Coriolano eroe o traditore?

Eroe della Roma pre-repubblicana, fu Gneo Marcio Coriolano eroe o traditore?  Oggi proveremo a dare una risposta a questo quesito. Gneo Marcio nato nel 527 a.C., fu un membro della celebre gens Marcia,  famoso politico e valoroso generale si guadagnò l’agnomen di Coriolano, dopo aver espugnato la città di Corioli, importante insediamento dei Volsci.

Coriolano eroe o traditore?
Coriolano eroe o traditore?

Coriolano eroe o traditore? biografia e presa di corioli:

Il giovane Gneo Marcio, ebbe modo di mettersi in mostra per il suo valore, durante la decisiva battaglia del Lago Regillo, come soldato semplice, tanto da guadagnarsi una corona civica per avere salvato la vita ad un proprio concittadino durante gli scontri. La sua notorietà però crebbe in modo esponenziale quando, secondo Tito Livio e Plutarco,  a Gneo Marcio venne attribuito il cognome di Coriolano, a seguito della presa della città Volsca di Corioli.

Nel 493 a.C., sotto il consolato di Postumio Aurunco e di Spurio Cassio, la plebe a Roma si ribellò, e unita, si ritirò sul Monte Sacro, per quella che venne riconosciuta come la prima secessione della storia romana. La situazione si era poi ancora più ingarbugliata dalla necessità di definire un nuovo trattato con i latini, compito che fu affidato al console Spurio Cassio, e dai preparativi bellici contro i Volsci, dei quali venne incaricato l’altro console, Postumio. Postumio iniziò subito la guerra con successo, espugnando l’antica città di Antium, marciando poi contro gli altri importanti insediamenti di Longula, Polusca e Corioli, in particolare proprio durante la conquista di quest’ultima città, si distinse per il suo grande valore, Gneo Marcio, a tal punto che lo stesso Tito Livio ci racconta che:

«….L’impresa di Marcio eclissò la gloria del console al punto che, se il trattato coi Latini, concluso dal solo Spurio Cassio in assenza del collega, non fosse rimasto inciso a perenne memoria su una colonna di bronzo, nessuno si ricorderebbe che Postumio Cominio combatté contro i Volsci».

Coriolano eroe o traditore? dai primi contrasti all’esilio:

Nel frattempo a Roma, la secessione della plebe continuava a produrre danni, la mancata cura dei campi, stava provocando forti rincari di alcuni prodotti, in particolare del grano, il che costringeva la città a spendere forti somme per poterlo importare dall’esterno. Nel 491 a.C., durante il consolato di Marco Minucio e Aulo Sempronio, Gneo Marcio Coriolano, entrò nell’ostilità della plebe, allorquando si oppose con decisione  ad una risoluzione che offriva una riduzione dei prezzi in loro favore. La contesa in effetti non verteva strettamente sul solo prezzo del grano, ma più in generale sull’atavico conflitto fra plebei e patrizi, con questi ultimi, ancora tutt’altro che  abituati all’istituzione dei tribuni della plebe. In questo contesto, Coriolano, rappresentava l’ala più oltranzista del patriziato,  e che sosteneva con decisione un ritorno ai tempi antecedenti, proponendo l’abolizione del tribunato a favore della fazione a lui contraria, entrando con loro in fortissimo conflitto. Il clima era talmente pesante che in una delle sedute più accese, Coriolano rischiò di essere messo a morte e gettato dalla Rupe Tarpea. Plutarco infatti racconta che;

“…A questo punto Sicinnio, il più impudente dei tribuni, dopo una breve consultazione con i colleghi, proclamò davanti a tutti che Marcio era stato condannato a morte dai tribuni della plebe, e ordinò agli edili di portarlo immediatamente sulla rocca Tarpea e di gettarlo giù nella voragine.».

A questo punto le versioni di Plutarco e di Tito Livio, sull’andamento dei fatti divergono leggermente, secondo il primo infatti, Coriolano fu sottoposto al giudizio del popolo, con l’accusa di essersi opposto al ribasso dei prezzi del grano, e per aver distribuito il tesoro della città di Antium fra i suoi commilitoni e non averlo consegnato all’Erario. Secondo Tito Livio invece, Coriolano si rifiutò di andare in giudizio, scegliendo subito di andare in esilio presso i Volsci, contro i quali aveva combattuto fino a pochi anni prima. L’esilio a vita è comunque l’epilogo su cui i due scrittori covergono.

Coriolano eroe o traditore?
Coriolano eroe o traditore?

