Giochi nella Roma antica

Specialmente dalla cultura greca, i romani presero l’esercizio di quelle attività con le quali da soli, o in gruppo, bambini e adulti, per svagarsi dalle attività quotidiane, giocavano. I giochi nell’antica Roma venivano considerati come un’attività educativa vera e propria, infatti, come insegnavano Aristotele e Platone, i bambini, giocando prendevano contatto con la società che li circondava, imparando con lealtà il rispetto delle regole.

Giochi nella Roma antica, giocatori di dadi su di una tabula lusoria
Giochi nella Roma antica, giocatori di dadi su di una tabula lusoria

Giochi nella Roma antica, giochi e giocattoli:

I bambini nella Roma antica giocavano preferibilmente con i loro coetanei, con cose di poco conto,  o anche senza niente come ad esempio quando giocavano a nascondino, che all’epoca veniva chiamato “Latibulo” (nascondersi), un’attività rimasta pressoche inalterata nei secoli con la sua semplicità. Molto diffuso era anche il gioco delle noci, talmente diffuso che l’età infantile era conosciuta anche come “il tempo delle noci”. Di questo gioco esistono diverse varianti, per esempio nel “ludus castellorum” ciascun giocatore doveva lanciare la propria noce in modo che rimanesse in equilibrio su altre tre noci, precedentemente accostate, formando un triangolo, in un’altra versione chiamata “orca” la noce veniva lanciata tentando di centrare il collo di un’anfora. In alternativa alle noci potevano anche essere utilizzate delle biglie nel tradizionale “gioco delle fossette”. Di questo gioco sono state rinvenute diverse tavole in marmo chiamate “tabulae lusoriae” (tavoli da gioco), ma in molti casi questo campo di gioco veniva scolpito direttamente sul terreno ed era formato da diverse fossette nelle quali i giocatori, lanciandole, dovevano mettere in fila un certo numero di biglie. Nel gioco delle fossette si dilettavano spesso anche i più adulti.

Altro gioco molto diffuso era quello degli Aliossi, che non erano altro che piccoli ossicini del tarso delle zampe di piccoli animaletti che venivano usati come dadi, ma più che un divertimento era un vero e proprio gioco d’azzardo. Il gioco, chiamato “Pleistobolinda”, consisteva nell’attribuire a ciascun lato del piccolo osso un punteggio, cosi che il lancio vincente risultava essere quello nel quale fosse uscito un punteggio diverso su ciascun osso. Con questi piccoli ossicini i più piccoli ci giocavano, ma a volte venivano usati anche dagli adulti come piccoli amuleti o per formulare divinazioni.

I giochi nella Roma antica venivano regalati per il giorno della nascita, ma anche per la ricorrenza del compleanno o ancora per i Saturnalia che cadevano il 17 di dicembre per tre giorni di feste durante i quali per tradizione si regalavano immagini votive, vari generi alimentari o bambole. Per i neonati era in uso regalare i cosiddetti “crepitacula” dei piccoli sonagli che servivano a distrarli e divertirli, mentre per quanto riguardava le ragazzine, il giocattolo più comune erano le bambole (pupae), fatte prevalentemente di stoffa o anche di materiali più pregiati. Un altro gioco-divertimento che allietava sia piccoli che adulti era il gioco della palla, al quale erano collegate non solo le attività ludiche ma anche quelle mediche, a proposito di ciò il medico Galeno in un suo scritto rileva di come il gioco della palla sia un ottimo modo per mantenersi in buona salute. Anche giocolieri e saltinbanco erano soliti esibirsi con alcune sfere di vetro.

Giochi nella Roma antica, bambola di avorio del II secolo a. C.
Giochi nella Roma antica, bambola di avorio del II secolo a. C.

Giochi nella Roma antica, le “tabulae lusoriae”:

Un’altra categoria di giochi nella Roma antica, erano quelli delle “tabulae lusoriae”, ovvero i giochi da tavola, quelli che necessitavano di una base d’appoggio per praticarli. Più lo schema inciso su queste tavole era complesso, più complesso era il gioco. Questi tipi di giochi erano praticati più in pubblico che in privato e si servivano di tutto ciò che poteva servire allo scopo, sono infatti state rinvenute incisioni sui gradini della Basilica Iulia nel Foro Romano, ma anche all’interno degli anfiteatri, oppure ancora, queste tavole potevano  essere dei tavolini di marmo o dei semplici vassoi di legno.  Questi giochi erano preferiti dagli adulti, anche perchè nella maggioranza dei casi, si trattava di giochi d’azzardo dai quali la legge escludeva i minori ancora sotto la tutela del pater familias. Fin dai tempi della repubblica, la “Lex Alearia” tentava, con scarso successo, di limitare la diffusione dei giochi d’azzardo, che quasi sempre si svolgevano durante i vari banchetti, specialmente durante i Saturnalia, quando era consentito il gioco dei dadi.  La legge stabiliva anche che i debiti di gioco non erano esigibili e che anzi chi aveva perduto ai dadi poteva esigere legalmente l’intera somma persa. L’uso delle tabulae lusoriae era poi esteso anche ai giochi che richiedevano riflessione e calcolo come nel gioco del “Ludus duodecim scriptorum” cioè “gioco delle dodici linee”, molto simile al moderno backgammon, dove spesso al posto delle linee incise c’erano delle lettere che formavano frasi di ogni genere, ad esempio: «LEVATE DA LOCV/LVDERE NESCIS/IDIOTA RECEDE» («Togliti, fai posto/non sai giocare/ignorante, ritirati» o la frase di un taverniere che offriva la tabula lusoria e insieme il menù del giorno: «ABEMUS INCENA/PVLLVM PISCEM/PERNAM PAONEM» («Abbiamo per pranzo/pollo, pesce/pernice pavone»). Altro gioco molto in voga nella Roma antica era quello del “Ludus Latrunculorum”, in qualche modo simile ai moderni scacchi. Di questo gioco ci sono pervenute notizie vaghe, quindi le dinamiche del gioco sono solo ipotizzate, delle pedine è noto che avevano diversi compiti: c’erano le mandrae, i milites e i bellatores, e alcune di queste potevano muoversi in diagonale, mentre altre venivano eliminate qual’ora si fossero ritrovate circondate sui due lati da pedine avversarie. 

Giochi nella Roma antica, tabula lusoria dal museo di Efeso
Giochi nella Roma antica, tabula lusoria dal museo di Efeso

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