Le persecuzioni di Diocleziano

Le persecuzioni di Diocleziano si perpetrarono per tutta la durata del suo regno (284-305 d.C.), e furono tra le più feroci che la storia ricordi. Il Cristianesimo è oggi una delle religioni più diffuse al mondo e nel corso della sua storia è stata più volte oggetto di violente repressioni, che in alcune parti del mondo continuano purtropoo ancora oggi, e tutto questo ebbe inizio proprio perche le prime comunità venivano viste come società segrete e illegali. Tuttavia mano a mano che i primi cristiani venivano gradualmente emarginati dalla società, iniziava paradossalmente a crescere grande interesse per questa nuova religione, con il risultato che in tutto l’Impero iniziarono tutta una serie di repressioni, spalleggiate anche dalle autorità ebraiche di Gerusalemme, che spesso sfociavano in vere e proprie persecuzioni. Ma partiamo dal principio:

Le Persecuzioni di Diocleziano
Le Persecuzioni di Diocleziano

Le persecuzioni di Diocleziano rappresentano la punta di un iceberg sedimentato nei secoli. Le comunità cristiane vennero infatti subito viste con sospetto, e la prima vera e propria persecuzione si ebbe nel 64 d.C., quando a promuoverle fu l’Imperatore Nerone, che trovo nei cristiani il capro espiatorio per giustificare il grande incendio che bruciò praticamente i due terzi della città. A Nerone serviva un colpevole per distrarre la popolazione dalle voci che invece volevano lui come vero artefice della tragedia, così scaricare la responsabilità su di una comunità vista con grande sospetto da tutta la popolazione fu la cosa più semplice da fare, ma che però non impedì a Nerone di allontanare la sua fine imminente. Più avanti nel tempo Settimio Severo, nel 202 d.C., firmò un editto che vietava la conversione all’ebraismo e al cristianesimo, dopo di che sia Massimino il Trace che l’Imperatore Decio, si resero protagonisti di forti persecuzioni nei confronti dei leaders delle varie comunità. Un primo cambiamento si ebbe sotto il regno di Gallieno, nel 260 d.C., il sovrano infatti fu il primo a firmare un editto molto tollerante nei confronti della libertà di culto, il che portò ad un periodo di relativa tranquillità. Con l’avvento di Diocleziano però la situazione per i cristiani tornò a farsi preoccupante, in quanto il primo editto da lui firmato fu proprio quello di annullare quanto stabilito dal suo predecessore, imponendo altresi ad ogni cittadino romano di adeguarsi alle tradizionali pratiche religiose romane. Le persecuzioni messe in atto, frutto anche di considerazioni politiche ben ponderate,  furono fra le più spietate e feroci che la storia romana ricordi, perchè i cristiani rifiutavano il culto degli Dei, risultando quindi dei sacrileghi che mettevano in discussione la stessa figura dell’Imperatore.

le persecuzioni di diocleziano, il principio:

Diocleziano, il cui nome completo era Gaio Valerio Diocles, nasceva in Dalamzia da una famiglia di umili origini, cosa che non gli impedì di riuscìre ad imporsi a livello militare diventando un generale affermato, durante il breve regno di Numeriano, alla morte del quale, Diocles, venne acclamato Imperator dalle proprie truppe. Uno dei primi problemi di cui Diocleziano si rese conto, era quello della vastità dell’impero, e della sua ingovernabilità, ragion per cui tentò di porvi rimedio associando al potere un altro grande generale dell’epoca: Massimiano, originario della Pannonia, era il 286 d.C.. Diocleziano tenne per se la parte orientale, mentre a Massimiano affidò il meno ricco Occidente. Il varo ufficiale di questo nuovo provvedimento chiamato Tetrarchia, avvenne nel 293 d.C., così ai due “Augusti”, Diocleziano e Massimiano, vennero da loro nominati due subalterni, i “Cesari”, Galerio per la parte orientale e Costanzo Cloro per quella occidentale. Il fatto che l’impero si trovasse così diviso in quattro parti, permetteva ai sovrani di essere molto più vicini ad un eventuale problema e di intervenire in tempi molto più brevi, e la cosa per almeno un ventennio funzionò più che bene. Sistemata l’organizzazione dell’impero, Diocleziano tornò ad occuparsi della questione cristiana, che lui giudicava come una vera minaccia alla sua autorità, ma anche agli antichi costumi della tradizione romana. Vennero perciò vietate ai cristiani cariche amministrative e militari, Il 23 febbraio del 303 d.C., venne emesso il primo editto di Diocleziano, in collaborazione con il suo “Cesare”, Galerio, anch’essi pieno di odio e risentimento verso il nuovo culto, si ordinava perciò di bruciare le sacre scritture e di radere al suolo tutte le chiese, un espediente per tentare di liberarsi di tutta la Chiesa intesa come organizzazione. L’editto venne messo in pratica prima nella parte orientale dell’impero, in particolare a Nicomedia, dove risiedeva Diocleziano, la reazione fu però sorprendentemente violenta, tant’è che la tradizione ci racconta che per ben due volte, alcune stanze del palazzo imperiale vennero date alle fiamme, e fu la goccia che fece traboccare il vaso, perchè da quel momento in poi, Diocleziano perse ogni remora e agì con maggiore crudeltà. Le pene per i cristiani si inasprirono ulteriormente, e molti furono costretti a fuggire per evitare di essere messi a morte, il tutto fra la totale indifferenza di chi invece restava fedele agli antichi costumi. La sofferenza patita da questa comunità non ne soffocò affatto la crescita, anzi  rafforzò la  fede dei loro credenti oltre misura, costringendo Diocleziano ad instaurare una sorta di monarchia di stampo orientale, accentrando sulla sua figura un’origine quasi divina. Il suo secondo editto, mirava ad azzerare i vertici della chiesa, ordinanando l’arresto immediato di ogni persona che fosse a capo di una comunità crisitiana, le fonti dell’epoca ci tramandano che le carceri si riempirono a tal punto da dover liberare ladri e criminali di ogni sorta pur di liberare lo spazio necessario. Il terzo editto, rilasciato il 20 novembre del 303 d.C., fu un’amnistia generale, ovvero si offriva la libertà incondizionata a quanti avessero accettato di tornare ai vecchi costumi e di compiere sacrifici agli Dei, rinnegando quindi il culto crisitiano, con lo scopo nemmeno troppo nascosto di dividere al loro interno i seguaci del nuovo Dio, per indebolirli.

Il quarto ed ultimo editto venne attuato all’inizio del 304 d.C., e prevedeva che i cristiani fossero obbligatoriamente radunati e costretti con la forza a rinnegare il nuovo credo e a compiere sacrifici agli antichi Dei, il rifiuto avrebbe immediatamente portato ad essere gisutiziati, questo editto rimase in vigore ufficialmente fino al primo maggio dell’anno successivo quando Diocleziano scelse di rinunciare al trono insieme a Massimiano, ma i suoi effetti si protrassero ben oltre, e fu solo l’avvento di Costantino, nel 313 d.C., a decretarne la fine, concedendo libertà di culto ad ogni cittadino romano. Si calcola approssimativamente che le persecuzioni di Diocleziano portarono alla morte di oltre 3.500 cittadini romani, più un numero imprecisato di arresti, torture, e perseguitati.

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