L’Acqua Marcia

Terzo acquedotto di Roma antica, costruito nel 144 a.C. e lungo circa 90 km, l’acqua Marcia, fu costruita per volere dell’allora pretore Quinto Marcio Re al quale, per la realizzazione dell’opera, fu anche prorogata la naturale scadenza della magistratura. Deliberata come opera già nel 179 a.C., subì il lungo rinvio a causa del veto di Marco Licinio, che si opponeva al passaggio delle condutture su terreni di sua proprietà.

Nel corso degli anni questo acquedotto subì numerosi restauri, in particolare tra l’11 e il 4 a.C., durante il principato di Augusto, fu in gran parte ricostruito in seguito ad un incremento di portata, pressoché raddoppiata dopo l’aggiunta di una nuova sorgente detta “Aqua Augusta”, nei pressi dell’attuale comune di Agosta.
Un primo restauro si ebbe già nella prima metà di quello stesso secolo e poi un altro nel 33 a.C., ad opera di Marco Vipsanio Agrippa, braccio destro di Augusto e responsabile di tutto l’apparato idrico della città. Un altro restauro si ebbe ad opera di Tito nel 79 d.C. e poi ancora nel 213 d.C. per opera di Caracalla che ne potenziò la portata con la captazione di una nuova sorgente nei pressi di Arsoli realizzando anche la diramazione dell’aqua Antoniniana, con origine nei pressi dell’odierna Porta Furba, che attraversava la via Appia su un arco (quello di Druso) che era destinata ad alimentare le sue nuove e sontuose terme. Tutti e tre gli Imperatori sopra citati, a testimonianza delle loro opere di restauro, lasciarono alcune iscrizioni, visibili ancora oggi, sulla porta Tiburtina. Altri interventi di modifica si ebbero ad opera di Adriano, di Settimio Severo e di Diocleziano, quest’ultimo in particolare utilizzò un ramo secondario dell’acqedotto per l’alimentazione delle sue terme.

Resti dell'Acqua Marcia nei pressi di Tivoli.
Resti dell’Acqua Marcia nei pressi di Tivoli.

L’acqua Marcia raccoglieva l’acqua dell’alto bacino del fiume Aniene, e contrariamente all’altro acquedotto, l’Anio vetus, che prendeva acqua dal corso del fiume, attingeva direttamente da una delle sue sorgenti, abbondante e con acqua di ottima qualità e purezza, tanto da essere considerata la migliore tra quelle che arrivavano a Roma. Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium” e anche “un dono fatto all’Urbe dagli dei”. La sorgente, tuttora esistente, si trova nei pressi del comune di Marano Equo, tra i comuni di Arsoli ed Agosta.
Lungo poco più di 61 miglia romane, pari a circa 91 chilometri, l’acqua Marcia si caratterizzava per avere in larga misura (circa 80 chilometri) un percorso sotterraneo, e solo l’ultima parte (gli 11 chilometri circa che restavano), viaggiava sulle imponenti arcate che in seguito vennero riutilizzate anche per i condotti dell’Aqua Tepula e dell’Aqua Iulia.
Dopo un lungo tratto che aggirava i monti Tiburtini dirigendosi verso Tivoli, l’acqua Marcia giungeva nei pressi della via Prenestina, arrivando poi a Roma con una continua alternanza di tratti sospesi su ponti e arcate, molti dei quali sono visibili ancora oggi, e tratti sotterranei.
Dopo l’attuale zona delle Capannelle l’acquedotto si dirigeva direttamente in città, tornando in superficie al settimo miglio della via Latina, dove si trovava un bacino di decantazione, chiamato dai latini “piscina limaria”. Da qui in poi un tratto di circa 9 km di arcate fiancheggiava la via Latina e arrivava a Roma nella località detta:”ad spem veterem”, nei pressi di Porta Maggiore. Da qui in avanti il condotto seguiva il percorso delle future mura aureliane fino a scavalcare la via Tiburtina su un arco che fu poi trasformato nella Porta omonima. Il percorso superava poi la porta Viminale, dove oggi sorge la Stazione Termini, e terminava nei pressi della porta Collina, dove sorgeva il “castello” principale di distribuzione dell’acqua, nelle vicinanze dell’attuale via XX Settembre. Il ramo principale della successiva distribuzione raggiungeva prima il Quirinale e poi il Campidoglio, mentre un ramo secondario, chiamato, “rivus Herculaneus” partiva dalla porta Tiburtina, e serviva il colle Celio e l’Aventino.

il percorso dell'Acqua Marcia.
il percorso dell’Acqua Marcia.

La portata dell’acquedotto era pari a circa 194.000 metri cubi, e una così gran quantità di acqua venne poi utilizzata per rinforzare la portata di altri acquedotti di capacità più modesta, così mentre una certa quantità veniva utilizzata per diramazioni secondarie, altra acqua andava ad arricchire il successivo acquedotto dell’Aqua Tepula e ad accrescere la portata dell’Anio vetus.
In tempi più attuali l’ottima qualità di queste acque spinsero papa Pio IX a ripristinare l’acquedotto, che venne nuovamente inaugurato l’11 settembre del 1870.

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