Coriolano eroe o traditore? la guerra contro roma:

Coriolano scelse di recarsi in esilio ad Anzio presso Attio Tullio, una delle personalità di spicco fra i Volsci. I due, animati da forti sentimenti contro la città di Roma, e consci del fatto che più volte erano stati battuti sul campo di battaglia, iniziarono ad incitare tutta la tribù alla rivincita, animandoli a tal punto da dichiarare guerra contro il più forte vicino. Sempre Plutarco ci racconta come si svolsero quei momenti:

«… Marcio e Tullo discutevano di nascosto in Anzio con i più potenti e li spingevano a scatenare la guerra mentre i Romani si combattevano tra loro. Ma mentre i Volsci erano trattenuti dal pudore perché le due parti avevano concordato una tregua e un armistizio di due anni, e furono i Romani a fornire loro stessi il pretesto, annunziando durante certi spettacoli e giochi, sulla base di qualche sospetto o falsa accusa, che i Volsci dovevano lasciare la città prima del tramonto. …»

I Volsci misero da parte ogni riserva, dichiararono guerra a Roma e posero al comando delle operazioni, Coriolano e Attio Tullio. Per creare maggiori difficoltà, i due divisero l’esercito in due parti, Attio si diresse verso i territori dei Latini, per impedire loro di portare aiuto agli alleati romani, mentre Coriolano si dedicò a razziare le campagne attorno alla città, l’espediente ebbe successo e i due alla testa dei rispettivi uomini tornarono ad Anzio carichi di bottino, senza subire perdite. In seguito Coriolano diresse le sue attenzioni verso la colonia romana di Circei, la città venne conquistata in poco tempo, mentre a Roma, la discordia fra patrizi e plebei continuava imperterrita e non permetteva alla città di organizzare una qualsiasi risposta alle azioni nemiche. Tuttavia alla fine, Roma si decise ad arruolare un esercito per affrontare la questione, e permise anche agli alleati latini di radunarne uno, dato che al momento non era in grado di portare loro aiuto, nel frattempo Coriolano occupava diverse importanti città come Bovillae e Labicum, e poneva Lanuvium sotto assedio. Coriolano si spinse fino a cinque miglia di distanza dalle mura di Roma, e fu a quel punto che fu raggiunto da un’ambasceria romana, guidata da Marco Minucio, il quale pregò il suo illustre ex concittadino, di desistere dalle azioni da lui intraprese, senza però ottenere nessun successo. Proprio qui si verificò l’epilogo di tutta la questione, al IV miglio della via Latina, più o meno nei pressi dell’odierna via del Quadraro, mentre i consoli romani, Spurio Nauzio e Sesto Furio, organizzavano le difese della città, l’ex condottiero romano, venne raggiunto dalla madre Veturia, e dalla moglie Volumnia, le quali fra mille prediche, lo convinsero a desistere dal radere al suolo la città. Tito Livio scrive:

«….Coriolano saltò giù come una furia dal suo sedile e corse incontro alla madre per abbracciarla. Lei però, passata dalle suppliche alla collera, gli disse: «Fermo lì, prima di abbracciarmi: voglio sapere se qui ci troviamo da un nemico o da un figlio e se nel tuo accampamento devo considerarmi una prigioniera o una madre.»

Coriolano eroe o traditore? la morte:

Sulla fine di Coriolano non vi è alcuna certezza, secondo la tradizione, venne assassinato dai Volsci, dopo aver sciolto l’esercito alle porte di Roma, considerandolo quindi un traditore, secondo altre fonti, invece morì di vecchiaia in esilio. Plutarco tuttavia, sostiene la prima tesi, secondo la quale, Coriolano venne portato ad Anzio da Attio Tullio per processarlo, per non aver combattuto una volta arrivato sotto le mura di Roma, ma una volta messo a morte, vennero accertati dei malintesi che riportarono i Volsci a considerare nuovamente Coriolano, un grande generale e degno di onori, mentre i romani, una volta appresa la notizia della sua morte, non nebbero particolari reazioni, ne a favore ne avverse. Secondo alcune fonti storiche moderne, la figura di Coriolano potrebbe essere soltanto leggendaria, e creata ad hoc, per giustificare le numerose sconfitte subite dai romani per opera dei Volsci, a confermare che solo un condottiero romano avrebbe potuto sconfiggere Roma in battaglia. L’assenza del nome di Coriolano all’interno dei  Fasti Consulares, non fa altro che aumentare i dubbi sulla reale esistenza di questo personaggio.

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