Il Limes danubiano

Storicamente il limes danubiano è sempre stato quello più complicato da difendere, specialmente rispetto al vicino confine segnato dal fiume Reno, considerato che il primo di quasi tremila chilometri, era lungo più del doppio rispetto al secondo.A conferma di ciò nella ventina d’anni che trascorsero fra i regni di Domiziano e di Traiano, le legioni sul Reno vennero ridotte da otto a quattro, mentre sul Danubio, vennero incrementate da sei a dodici, compresa la nuova provincia di Dacia.

Se ai tempi della tarda Repubblica, con Giulio Cesare, le conquiste romane arrivarono alle Alpi, alle coste illiriche e alla Macedonia, già a partire dal principato di Augusto, gli obiettivi iniziarono a spostarsi ulteriormente verso est, andando ad inglobare numerosi territori situati a sud del Danubio, anche se l’intera occupazione dell’area, con l’acquisizione di Rezia e Pannonia, avverrà gradualmente negli anni successivi a partire dal regno di Tiberio fino ad arrivare a quello di Claudio. Sotto Augusto, in particolare dal 6 al 9 d.C., grazie alle brillanti campagne militari portate avanti dal futuro sovrano, Tiberio, diverse regioni passarono sotto il controllo di Roma, veniva così costituito il distretto militare di Mesia e Macedonia, mentre la Tracia restava un regno indipendente, cliente e quindi alleato. Una quarantina di anni dopo (46 d.C.), sotto il regno di Claudio anche la Tracia veniva formalmente annessa come nuova provincia, e diverse fortezze legionarie vennero costruite in Mesia lungo il limes danubiano. Una prima grande crisi scoppiò nell’85 d.C., quando i Daci, di nuovo riuniti sotto la guida del Re, Decebalo, varcarono i confini sconfiggendo un contingente di legionari giunti sul posto per fermarli, nello scontro trovò la morte anche lo stesso governatore della Mesia. La contromossa romana non si fece attendere, costringendo l’imperatore Domziano ad intervenire in prima persona, con una serie di campagne militari negli anni 86-88 d.C., che portarono alla stipula di un accordo di pace della durata di 60 anni. L’avvento di Traiano portò alla revoca dei trattati, e con una decisa invasione della Dacia, l’imperatore sottomise l’intera regione, che comprendeva anche le zone più interne e remote dei Carpazi. In seguito, il successore, Adriano, stipulò degli accordi di pace con le popolazioni stanziate ancora più ad est come i Roxolani, gli Iazigi e i Sarmati, dividendo poi la Dacia in “superior” e “inferior”. Una ulteriore divisione della provincia venne effettuata da Antonino Pio nel 158 d.C., rimanendo tale fino al definitivo abbandono da parte dei romani, avvenuto fra il 271 e il 272 d.C., sotto il regno di Aureliano.  Dalla dinastia Flavia in poi, come si può ben notare,  il limes danubiano costituì sempre un settore strategico per l’impero, forse uno dei più importanti e decisivi per le sue sorti, ragion per cui venne nel corso degli anni sempre più rafforzato e protetto. Come abbiamo visto al termine delle guerre daciche (101-106 d.C.), e la conseguente annessione della nuova provincia di Dacia, l’intero assetto del limes danubiano cambiò radicalmente, andando a modificare l’importante provincia pannonica e dividendola in due parti, quella superiore e quella inferiore. Alcuni decenni più tardi, con lo scoppio delle guerre marcomanniche del 166-167 d.C., sotto il principato di Marco Aurelio, i progetti mutarono nuovamente, poichè l’imperatore era fermamente convinto di annettere anche i territori a nord della Pannonia, creando la nuova provincia della Marcomannia. I suoi progetti però terminarono con la sua morte,avvenuta a Vienna nel 180 d.C.,  dato che il successore, suo figlio Commodo, si affrettò  a ritirare le legioni da tutti i territori appena conquistati, riportandole definitivamente sul vecchio confine del medio alto Danubio, rafforzando notevolmente i presidi a sua difesa.

Il Limes Danubiano
Il Limes Danubiano

Nel III secolo d.C., le incessanti invasioni dei Goti, portarono l’Imperatore Aureliano ad abbandonare quei confini, arretrandoli decisamente sul Danubio allo scopo di rendere il limes maggiormente difendibile, questo spostamento riorganizzò ancora una volta il limes danubiano, abbandonando tutti i territori alla destra del fiume, lungo la pianura moldava, attestandolo ora al fiume Olt. Anche la Mesia venne riformata, passando da “superior” e “inferior” a confine interno ed esterno, le conseguenza di tutto ciò fu uno slancio ancora maggiore nella costruzione di forti ausiliari lungo la frontiera del basso Danubio e al potenziamento di tutti i sistemi di difesa.

Con l’avvento di Diocleziano, nel 284 d.C., l’esercito e tutte le frontiere dell’impero subirono un rinnovato programma di riforme strategiche e militari. I forti lungo il limes danubiano, ma non solo, vennero modificati con torri aggettanti e le porte d’entrata vennero ristrette, il tutto mentre altri ancora venivano costruiti di sana pianta, andando ad infittire ulteriromente le maglie della difesa del limes. Oltremodo vennero costruite una sorta di teste di ponte, oltre il Danubio, in particolare Costantino ne fu artefice, scavando numerosi terrapieni, allo scopo se non altro di rallentare le incursioni nemiche, permettendo ai soldati dei presidi di aver modo di tirare un po il fiato. Questo sistema di difesa e fortificazioni che partiva di Aquincum (Budapest) e arrivava alla fortezza di Viminacium (oggi Kostolac in Serbia), viene oggi chiamato comunemente “Diga del Diavolo”. Il tutto servì a protrarre la sorte del limes di pochi anni, nel 378 d.C., infatti, i Goti, entrati nell’Impero come foederati, si stanziarono proprio in Pannonia, dopo aver sconfitto e ucciso l’imperatore romano Valente, lasciando di fatto campo libero alle successive invasioni di altri Goti e degli Alani nel 395 d.C.,. Nel 433 d.C., la calata degli Unni di Attila sanciva la fine della Pannonia romana, solo i confini di Mesia vennero preservati più a lungo, perchè la sua vicinanza alla capitale orientale, Costantinopoli, permise ai romani d’oriente di gestire in modo più efficace i successivi e ripetuti attacchi di Attila nel 447 d.C., e poi anche nel VI secolo d.C., ad opera di Slavi e Bulgari.

 

 

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