento nel quale si rischiò la catastrofe, prevalse, mettendo i nemici in fuga. Questo scontro passò alla storia come battaglia delle paludi Volcee, rappresentando uno dei più grandi distastri mancati negli annali della storia di Roma. Le forze romane quindi si congiunsero con quelle di Tiberio che ora teneva in pugno tutta la valle della Sava, ma ora bisognava rinforzare le conquiste fatte ed impedire che il nemico si ricongiungesse nuovamente, tentando di sconfiggerlo separatamente. Nella restante parte di quell’anno Tiberio separò il proprio esercito in diverse colonne che attaccassero le tribù nemiche simultaneamente e in più punti, ad una di queste spedizioni partecipò anche Germanico che sottomise la tribù dalmata dei Mazei.

Rivolta Dalmato Pannonica, terzo anno di guerra:

Nel terzo anno di conflitto, tutto quello che Tiberio aveva meticolosamente preparato, diede i suoi frutti:  la carestia e la paziente strategia del generale romano li avevano logorati, i tradimenti fecero il resto. Batone il Pannone tradì Pinnes e lo consegnò ai Romani, ricevendo come ricompensa di diventare capo dei Breuci. L’altro Batone, il Dalmata, venuto a conoscenza del tradimento, lo catturò e lo uccise, persuadendo i Pannoni a riprendere le armi. Ancora una volta vennero però sconfitti da Plauzio Silvano, sopraggiunto da Sirmio. A questo punto, Batone il Dalmata, si ritirò sui monti bloccando tutti i passi che portavano nei territori dell’odierna Bosnia. Nello stesso momento,  più a nord,  Plauzio Silvano sottometteva definitivamente i Breuci. Il cosiddetto “Bellum Dalmaticum”, come poi venne chiamato, fu preparato nei minimi particolari da Tiberio, che lasciò la rocca di Siscia presidiata da Emilio Lepido, Sirmio sorvegliata da Plauzio Silvano, Germanico a sorvegliare più a sud i passi delle Alpi Dinariche, mentre Cecina fece ritorno in Mesia. Sicuro di tutto ciò Tiberio fu pronto per fare ritorno a Roma, convinto che l’anno successivo ci sarebbe stata la fine di ogni ribellione.

Rivolta Dalmato Pannonica, quarto anno di guerra e fine delle ostilità:

Nel quarto anno della rivolta dalmato pannonica, le scaramucce ripresero fin da i primi giorni, Germanico si distinse per carisma e comando in alcune azioni militari che portarono alla conquista di alcune roccaforti nemiche come quella di Splono e Raetinum. Anche gli altri generali Emilio Lepido e Plauzio Silvano si resero protagonisti conquistando Seretium e sottomettendo altre tribù, ma non tutte le popolazioni erano inclini alla resa. Fu così che per dare una sterzata decisiva alla guerra, Ottaviano Augusto rispedì Tiberio in quelle zone, il quale non perse tempo dividendo per prima cosa il suo esercito in tre colonne. La prima, affidata a Plauzio Silvano, doveva dirigersi verso l’interno della Dalamzia partendo da Sirmio lungo il fiume Bosna, coprendo il lato sinistro dello schieramento romano; la seconda, affidata a Emilio Lepido, doveva percorrere il fiume Glina partendo dalla fortezza di Siscia, in coperture del lato destro dello schieramento; la terza, sotto il suo diretto comando, insieme a Germanico doveva probabilmente percorrere il fiume Urbas, al centro dello schieramento, in direzione di Andretium, località nelle vicinanze di Salona, dove Batone il Dalmata si nascondeva. Vi era infine un quarto contingente alle dipendenze del governatore romano della Dalmazia, Gaio Vibio Postumo, incaricato di sorvegliare le coste e di ripulirle da possibili sacche di rivoltosi. Fu così che dopo un lungo inseguimento, durante il quale diversi insediamenti caddero in mano romana, che le armate di Tiberio si ricongiunsero con quelle di Plauzio ed Emilio Lepido, proprio sotto le mura di Andretium dove iniziò un lungo e sanguinoso assedio al termine del quale Batone il dalmata, capitolò. La rivolta dalmato pannonica, si concluse così con Augusto e Tiberio che ricevettero l’acclamazione ad “Imperator”, mentre gli altri generali che avevano partecipato al conflitto (Germanico, Cecina Severo, Plauzio Silvano ed Emilio Lepido, Gaio Vibio), ricevettero gli “ornamenta triumphalia”. Al termine della rivolta l’area illirico balcanica venne così divisa nella provincia di Dalmazia, in quella della Pannonia e della Mesia, sottratta al proconsole di Macedonia.

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