Corbulone un generale di ferro

A buona ragione si può dire che fu, Gneo Domizio Corbulone un generale di ferro. In servizio durante i primi decenni dell’impero, fu un personaggio dal carattere duro e spietato come pochi, il che gli fruttò diversi importanti risultati sul campo di battaglia, come ad esempio le esaltanti vittorie contro le tribù germaniche dei Frisi, ma fu anche in grado di sconfiggere i Parti in Oriente e riconquistare l’Armenia. Sospettato da Nerone di  far parte di un complotto teso ad eliminarlo, fu costretto a suicidarsi.

Gneo Domizio Corbulone un generale di ferro
Gneo Domizio Corbulone un generale di ferro

 corbulone un generale di ferro, e la manutenzione delle strade:

Corbulone era il fratellastro di Cesonia, ultima moglie dell’imperatore Caligola, e fin dalla giovane età mostrò eccellenti doti militari, tanto da iniziare ad essere notato dalle più alte gerarchie dell’esercito, ma anche apprezzato dai comuni soldati al suo fianco. L’ambizione di Corbulone era però quella di elevarsi al di sopra della truppa, cercando di ottenere un ruolo di prestigio, e la prima occasione che si presentò per lui, fu la necessità di eseguire la manutenzione delle strade. I vari privati che avevano vinto gli appalti per eseguire i lavori, non si dimostrarono particolarmente zelanti nell’eseguirli, e i magistrati incaricati di verificarne l’avanzamento, venivano sistematicamente corrotti, il che fece nascere l’esigenza di nominare un commissario super partes, che potesse garantire una adeguata sistemazione del manto stradale, per assicurare un efficiente passaggio di uomini e merci, per tutto il continente europeo. Corbulone, che aveva fiutato la sua opportunità, si fece avanti senza indugi, e in Senato si accese subito una diatriba sulla sua eventuale nomina. Vi erano molti punti a favore di Corbulone, la parentela con la famiglia imperiale, la sua giovane età, e in più, il che non guastava, era appoggiato da molti anziani senatori. Di contro però era osteggiato da due personalità molto importanti dell’epoca, come Lucio Arrunzio, e Mamerio Scauro, in particolare quest’ultimo era certamente il più grande relatore del momento, e quella che si consumò in Senato fu un’aspra battaglia verbale senza esclusione di colpi. La situazione si sbloccò solo dopo che Scauro ammorbidì la sua posizione, lasciando così via libera alla nomina di Corbulone. Una volta ottenuto l’incarico, Gneo Domizio Corbulone, agì con estrema rapidità e durezza, eseguì confische, spesso immotivate, punizioni, e multe di ogni tipo, e per questo motivo finì sotto processo, durante il regno di Claudio, per le numerose lamentele degli abitanti, per i suoi modi violenti. Riconosciuto colpevole, venne condannato a compiere numerosi risarcimenti nei confronti di diversi proprietari terrieri.

 corbulone un generale di ferro, la campagna contro i frisi:

