Campagne Partiche di Traiano

Svoltesi fra il 114 e il 117 d.C., le campagne partiche di Traiano, costituiscono la prima vera incursione militare romana giunta fino al cuore dell’Impero partico, culminate con la conquista della capitale orientale Ctesifonte, e al raggiungimento del Golfo Persico.

campagne partiche di Traiano
campagne partiche di Traiano

Campagne Partiche di Traiano, contesto storico e  casus belli:

Tra la fine del primo secolo e l’inizio del secondo, la politica  romana fu caratterizzata dal prevalere di una successione imperiale, non più su base dinastica bensi, adottiva, i singoli imperatori quindi venivano selezionati sulla base dei meriti acquisiti durante la loro carriera politica e militare. In questo contesto Roma era già padrona di tutto il Mar Mediterraneo. L’Imperatore Traiano, già forte, pochi anni prima, della brillante conquista della Dacia che aveva portato grandi benefici alle casse dello Stato, nel 113 d.C., pianificò un’altra campagna militare con l’obiettivo di eliminare una volta per tutte le minacce arrecate dell’Impero partico, prima fra tutte la continua interferenza  nelle faccende riguardanti il Regno di Armenia. Questa almeno, pare che sia la versione ufficiale, in verità Traiano era ansioso di ottenere nuovi grandi successi, e sulle orme del grande Alessandro Magno, i ricchi territori orientali erano già da diverso tempo nelle sue mire. Altre ragioni che portarono l’Imperatore romano a dichiare guerra ai Parti, furono la necessità di controllare le rotte commerciali della Mesopotamia, e una maggior sicurezza dei confini orientali.

Campagne Partiche di Traiano, le fasi del conflitto:

114 d.C., Durante il suo viaggio verso l’Oriente, Traiano ad Atene fu raggiunto da un’ambasceria inviata dal Re dei Parti Osroe, che oltre a svariati doni, offriva ai romani la pace, poichè le bellicose intenzioni dell’Imperatore avevano del tutto atterrito le velleità del sovrano orientale. Nella ambasceria Re Osroe implorava Traiano di non attaccarlo, suggerendo inoltre di porre sul trono d’Armenia, Partamasiri, figlio di Pacoro, poichè l’allora in carica Exedares, non soddisfava, a suo dire, ne i Parti ne tantomeno i romani. La reazione di Traiano fu durissima, egli infatti non solo non accettò i doni, ma non diede neppure una risposta, ne scritta ne orale alla proposta di Osroe, egli sosteneva che i patti di amicizia si dimostravano con i fatti e non con le parole, e accellerò i preparativi per la guerra. Traiano alla guida delle sue truppe attraversò la Licia e le provincie confinanti puntando verso Seleucia. Arrivato ad Antiochia, l’imperatore romano radunò il suo esercito e i suoi generali migliori, tra cui figuravano Lusio Quieto a capo della cavalleria dei Mauri, e il prefetto della marina del Miseno, Quinto Marcio Turbone. Con l’armata al completo Traiano si diresse poi verso lo stato cliente dell’Armenia, conquistando senza sforzi la capitale Artaxata, e se in una prima missiva il principe armeno Partamasiri, fantoccio nelle mani dei Parti, si autodefiniva Re, in un secondo messaggio all’imperatore romano, ometteva il suo titolo, chiedendo che Marco Giunio, governatore della Cappadocia, venisse a lui per negoziare la pace. Traiano inviò il figlio di Marco Giunio, mentre lui stesso alla testa delle proprie truppe si dirgeva verso la città di Aramosata che poi espugnò senza neanche dover ricorrere allo scontro armato. In seguito il principe armeno venne ricevuto da Traiano in persona e questo avvenne nella città di Elegeia, Partamasiri, condotto nella tenda dell’Imperatore capì da subito che non poteva ottenere niente di ciò che desiderava, e prese a parlare  con grande franchezza, dichiarando tra le altre cose che non era stato né sconfitto né catturato, ma che era giunto volontariamente, ritenendo che non gli sarebbe stato fatto un torto e che avrebbe riottenuto il regno, come Tiridate lo aveva ricevuto da Nerone. Traiano rispose che oramai l’Armenia era sotto il controllo di Roma e che da quel momento in poi sarebbe stata guidata da un governatore romano, concesse però a Partamasiri di congedarsi e dirigersi dove più preferisse.  Deposto così il principe armeno, Traiano annesse i suoi territori all’Impero romano, facendone una nuova provincia. In seguito a questi avvenimenti il Senato conferì a Traiano il titolo di “Optimus Princeps”. Così Cassio Dione ci racconta gli eventi finali del primo anno di guerra:

“(Traiano) Marciava a piedi insieme alle truppe del suo esercito, e si curava dello schieramento e la disposizione delle truppe durante tutta la campagna, conducendoli a volte in un solo ordine e a volte in un altro; ed attraversò tutti i fiumi che loro attraversavano. A volte anche fece anche sì che i suoi esploratori mettessero in circolazione notizie false, in modo che i soldati potessero fare pratica allo stesso tempo di manovre militari e diventare coraggiosi e pronti ad ogni eventuale pericolo. Dopo che aveva catturato Nisibis e Batnae gli fu conferito il nome di Parthicus; ma era molto più orgoglioso del titolo di Optimus rispetto a tutto il resto, in quanto esso si riferiva più al suo carattere rispetto alle sue armi”.

