Mecenate, il tutore degli artisti

Gaio Clinio Mecenate, il tutore degli artisti e dei poeti, fu tra i più ascoltati e considerati consiglieri di Ottaviano Augusto, non che uno dei personaggi più influenti della città,  il primo che cominciò una vera politica culturale volta a celebrare il nascente impero, che prese piede fra tutti i più grandi scrittori dell’epoca.

Mecenate, il tutore degli artisti e dei poeti fu come detto un grande amico e consigliere di Ottaviano Augusto, rivestendo un ruolo di prim’ordine nell’ambito della politica culturale del regime allora in atto. Il suo ruolo di collante fra il primo sovrano di Roma e l’elite della letterattura dell’epoca, non solo gli permise di valorizzare autori come Properzio, Orazio e Virgilio, ma anche di indirizzarli verso forme di poesia diverse dai loro standard, che fossero in grado di esaltare gli ideali morali e civili propugnati dallo stesso Augusto. Il suo accanito sostegno verso l’arte e la cultura fu così determinante, che nel corso della storia, il suo nome ha assunto il significato di : “munifico protettore di poeti e artisti”.

Mecenate, il tutore degli artisti
Mecenate, il tutore degli artisti

Mecenate, il tutore degli artisti, al servizio di ottaviano:

Nato ad Arretium, (Arezzo), nel 68 a.C., Gaio Clinio Mecenate, divenne un cavaliere romano, discendente dalla nobile e antichissima famiglia etrusca dei Clini. A tal proposito lo stesso Ovidio, nel primo libro delle sue Odi, lo definisce: “discendente di regali antenati”,  e ancora: “mia protezione e mio dolce decoro”. Pur non divenendo mai senatore, e ufficialmente non avendo mai ricoperto cariche pubbliche, il suo peso politico fu comunque di primo livello, per merito del forte legame che lo univa al primo imperatore di Roma. Anche se di qualche anno più anziano, non esitò a sostenere l’ascesa al potere di Ottaviano, iniziata nel 44 a.C., proprio subito dopo l’assassinio di Giulio Cesare, e già nel decennio seguente, all’epoca del secondo triumvirato,  svolse personalmente alcune delicate missioni diplomatiche per suo conto. Per esempio, nel 40 a.C., organizzò le nozze fra Ottaviano e Scribonia, parente di Sesto Pompeo, figlio del grande antagonista di Cesare, cosa che gli permise di legarsi politicamente ad una delle famiglie più importanti della città, ottenendo contemporaneamente l’appoggio di uno dei maggiori capi militari del momento. L’equilibrio creato fu però di brevissima durata, solo l’anno successivo infatti, Ottaviano divorzierà da Scribonia, proprio nel giorno in cui quest’ultima dava alla luce la figlia Giulia, unica discendente diretta dell’imperatore.

Per capire quanto effettivamente Augusto si fidasse di lui, basti pensare che tre anni dopo i fatti sopra citati, Mecenate venne inviato a Taranto, in rappresentanza di Ottaviano , per rinnovare l’accordo del triumvirato con Marco Antonio, un accordo di cui il primo sovrano di Roma si servì per affrontare Sesto Pompeo, Proprio mentre Ottaviano era impegnato in questa campagna militare in Sicilia, Mecenate, tornato a Roma, senza ricoprire alcuna carica ufficiale, detenne il potere in sua  rappresentanza, con una supremazia praticamente illimitata. Dimostrò inoltre in questa delicata posizione, una particolare fermezza, specialmente quando fece arrestare e poi condannare a morte il figlio del triumviro, Marco Emilio Lepido,  che aveva ordìto in gran segreto, una congiura ai danni di Ottaviano.

Mecenate, il tutore degli artisti, un raffinato amante della bella vita:

I vari incarichi politici, anche, come abbiamo visto, di una certa rilevanza, non impedirono tuttavia a Mecenate di coltivare i suoi passatempi preferiti. Egli infatti era noto in tutta Roma per il suo raffinato stile di vita, e il suo inseguire costantemente i piaceri più ricercati, attirò su di se non poche critiche. Per avere un’idea più precisa, lo storico Velleio Patercolo, di lui dice: “…insonne nella vigilanza e nelle emergenze, lungimirante nell’agire, ma nei momenti di ritiro dagli affari più lussuoso ed effeminato di una donna”. In particolare a Mecenate si rimproverava l’eccessiva eccentricità dei costumi, molto distanti dal classico decoro romano, inoltre non piaceva la sua abitudine nel farsi vedere sempre con il capo coperto, probabilmente per nascondere una precoce calvizie. Incredibilmente ricco, Mecenate volle la sua villa sull’Esquilino, poi circondata dai sontuosi “Horti Maecenatis”, dei giardini, talmente grandi e splendidi, che alcune tracce della loro magnificenza, sono ancora oggi visibili, una residenza così sontuosa da diventare negli anni a venire la dimora preferita di molti imperatori, il primo dei quali fu Tiberio. Nella sua villa Mecenate amava organizzare eleganti banchetti, risultando un autentico libertino nelle sue strane abitudini, in netto contrasto, per esempio, con Agrippa, l’altro fidato consigliere e genero di Ottaviano, celebrato per la sua morigeratezza e per essere il vero artefice della forza militare romana di quell’epoca.

Grande amante della poesia, della musica, ma anche del teatro, Mecenate si circondò dei più grandi intellettuali dell’epoca, accomunati tutti quanti dall’impegno lettarario nel sostenere l’operato di Augusto. Mecenate infatti assegnò a loro l’onere di promuovere l’ideologia augustea attraverso l’esaltazione e la glorificazione delle imprese dei padri fondatori. A tutto ciò si univa l’elogio della sobrietà dei costumi, e di una vita virtuosa, in contrapposizione alla corruzione dilagante della città.

Mecenate, il tutore degli artisti
Mecenate, il tutore degli artisti

Mecenate, il tutore degli artisti, gli ultimi anni:

Non tutti gli scrittori e gli intellettuali però si piegarono a queste dinamiche, uno su tutti, Orazio, che in più di una sua ode, rifiuta la tradizione, preferendo una poesia più spensierata e leggera. Al contrario invece Virgilio accettò in pieno l’investitura, e l’Eneide da lui scritta celebrava perfettamente le origini, seppur indirette, di Augusto e della sua stirpe. Fatto sta che l’intero circolo di poeti e scrittori che benficiavano dei favori di Mecenate, potevano tranquillamente dedicarsi ai loro scritti, senza preoccupazioni di carattere economico. Tuttavia dopo il 27 a.C., anno in cui Ottaviano venne proclamato “Augusto”, Mecenate, lentamente si tirò in disparte, conservando però sempre il ruolo che aveva di tramite fra il suo circolo letterario e l’imperatore. Negli ultimi anni però il legame con Augusto si allentò vistosamente, alcuni sostennero per la relazione che Ottaviano ebbe con Terenzia, moglie di Mecenate, o secondo altri a causa dell’uccisione del cognato di quest’ultimo, accusato di aver cospirato contro l’Imperatore, tutte notizie messe in giro senza alcun fondamento, in verità è molto più plausibile che egli si sia fatto da parte a causa di una malattia. Fatto sta che Mecenate si ritirò a vita privata all’interno della sua sontuosa villa sull’Esquilino, e siccome non ebbe mai figli, al momento della sua morte, avvenuta nell’8 a.C., lasciò comunque  in eredità le sue grandi ricchezze ad Ottaviano Augusto.

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