Nonostante questo intoppo, la carriera di Corbulone proseguì, anche perchè sul fronte settentrionale, i Germani si stavano muovendo, in particolare la tribù dei Cauci, guidata dal generale Ganasco, disertore dell’esercito romano, aveva iniziato a razziare i terreni della Germania inferiore, e con l’aiuto di imbarcazioni leggere, vessava anche le coste della Gallia settentrionale. Ottenuto l’incarico di seguire la questione, Corbulone giunse sui confini imperiali, dove trovò una situazione disastrosa. I legionari stanziati in quella regione, si presentavano del tutto impreparati a fronteggiare un eventuale conflitto, essi infatti già da molto tempo non si esercitavano più, vivevano nell’ozio, e avevano persino dimenticato come scavare un fossato. Naturalmente Corbulone intervenne con estrema durezza, aumentò i turni di guardia, e distribuì numerose e pesanti punizioni ai più indolenti, esigente poi di una disciplina ferrea, sostituì una parte dei legionari presenti, con nuove leve, più preparate e obbedienti. Per dare un’idea della violenza e della crudeltà di Corbulone, basti pensare che mise a morte due soldati per la sola colpa di portare un pugnale e non il gladio. Anche se tanta durezza poteva far storcere il naso a molti, i suoi effetti si fecero presto sentire, e i legionari tornarono rapidamente nei ranghi. Quando Corbulone ritenne pronti i suoi uomini, marciò attraverso la Gallia fino ad arrivare al fiume Reno, dove con l’ausilio di alcune triremi, penetrò rapidamente in territorio nemico per scontrarsi con gli uomini di Ganasco. La vittoria romana fu immediata e schiacciante, Ganasco fu costretto alla fuga e ucciso poco dopo da alcuni mercenari, anche i Frisi però non erano distanti,e di li a poco inziarono alcuni piccoli scontri con le avanguardie di Corbulone. Bastò poco per far capire ai germani di quanto fosse pericoloso per loro, mettersi contro un generale tanto spietato, e subito scesero a patti, consegnando ostaggi al generale romano. La campagna di Corbulone stava ottenendo più successo del previsto, ma la sua posizione, rispetto all’imperatore Claudio, stava diventando insidiosa, l’imperatore infatti guardava a Corbulone con sospetto, soprattutto per il fatto che godesse di profonda stima da parte di una grossa fetta dell’esercito, il che faceva di lui un possibile pretendente al trono. Per questo Claudio ordinò l’immediato ritiro delle truppe, e il messaggio raggiunse Corbulone praticamente sul campo di battaglia. Infastidito da tutto ciò il generale romano pensò effettivamente ad eventuali azioni di forza, ma scelse di rimanere fedele all’imperatore, e seppure a malincuore, rispettò gli ordini impartiti. Tornato a Roma ottenne il meritato trionfo, ma cosa più importante, il suo nome era sulla bocca di tutti, e iniziava ad essere considerato uno dei generali più promettenti dell’impero.

Gneo Domizio Corbulone un generale di ferro
Gneo Domizio Corbulone un generale di ferro

corbulone un generale di ferro, la guerra contro i parti:

Una nuova fase della carriera di Gneo Domizio Corbulone si stava per aprire, in oriente infatti, l’Armenia, tradizionalmente stato cuscinetto fra le due potenze, era insidiato dalle politiche aggressive dei Parti del Re, Vologese IV. Inizialmente per dirimere la questione, si tentò con la diplomazia, tuttavia per intimorire l’avversario, Corbulone si portò nella zona con due legioni, affiancato dal generale Ummidio con altrettante legioni al seguito. Subito venne chiesto la consegna di alcuni ostaggi al Re dei Parti, come dimostrazione di non voler combattere, Vologese accettò e i suoi ostaggi si diressero al campo di Ummidio. Corbulone che però si riteneva il capo della spedizione, si aspettava che gli ostaggi fossero inviati al suo accampamento, e mandò alcuni emissari per intercettarli, ne nacque una polemica incosueta, e per non litigare di fronte agli ostaggi, venne deciso di lasciare proprio a loro la scelta a quale accampamento dirigersi. Questi ultimi scelsero il campo di Corbulone, personaggio ben più famoso di Ummidio. Dopo questo episodio Corbulone dovette nuovamente prendere con forza le redini del suo esercito, che ancora una volta si presentava privo di quella disciplina per lui imprescindibile, e per indurire i suoi soldati, inziò a farli accampare in luoghi sperduti e dal clima rigido, gli fece realizzare delle costruzioni a tempo di record, addirittura si narra che ad un soldato venne richiesto di piantare un palo in un terreno completamente ghiacciato, ma questi aveva le mani talmente congelate che gli si ruppero e si staccarono dalle braccia. Ancora una volta le maniere forti ottennero i risultati sperati e gli uomini erano nuovamente pronti a combattere contro i Parti, ora al comando di Tiridate. Tiridate diede inizio più ad una guerriglia piuttosto che ad una vera battaglia campale, così per ovviare a questa tattica, il generale romano divise il suo esercito in più parti, chiedendo aiuto a diversi alleati locali. A quel punto Tiridate tentò di tendere un tranello a Corbulone invitandolo ad un confronto diplomatico, naturalmente in un luogo a lui favorevole, per discutere della questione, ma il romano, convinto a ragione che si trattasse di una trappola, rifiutò e l’incontro non si tenne mai. Una volta smascherato il suo intrigo, Tiridate iniziò ad attaccare le complesse vie di rifornimento romane, ma Corbulone, che già aveva considerato una tale ipotesi aveva lasciato lungo il percorso una serie di forti a protezione, così gli attacchi dei Parti si rivelarono praticamente inefficaci, giungendo di conseguenza ad uno scontro aperto.