115 d.C., Con l’inizio del nuovo anno di guerra, le truppe romane varcarono il fiume Eufrate e scesero dagli altipiani armeni seguendo il corso del fiume Tigri, le importanti e ricche città di Dora Europos, Nisibis ed Edessa, furono facilmente conquistate, ad eccezione di Hatra che costrinse Traiano ad un infruttuoso assedio che causò la morte di molti legionari. Si racconta che al termine di quell’anno, quando la campagna militare giunse alla sua pausa dovuta all’incombenza della stagione fredda, mentre Traiano si trovava ad Antiochia, la città stessa fu teatro di un impressionante terremoto, tant’è che lo stesso Imperatore fu costretto a ripararsi nell’Ippodromo per alcuni giorni. Lo storico Dione Cassio ci racconta che:

“Tutta la terra si alzava, molti edifici crollarono, altri si alzavano da terra per poi crollare e rompersi in pezzi al suolo, mentre altri erano sballottati qua e là, come se si trattasse di un’onda del mare, e poi rovesciati, e la distruzione colpì fino all’aperta campagna. Il crollo dei palazzi e la rottura di travi di legno insieme con piastrelle e pietre fu terribile, e una quantità inimmaginabile di polvere si levò, tanto che era impossibile per uno vedere qualcosa o parlare o sentire una parola. Per quanto riguarda le persone, molte che erano fuori casa, furono gettate violentemente verso l’alto e poi a terra, come se fossero caduti da un’alta rupe; altri furono uccisi e mutilati”.

campagne partiche di Traiano
campagne partiche di Traiano

116 d.C., Ad inizio della primavera di quell’anno, Traiano alla guida del proprio esercito si addentrò nel cuore del territorio nemico, e vista la carenza di legname per poter costruire navi che potessero navigare lungo il fiume,  di quella particolare zona, l’imperatore fece trasportare alcune imbarcazioni dai propri soldati una volta che queste ultime fossero state ultimate nella zona di Nisibis.  Si trattava di imbarcazioni costruite in modo tale da poter essere smontate facilmente e poi rimontate nuovamente.  Incontrò, tuttavia, enormi difficoltà nell’attraversare il fiume Tigri, nel punto dove si trovano i monti Gordiani. Qui i nemici disposero le proprie truppe schierate lungo la riva opposta e provarono ad ostacolargli in ogni modo il passaggio. Il comandante romano tuttavia, avendo a disposizione una grande quantità di navi e soldati, riuscì comunque nell’intento. I romani continuarono la loro avanzata impadronendosi di Babilonia, luogo nel quale Traiano ebbe modo di visitare il palazzo dove morì Alessandro Magno. La tutto sommato facile avanzata dei romani in quell’anno, fu in parte agevolata dalle aspre lotte civili che si susseguivano tra i Parti. Quando Traiano prese possesso della capitale del regno dei Parti fu salutato “Imperator” ed ottenne il titolo di “Parthicus”. Oltre agli altri titoli conferitogli dal senato, gli fu garantito il privilegio di celebrare quanti trionfi egli desiderasse.  Dopo aver espugnato anche Ctesifonte, l’Imperatore concepì il desiderio di navigare lungo il mar Eritreo. Conquistò agevolmente Mesene, un’isola sul Tigri della quale era re un certo Atambelo, ma a causa di una tempesta, in combinazione con la forte corrente del Tigri e dalle ondate provenienti dall’oceano, si trovò in serio pericolo. Re Atambelo, che governava l’isola sul Tigri, rimase fedele a Traiano, persino quando quest’ultimo gli ordinò di pagargli un tributo. In seguito a questa campagna militare, Traiano decise di annettere i nuovi territori creando le due nuove province di Assiria e Mesopotamia. Giungendo sempre più a Sud, Traiano giunse fin sulle sponde del Golfo Persico, e proprio in questo frangente, lamentandosi della sua non più giovane età,  pare che abbia pronunciato la seguente frase: ” Sarei certamente arrivato fino in India, se fossi ancora giovane”.

Tuttavia Traiano apprese in quel periodo di quanto fragili fossero state le sue conquiste, nuovi disordini e rivolte divamparono in Mesopotamia, Giudea e Cirenaica. La reazione fu immediata, Traiano da Babilonia spedì il fido generale Lusio Quieto, che riconquistò in breve tempo sia la città di Nisibis che la città di Edessa. Anche Seleucia venne ripresa e data alle fiamme. Sempre più consapevole delle crescenti difficoltà di mantenere la Mesopotamia meridionale, Traiano decise di lasciare quei territori in mano ad un regno cliente creato appositamente, a capo del quale incoronò a Ctesifonte il giovane Partamaspate, nominato dallo stesso imperatore come “Re dei Parti”. Traiano si diresse poi in Arabia per reprimere la rivolta scoppiata nella città di Hatra, ma nonostante gli sforzi dei legionari e dopo che l’imperatore stesso rischiò la sua stessa incolumità nell’assedio, i romani scelsero di desistere, poco tempo dopo la salute di Traiano iniziò a peggiorare.

117 d.C., In quell’anno Traiano si stava preparando per una nuova spedizione in Mesopotamia, ma la salute precaria lo convinse a tornare sui suoi passi per far ritorno a Roma. Traiano fece appena in tempo a lasciare le sue truppe sotto la guida del futuro Imperatore Publio Elio Adriano in Siria, che, colto da un improvviso malore, morì. Adriano riportò immediatamente i confini imperiali al fiume Eufrate dato che i territori conquistati da Traiano erano funestati da violentissime rivolte e il regno cliente creato l’anno precedente con a capo Partamaspate fu rovesciato dai Parti che tornarono ad essere del tutto indipendenti da Roma.

Con la morte di Traiano tutti i territori conquistati da quest’ultimo dall’Eufrate al Golfo Persico, furono abbandonati dal successore Adriano, che seguì una politica di rafforzamento dei vecchi confini imperiali, mantenendo comunque una parte dell’Arabia e la Dacia conquistate in precedenza da Traiano.

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