La Mole Adriana


Il Mausoleo di Adriano
Il Mausoleo di Adriano

Più propriamente detta Mole Adrianea o anche Mausoleo di Adriano, Castel S.Angelo è situato sulla sponda destra del Tevere di fronte al pons Aelius (attuale ponte Sant’Angelo), a poca distanza dal Vaticano, nel rione di Borgo.
La sua costruzione si deve all’Imperatore Adriano, che ne fece iniziare le opere nel 125 d.C., l’Imperatore, ispirandosi al mausoleo di Augusto, decise di costruirne uno simile assicurandosi un monumento funebre unico e maestoso. I lavori vennero ufficialmente completati nel 139 d.C., sotto il regno di Antonino Pio, un anno dopo la morte di Adriano. Il monumento venne innalzato di fronte al Campo Marzio, al quale venne unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo, composto da una base cubica rivestita interamente in marmo , aveva un fregio decorativo a teste di buoi e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si potevano leggere i nomi degli imperatori che erano sepolti all’interno. Sempre sullo stesso lato si presentava l’arco d’ingresso intitolato ad Adriano; il passaggio d’accesso al mausoleo era interamente rivestito di marmo giallo antico.

Sopra alla base cubica del monumento era posato un tamburo realizzato in opera cementizia (opus caementicium), il tutto era poi rivestito di travertino e lesene scanalate. Al di sopra di esso sorgeva un tumulo di terra alberato circondato da statue marmoree, di cui oggi ne restano pochi frammenti. Il tumulo era in ultimo sormontato da una quadriga in bronzo guidata dall’imperatore Adriano, raffigurato come il dio sole posto su un alto basamento o, su una tholos circolare. Attorno al mausoleo correva un muro di cinta con cancellata in bronzo decorata da pavoni, due dei quali sono oggi conservati in Vaticano.
All’interno del mausoleo, pozzi di luce illuminavano la rampa di scale elicoidale in laterizio rivestita in marmo che collegava l’accesso alla cella posta al centro del tumulo. Quest’ultima, quadrata e interamente rivestita di marmi colorati, era sormontata da altre due sale, probabilmente anche esse utilizzate come celle sepolcrali.

Il Mausoleo di Adriano
Il Mausoleo di Adriano

Ma oltre alle spoglie dell’Imperatore Adriano che ne commissionò la costruzione, chi altri, nel corso degli anni, vennero tumulati a Castel S.Angelo? Oltre naturalmente ad Adriano e a sua moglie Vibia Sabina, il mausoleo ospitò le ceneri dell’imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell’imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell’imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.
Il mausoleo prese il suo nome attuale nel 590 d.C.. In quel periodo Roma era afflitta da una grave pestilenza, e per allontanarla venne organizzata una solenne processione penitenziale a cui partecipò lo stesso Papa Gregorio I. Quando la processione giunse in prossimità della Mole Adriana, il Papa ebbe la visione dell’arcangelo Michele che rinfoderava la sua spada. Questa visione venne interpretata come un segno divino che preannunciava l’imminente fine dell’epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romani cominciarono a chiamare Castel S. Angelo la Mole Adriana e, a ricordo del prodigio avvenuto secoli prima, nel XIII secolo, posero su uno dei punti più alti del Castello un angelo nell’ atto di rinfoderare la spada. Ancora oggi nei Musei Capitolini è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che secondo la tradizione sarebbero quelle lasciate dall’Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della pestilenza.
Nel 403 d.C., l’imperatore d’Occidente Onorio incluse il mausoleo nelle Mura aureliane: da quel momento l’edificio perse la sua funzione originaria di sepolcro, diventando un baluardo avanzato oltre il Tevere a difesa di Roma. Fu allora che il mausoleo venne indicato per la prima volta con l’appellativo di castellum. Salvò la zona del Vaticano dal sacco dei Visigoti di Alarico del 410 e dei Vandali di Genserico del 455. In quelle occasioni, per difendersi, i romani scagliarono sugli assalitori tutto ciò che avevano a portata di mano, persino le statue: una di queste, il cosiddetto Fauno Barberini, venne ritrovata tempo dopo nei fossati dell’edificio.
Agli inizi del VI secolo venne adibito a prigione di Stato da parte di Teodorico.

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