Le Mura Serviane

Tratto di Mura Serviane in via Salandra.
Tratto di Mura Serviane in via Salandra.

Le Mura Serviane, furono il primo vero e proprio sistema difensivo di Roma; furono costruite dal Re Tarquinio Prisco, ma presero il nome dal successore Servio Tullio che le ristrutturò e ne ampliò il tracciato.
Essendo fondata Roma sull’aggregazione delle varie genti che popolavano le alture dei sette colli, fece si che ogni etnia avesse un proprio modo, indipendente dalle altre, di difendere la propria parte di Roma. Solitamente i primi sistemi difensivi erano costituiti prevalentemente dal valore di ogni singolo soldato, e in seconda battuta da terrapieni o fossati che venivano scavati solo quando ve ne fosse una vera necessità.
I primi sistemi difensivi unitari della città si ebbero con la formazione di terrapieni che andavano a proteggere quella parte pianeggiante di Roma, situata a nord-est, che si trovava più esposta alle minacce esterne, e meno protetta dalla conformazione del territorio.

Il tracciato delle Mura Serviane in rosso, mentre in nero è il tracciato delle mura Aureliane.
Il tracciato delle Mura Serviane in rosso, mentre in nero è il tracciato delle mura Aureliane.

Come ci riferisce Tito Livio, è da attribuire al sesto Re di Roma, Servio Tullio, il primo vero sistema difensivo unitario di Roma, un sistema difensivo che si innestava in un più ampio progetto di urbanizzazione della città, che vide il suo culmine proprio con la costruzione delle mura Serviane. Questa cinta muraria, costruita in pietra tufacea, contava su di un tracciato lungo almeno sette chilometri. Lungo questo tracciato si apriva originariamente una porta per ogni altura: la Mugonia per il Palatino, la Saturnia per il Campidoglio, la Viminalis, l’Oppia, la Querquetulana (Querquetulum era l’antico nome del Celio) per i colli di cui portavano il nome, e la Collina per il Quirinale.
Le mura serviane protessero Roma per più di 150 anni, almeno fino alla disastrosa invasione dei Galli guidati da Brenno nel 390 a.C., dopo la quale le mura vennero riedificate ricalcando, probabilmente, il precedente tracciato.
I pochi resti delle mura Serviane che ancora oggi possiamo vedere a Roma, sono infatti ciò che resta dell’ultima riedificazione, avvenuta appunto nel periodo repubblicano, dopo il sacco di Roma da parte dei Galli Senoni. Sempre secondo Tito Livio la nuova cinta muraria fu costruita nel 378 a.C. dai censori Spurio Servilio Prisco e Quinto Clelio Siculo, lo storico aggiunge inoltre che la costruzione della nuova cinta muraria, durò oltre 25 anni e costituì il principale baluardo difensivo per sette secoli, sebbene con il trascorrere del tempo perdesse gradualmente la sua importanza strategica.
Probabilmente per tutta la lunghezza delle mura venne usata la stessa tecnica costruttiva con blocchi di tufo più o meno regolari, alti fino a una sessantina di centimetri, disposti a file alterne di testa e di taglio. Il lavoro venne certamente svolto da diversi cantieri che procedevano contemporaneamente per tratti di 30-40 metri: i punti d’incontro dei lavori distinti di due cantieri molto spesso non combaciavano perfettamente erano così necessari interventi di aggiustamento. I blocchi erano contrassegnati da marchi, probabilmente necessari per il controllo dell’andamento e della realizzazione dei lavori: si tratta di incisioni piuttosto grossolane di segni e caratteri alfabetici all’apparenza di origine greca. Sembra infatti ormai accertato che le maestranze, estremamente competenti in fatto di sistemi difensivi, provenissero in buona parte dall’alleata Siracusa.

In alcuni tratti le mura Serviane erano ulteriormente protette da un fossato largo mediamente più di 30 metri e profondo 9. Erano alte circa 10 metri e spesse circa 4 e, secondo alcune testimonianze, avevano 12 porte, anche se in realtà se ne conoscono di più.
Già dopo le guerre puniche l’estensione dello Stato e le colonie costiere consentivano alla città una certa tranquillità strategica e le mura persero così il loro primario scopo protettivo. Di conseguenza, col tempo, Roma si ingrandì oltre la cinta muraria, con interi quartieri che Augusto suddivise e ridimensionò nelle sue XIV Regioni. L’originario ruolo difensivo delle mura Serviane a quest’epoca è assolutamente privo di significato, e le porte che vi si aprivano, vengono coinvolte in un processo di monumentalizzazione oppure ridotte a semplici accessi stradali, come ad esempio la Porta Celimontana o la Porta Esquilina, così, quando nel III secolo d.C., la città cadde sotto il rischio di attacchi delle tribù barbare, l’imperatore Aureliano fu costretto a erigere una nuova cinta muraria per proteggerla: le Mura aureliane.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.