Campagne Daciche di Domiziano

Le campagne Daciche di Domiziano si svolsero fra gli anni 85 e 89 d.C., e videro impegnate le armate di Roma guidate dai generali dell’Imperatore Domiziano e quelle dei Daci del Re Decebalo. La pace raggiunta nell’89 d.C., fu solo in apparenza favorevole a Roma, a Decebalo infatti venne liberamente concesso di arricchirsi e riarmarsi, tuttavia l’interesse di Roma verso questi territori si faceva sempre più pressante vista la grande ricchezza della regione, e le esangui casse dello stato romano, e le campagne daciche di Domiziano rappresentarono il preludio alla conquista romana della Dacia avvenuta poco più di dieci anni dopo ad opera dell’Imperatore Traiano.

Campagne Daciche di Domiziano, busto dell'Imperatore Domiziano
Campagne Daciche di Domiziano, busto dell’Imperatore Domiziano

Campagne Daciche di Domiziano, contesto storico:

La dinastia Flavia era cominciata anni prima con l’ascesa al trono di Vespasiano al termine di un lungo anno di sanguinose battaglie (il 69 d.C.) dove ben 4 Imperatori si alternarono alla guida dell’Impero, proseguì con la successione del figlio Tito, fino ad arrivare all’ascesa del secondo figlio di Vespasiano, Domiziano nell’81 d.C., il quale a differenza dei suoi predecessori attuò una politica estera molto più aggressiva, soprattutto in occidente, con l’obiettivo di ottenere glorie militari, rafforzando allo stesso tempo le già irrequiete frontiere. Già nell’83 d.C., infatti, venne condotta una spedizione contro la tribù germanica dei Catti, allo scopo di occupare i monti Taunus e i cosiddetti “Agri Decumati”. Sempre nello stesso anno venne lanciata un’offensiva anche a nord della Britannia, contro la tribù dei Caledoni, e sempre in quel periodo lungo la frontiera dell’Africa Proconsolare, venne sterminato il popolo dei Nasamoni affinchè non costituissero un problema sui confini più meridionali.

Il preludio alla guerra si ebbe nell’85 d.C., quando gli eserciti dei Carpazi, guidati dal Re  Duras, predecessore e probabilmente istigato dallo stesso Decebalo,  sconfinarono nella provincia romana della Mesia, stanchi forse delle continue interferenze e pressioni sui popoli vicini dei romani, uccidendone il governatore. Domiziano già ben disposto alla guerra, colse subito l’occasione e la sua risposta non tardò ad arrivare. L’Imperatore romano fu in poco tempo in grado di schierare numerose legioni stanziate lungo la frontiera danubiana e svariate unità di ausiliari per un totale di circa 100.000 uomini, mentre Decebalo si stima che potesse contare su circa il doppio delle unità a disposizione.

Campagne Daciche di Domiziano, il conflitto:

Anno 85 d.C.:

Dopo anni di transizione nei quali il regno dei Daci era stato suddiviso in 4 o 5 stati, era tornato temibile e riunito sotto una unica bandiera, con la guida del Re Duras prima e di Decebalo poi, costituendo i propri capisaldi nella culla naturale dei monti Carpazi e fortificando le sue cittadelle nel cuore delle montagne della Transilvania. Stanchi delle intromissioni romane, i Daci decisero di varcare i confini della provincia romana della Mesia, uccidendo il governatore Gaio Oppio Sabino, dopo averlo annientato in una battaglia campale presso Adamclisi. Come detto in precedenza la risposta romana non si fece attendere, l’Imperatore Domiziano, radunato un grosso esercito dalle province limitrofe, si diresse in compagnia del Prefetto del Pretorio, Cornelio Fusco sul luogo delle operazioni.

Anno 86 d.C.:

Pur avendo ristabilito l’ordine nella provincia di Mesia, con il solo arrivo dell’esercito, Domiziano non si accontentò, ma volle vendicare l’onta subita, organizzando per l’estate una spedizione punitiva oltre il Danubio, promuovendo capo di quella missione il prefetto Cornelio Fusco. Il percorso seguito dagli uomini di Cornelio Fusco non è chiarissimo, ma è lecito supporre che una quindicina di anni più tardi Traiano abbia usato per la sua invasione le stesse vie. L’avanzata romana venne interrotta nel cuore del regno di Decebalo, quando quest’ultimo annientò senza pietà le armate di Roma infliggendo una disfatta che in molti all’epoca paragonarono all’ecatombe di Teutoburgo subita da Publio Quintilio Varo, lo stesso prefetto Cornelio Fusco vi trovò la morte, non solo, anche i legionari in ritirata vennero inseguiti e decimati, lasciando in mano barbara, forse un aquila legionaria o un vessillo dei pretoriani. I Daci non contiunarono l’opera ma si accontentarono di questa vittoria parziale che purtroppo per loro si rivelò di breve durata. Dopo questa inaspettata sconfitta, Domiziano sapeva di non poter fallire nuovamente, e i nuovi preparativi previsti dall’Imperatore non si fermavano solo all’addestramento o ad un miglior armamento dei soldati, ma prevedevano anche un uso mirato della diplomazia che tendeva all’isolamento di Decebalo, che nel frattempo era succeduto al precedente sovrano Duras, è plausibile infatti pensare che in quel periodo i diplomatici romani abbiano corrotto diversi sovrani di popolazioni confinanti, comprando la loro neutralità o la loro collaborazione.