 corbulone un generale di ferro, la presa di artaxata e tigranocerta:

La battaglia fra i due schieramenti divampò con violenza, e Corbulone decise di marciare verso Artaxata, una delle più importanti piazzeforti armene, mentre Tiridate continuò lungo il percorso con le sue tattiche di guerriglia, nel tentativo di disunire le legioni. La ferrea disciplina imposta da Corbuolne ai suoi uomini, rese vano ogni tentativo dei Parti, il generale romano era fermamente intenzionato ad entrare in città quanto prima, e quando gli abitanti gli aprirono le porte senza fare resistenza, per questo gli vennero risparmiate le vite. Di li a poco l’obiettivo si spostò sulla capitale, Tigranocerta. Durante la marcia di avvicinamento, Corbulone sventò una congiura ordita nei suoi confronti, messa in atto da alcuni legionari, probabilmente corrotti dai Parti, individuò gli uomini coinvolti e li mise a morte, la testa di uno di questi venne lanciata come monito all’interno delle mura della città. Spaventati dalla fermezza romana, anche Tigranocerta aprì le porte ai romani senza porre resistenza, e i legionari la conquistarono senza difficoltà, tuttavia Tiridate non si dava ancora per vinto, e mise sotto assedio la capitale armena. Corbulone però, con una improvvisa sortita, mise in fuga il nemico e mantenne il controllo di Tigranocerta. La guerra volgeva al termine, ma i Parti ebbero un ultimo sussulto quando a dirigere le operazioni venne mandato dall’imperatore Claudio, il console Lucio Cesenio Peto. Il nuovo console, ansioso di coprirsi di gloria e di nuove vittorie, si avventò sui nemici, ignorando completamente la conformazione del territorio e l’abilità dei suoi uomini, il risultato fu che più volte finì accerchiato e sopraffatto da Tiridate. A Corbulone venne prontamente riaffidato il comando, e questa volta alla guida di un esercito vastissimo che contava circa 50.000 uomini, Tiridate capì subito che era il momento di deporre le armi e accettare un compromesso, i nuovi accordi prevedevano che Tiridate siedesse sul trono di Armenia come sovrano nominato da Nerone, che nel frattempo era succeduto al defunto Claudio, da quel momento l’Armenia diventava a tutti gli effetti un protettorato romano, Tiridate accettò di recarsi a Roma per accettare l’incoronazione e di conseguenza di sottomettersi al volere romano.

 corbulone un generale di ferro, i sospetti di nerone e la morte:

La fine per Gneo Domizio Corbulone giunse inaspettata e nel pieno della sua ascesa. L’imperatore Nerone, ormai sempre più nell’occhio del ciclone per le sue scelte dissennate, e per i suoi atti di violenza ingiustificata, era sempre più mal visto, e i numerosi malumori nei suoi confronti sfociarono in una congiura tesa ad eliminarlo. Nerone però, seppur tormentato dalle sue paranoie e dai suoi sospetti, riuscì ad intercettare in tempo l’attentato nei suoi confronti, dopo di che incominciò una lunga serie di condanne e di esecuzioni, verso tutte le persone che l’imperatore, a torto o a ragione, riteneva coinvolte. La posizione del generale Corbulone si fece subito delicata, in quanto Viniciano, il principale cospiratore, era suo genero, e naturalmente Nerone, riteneva il forte generale romano, complice della congiura. Poco tempo dopo Corbulone venne convocato dall’imperatore in persona, e subito dopo aver capito le intenzioni del sovrano, il generale scelse di togliersi la vita, evitando di essere anche solo preso in consegna dalle guardie, e senza esitazioni, estrasse la sua spada e se la piantò nel petto, pronunciando, secondo la tradizione, la parola greca “Axios!” , cioè “Sono degno!”, indicando che quella fosse l’unico tipo di morte che si addiceva ad un comandante del suo livello. La sua morte, a causa dei sospetti di Nerone, rappresentò una grave perdita per Roma, veniva a mancare così una personalità, senza dubbio dai modi cruenti, ma sicuramente efficaci.

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