La Tecnica edilizia Romana

La tecnica edilizia romana comprende l’insieme delle modalità utilizzate dai Romani per la costruzione di edifici e strutture in muratura. Queste tecniche, nel corso dei secoli, subirono numerosi cambiamenti, in particolare con l’invenzione del cementizio agli inizi del II secolo a.C., e spesso furono adattate nei diversi luoghi a seconda dei materiali da costruzione più facilmente reperibili. Analizziamo ora le varie tecniche edilizie:

L’OPERA POLIGONALE:

L’opera poligonale è una tecnica di costruzione molto antica diffusa maggiormente nell’Italia centrale, tra il VII ed il IV secolo a.C., essa consiste nella sovrapposizione di massi in pietra non lavorati, o poco lavorati, anche di notevoli dimensioni, senza l’apporto di malta o altri leganti. Il peso stesso dei massi utilizzati assicura, infatti, la stabilità delle strutture che, in genere, presentano uno spessore maggiore alla base, assottigliandosi verso l’alto. Questo tipo di tecnica venne utilizzata, in particolare, per la costruzione di mura cittadine, o altre fortificazioni, e per terrazzamenti o podi di templi.

L’OPERA QUADRATA:

In ambito romano questa tecnica viene utilizzata già a partire dal VI secolo a.C. e si perfeziona progressivamente, con una maggiore regolarità del taglio e una disposizione più articolata dei blocchi di pietra. L’uso di questa tecnica continua anche dopo l’introduzione del cementizio e per tutta l’età imperiale, affiancata poi da altre tecniche. Al tempo del principato di Claudio si diffuse, per motivi puramente estetici, l’uso di lasciare nelle facce in vista dei blocchi la parte centrale più sporgente e volutamente più grezza, mentre solo le parti in corrispondenza dei giunti venivano rifinite in piano, dando alla muratura un aspetto più “rustico”.

L’OPERA CEMENTIZIA:

Inventata e ampiamente utilizzata dai Romani, l’opera cementizia, è caratterizzata dall’utilizzo del cementizio, una mescolanza di malta creata con con calce e sabbia e da pietre grezze o frammenti di pietra spezzati o ghiaia. L’introduzione del cementizio per la costruzione di edifici risale agli inizi del II secolo a.C. e rappresentò una svolta importantissima nell’architettura romana. I romani realizzavano il calcestruzzo a partire dalla calce viva, bruciando pietra calcarea a 900 gradi circa. Una volta raffreddatasi con acqua, la calce veniva mescolata con la cenere vulcanica, conosciuta anche come pozzolana. Essa era particolarmente resistente e proveniva prevalentemente dalle regioni vulcaniche del golfo di Napoli. La malta che ne risultava veniva ancora mescolata col tufo vulcanico e poi posta in appositi contenitori.

L’OPERA INCERTA:

L’opera incerta riguarda il modo in cui viene realizzato il paramento di un muro in opera cementizia, e fu utilizzata soprattutto dagli inizi del II secolo a.C. fin poco dopo la metà del I secolo a.C., ma la troviamo presente anche in epoca successiva in costruzioni private di non grande impegno e per alcuni terrazzamenti. Essa consisteva in una disposizione più accurata sulla superficie a vista del muro delle schegge di pietra e sassi mescolati alla malta nel cementizio romano, facendo in modo che la loro superficie visibile fosse il più possibile piana. Con il passare del tempo questa tecnica si è sviluppata, tendendo a livellare la superficie del muro, a ridurre lo strato di malta e a scegliere pietre di forma e dimensioni più regolari, arrivando a spianarne la superficie visibile.

L’OPERA RETICOLATA:

Questa tecnica fu utilizzata soprattutto a partire dalla prima metà del I secolo a.C. e per tutta l’ epoca augustea. Anche dopo l’introduzione dell’opera laterizia se ne continuò l’uso ancora nella seconda metà del II secolo d.C.. Inizialmente l’opera reticolata era una variante dell’opera incerta più evoluta, nella quale le pietre che formavano il paramento del muro venivano preparate prima della messa in opera a forma irregolarmente piramidale a base quadrata e disposte quindi con la base in vista, mentre la punta affondava nel cementizio. In seguito furono utilizzati dei “cubilia” con base quadrata perfettamente regolare e assolutamente uniformi, che venivano disposti in file regolari con i lati a 45° rispetto alla linea orizzontale. I lati di questi “cubilia” erano divisi da un leggero strato di malta: dopo la realizzazione del paramento sulle due facce del muro, veniva colato all’interno il cementizio che ne costituiva la struttura e la costruzione procedeva poi con gli strati successivi. L’effetto finale sulla parete era quello di creare un reticolo regolare disposto in diagonale.

L’OPERA LATERIZIA:

I mattoni (lateres) di forma rettangolare venivano sovrapposti alternando i giunti. Questo tipo di muratura tuttavia non poteva essere utilizzato per edifici a più piani, dato che lo spessore del muro era limitato dalle dimensioni dei mattoni stessi. All’epoca di Cesare e di Augusto venivano impiegati frammenti di tegole rotte con sottili strati di malta per il rivestimento della muratura mentre tra Augusto e Claudio si impiegavano tegole con bordi sporgenti spezzati, che venivano quindi suddivise in forme triangolari mediante dei tagli obliqui. I triangoli ottenuti venivano quindi sovrapposti in file con il lato lungo verso la superficie del muro e legati fra loro con la malta. In modo analogo all’opera reticolata, tra i due paramenti delle facce del muro veniva quindi colato il cementizio che ne costituiva la struttura. Successivamente si iniziarono a produrre mattoni appositamente realizzati che venivano quindi spezzati lungo i solchi realizzati in superficie e impiegati in forme triangolari: il lato lungo del triangolo, a vista, veniva rilavorato e levigato.

L’OPERA MISTA:

L’opera mista è una tecnica edilizia romana tramite la quale si realizza il paramento di un muro in opera cementizia, essa consiste nella mescolanza di opera reticolata con ammorsature agli stipiti e agli angoli in opera laterizia. È una tecnica impiegata negli ultimi secoli della repubblica e agli inizi dell’impero.

L’OPERA LISTATA:

In questa tecnica il paramento del nucleo di cementizio della muratura è costituito da filari di mattoni alternati a filari di altri materiali, specialmente blocchetti di tufo poco più grandi dei mattoni nelle costruzioni della città di Roma e dintorni a partire dal IV secolo.
Questa tecnica era utilizzata anche in precedenza in costruzioni fuori Roma, con paramenti in filari di laterizi alternati a strati di pietre di forma irregolare, con l’utilizzo di materiali reperibili sul posto.
A Roma sono in opera listata le aggiunte massenziane, degli inizi del IV secolo, alle Mura aureliane, costruite con ricorsi orizzontali di mattoni e blocchetti di tufo.

L’OPERA SPICATA:

L’opera spicata era costituita da laterizi collocati di taglio secondo la disposizione di una lisca di pesce, utilizzata molto in epoca romana antica. Questo sistema sembra avere origine da quei luoghi dove si trovavano pietre di forma piatta, come ad esempio le vallate fluviali. Disporre le pietre in questo modo, era molto più agevole ed inoltre era una tecnica costruttiva che dava maggiore stabilità alla struttura la quale resisteva meglio ai movimenti sismici. Un esempio di opera spicata si trova nelle mura esterne della villa delle grotte di Catullo a Sirmione.

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