Anno 87 d.C.:

L’anno dell’87 d.C., fu un anno di tregua dove i preparativi romani proseguirono senza sosta, in quest’anno la provincia di Mesia venne separata in due parti: la Mesia superiore a cui fu unità la zona ex pannonica di Sirmio con l’intenzione di potenziare quelle armate che Domiziano intendeva utilizzare l’anno successivo, e la Mesia inferiore a cui venne aggiunto il tratto del Danubio che conduceva all’antico centro di Treballia.

Campagne Daciche di Domiziano, Re Decebalo
Campagne Daciche di Domiziano, Re Decebalo

Anno 88 d.C., la battaglia di Tapae:

La guerra riprese cruenta dopo un anno di febbrili preparativi, Domiziano promosse come generale delle sue truppe Tettio Giuliano il quale varcò il Danubio nei pressi dell’insediamento di Viminacium (odierna Kostolac, in Serbia), e riuscendo, dopo aver probabilmente diviso l’esercito in più colonne, con una manovra avvolgente, a raggiungere in autunno le cosiddette Porte di Ferro, l’attuale passo collinare di Otelu Rost, in Romania, non senza grosse difficoltà per i continui attacchi daci. All’altezza della località di Tapae, dove anche Traiano pochi anni più tardi raccolse un modesto successo, si accese la battaglia che vide cadere i Daci in gran numero, anche il braccio destro del Re Decebalo, un certo Vezina, cadde in combattimento. Tuttavia Tettio Giuliano evitò di marciare sulla capitale Sarmizegetusa Regia, a causa di un diversivo organizzato dallo stesso Decebalo, il quale, si dice,  abbia fatto tagliare un gran numero di tronchi d’albero della grandezza di un uomo, e che poi li abbia vestiti e armati di tutto punto e posizionati nei dintorni della capitale. Alla vista di quel gran numero, che da lontano sembravano soldati veri e propri, i romani desistettero dall’idea di attaccare Sarmizegetusa Regia. Comunque è lecito pensare che anche l’approssimarsi della stagione invernale abbia contribuito alla decisione romana di non affondare il colpo in quel frangente.

Anno 89 d.C.:

La schiacciante vittoria romana a Tapae aveva chiaramente limitato e messo sulla difensiva Decebalo che però venne salvato da fattori a lui estranei che portarono al ritiro romano da quelle zone. In quell’anno infatti il generale Lucio Antonio Saturnino, governatore della Germania Superiore, si era autoproclamato Imperatore, organizzando una vera e propria sollevazione nel tentativo di usurpare il trono di Roma, approfittando del malcontento che serpeggiava nella nobiltà romana nei confronti di Domiziano, non solo, si doveva anche fronteggiare la rivolta di Quadi e Marcomanni, tribù che avevano fino a quel momento garantito la sicurezza della frontiera con la Pannonia.

Questi eventi improvvisi portarono naturalmente ad uno spostamento delle forze romane, con il relativo ritiro dalla Dacia. Roma e Decebalo furono quindi in qualche modo costretti a scendere a patti, stipulando un trattato di pace dove a prevalere furono gli atteggiamenti concilianti e diplomatici. Decebalo divenne “Re cliente”, anche se solo formalmente, guadagnandosi negli anni successivi la stima romana, tant’è che dall’Italia partirono alla volta della Dacia, ingegneri, carpentieri, e un sussudio annuale che avrebbero aiutato non solo la ricostruzione post bellica, ma anche un rilancio economico. Il fratello di Decebalo, Degis, venne inviato a Roma dove venne ricevuto dallo stesso Domiziano in persona, il quale gli donò una corona da consegnare al Re dei Daci in segno di alleanza e sottomissione. Una volta tornato  a Roma, l’Imperatore Domiziano organizzò per lui un doppio trionfo sui Catti e sui Daci, un trionfo del tutto inopportuno, dal momento che la Dacia rimaneva ancora uno stato libero e indipendente, e dal momento che Decebalo poteva continuare ad arricchirsi e a rinforzarsi, e per giunta con gli aiuti mandati proprio da Roma. Se da una parte,  in quelle regioni, il processo di romanizzazzione era iniziato, fu necessaria una nuova guerra quindici anni più tardi per completare la totale sottomissione della Dacia.

credits to:

https://it.wikipedia.org/wiki/Conquista_della_Dacia

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