Pompeo Magno

Pompeo Magno
Pompeo Magno

Gneo Pompeo Magno, nacque a Picenum (odierna Ascoli Piceno) nel 106 a.C., figlio del ricco generale Gneo Pompeo Strabone, era di nobilissime origini.

Pompeo Strabone era un influente militare, e le sue legioni furono detrminanti nella guerra sociale dell’88-87 a.C. prima affiancando Mario, poi in seguito schierandosi con Silla, per il quale, cercando di favorirne la vittoria finale, assediò Roma, ma morì prima dell’ultima battaglia.

Il giovane Pompeo di conseguenza, passò la sua adolescenza a fianco del padre negli accampamenti militari, stringendo una forte amicizia con un coetaneo giovane ufficiale, il suo nome era Marco Tullio Cicerone. Dopo il suo ritorno, nel 83 a.C., dalle guerre mitridatiche, Pompeo aveva a disposizione tre legioni, ereditate dal padre, che sfruttò per la propria carriera politica, a fianco del dittatore Silla, che subito gli fece sposare la figliastra Emilia Scaura.

Proprio a fianco di Silla, in quel periodo, Pompeo ebbe modo di conoscere due personaggi che in futuro avrebbero avuto molto da spartire con lui, queste due persone erano Marco Licinio Crasso, già ricchissimo patrizio, e Gaio Giulio Cesare, ancora sedicenne ma che mostrava già il suo forte temperamento, ma in quel tempo, eliminare gli ultimi sostenitori di Mario, che ancora controllavano la Sicilia, fonte primaria per l’approvvigionamento del grano, era per Silla una questione da risolvere definitavamente, senza il grano la popolazione si sarebbe potuta ribellare. Pompeo era l’uomo giusto, e si recò nell’isola e non ebbe mezze misure, celebre fu la sua frase fra i cittadini che protestavano: “Smettete di citare leggi, noi portiamo armi!”. Non contento di ciò attraversò anche il Mediterraneo, e sulle coste africane fece strage delle ultime sacche di resistenza mariana. Pompeo a questo punto, secondo le leggi in vigore, avrebbe dovuto sciogliere le legioni, ma queste lo acclamarono “Imperator”, e questo lo portò con l’esercito alle porte di Roma reclamando il suo trionfo, e anche se ciò contravveniva alle leggi, Silla acconsentì e Pompeo si guadagno il soprannome di Magno.

Correva l’anno 77 a.C. e ulteriori grattacapi creavano preoccupazioni al dittatore Silla, come se non bastasse la popolarità crescente di Pompeo, ci si erano messi ancora una volta di mezzo i sostenitori di Mario, Marco Emilio Lepido prima, sconfitto rapidamente da Pompeo e Quinto Sertorio poi, generale di Mario che governava la Spagna, distaccando di fatto la provincia iberica dall’influenza romana. Fu allora che Silla dovette riflettere sulle sue intenzioni; se da un lato spedire Pompeo in Spagna avrebbe potuto accrescere all’inverosimile la sua fama in caso di vittoria, si sarebbe però potuto sbarazzare definitivamente degli ultimi accaniti sostenitori di Mario, ma dall’altro lato, in caso contrario una sconfitta avrebbe permesso a Sertorio di impervesare in Spagna, ma avrebbe anche spento il grande prestigio che aveva Pompeo, togliendogli così ogni possibilità di carriera. Alla fine Silla, scelse che era più urgente sbarazzarsi dei mariani, e Pompeo si unì a Quinto Metello Pio e partì per la Spagna. La guerra durò 5 anni dal 76 al 71 a.C., e si concluse con una vittoria completa, dovuta principalmente però alla bravura di Metello che al suo ritorno ebbe il trionfo.

Proprio il 71 a.C, un anno particolare, perchè mentre Pompeo Magno si occupava di riorganizzare la provincia riconquistata venne richiamato a Roma dagli insuccessi che Crasso stava rimediando nei confronti degli schiavi ribelli, Pompeo ebbe il suo secondo trionfo e la sua stella brillava sempre di più. Un anno dopo nel 70 a.C. Pompeo a 35 anni insieme a Crasso, ottenne finalmente il consolato, e i primi suoi provvedimenti demolivano le leggi che Silla aveva a suo tempo varato. Un episodio avvenuto in quegli anni, ci racconta bene di che tempra fosse Gneo Pompeo, quando una tempesta improvvisa mise a rischio la partenza di un convoglio di navi cariche di grano, egli non sopportò la cosa, salendo velocemente sulla prima nave e lasciando gli ormeggi disse “Navigare necesse est, vivere non est necesse” ovvero, navigare è necessario, vivere non lo è. Ma una nuova minaccia incombeva.

Pompeo Magno
Pompeo Magno

I pirati infestavano il Mediterraneo, e per Roma ciò era intollerabile, Pompeo ebbe un incarico senza precedenti, venne messo a capo di una potente e vastissima flotta, che avrebbe dovuto debellare la minaccia, tutto per la gioia di Silla, meno tempo Pompeo stava a Roma, meglio era per lui.
In pochi mesi la questione fu risolta e l’ordine fu ristabilito, Pompeo per il popolo romano era un vero mito, così Silla pensò bene di tenerlo impegnato lontano dalla città ancora per un po’, infatti lo incaricò della guerra in Asia, e dal 65 al 62 a.C. Pompeo fu impegnato contro Mitridate, Re del Ponto, poi una volta sconfitto, si recò in Armenia dove sconfisse in battaglia anche il Re Tigrane il grande, come se non bastasse allungò il suo percorso fino in Siria dove depose Re Antioco XIII, e dichiarando quella terra provincia romana.
Pompeo tornò in Roma nel 62 a.C. con un tale bottino che mai si era visto, ottenne il terzo trionfo all’età di 45 anni, e furono due giorni di feste e banchetti, il popolo era in visibilio per lui, ma l’inizio del suo declino era dietro l’angolo, quel Giulio Cesare che aveva conosciuto tempo addietro era diventato il nuovo astro nascente della politica romana, e anche se a Pompeo questo non piaceva, fu costretto a scendere a patti sia con lui che con l’odiato Crasso, dando vita al primo triumvirato.

Gli eventi presero una piega rovinosa per Pompeo, Cesare collezionò una serie impressionanti di successi militari in Gallia, trasformandola in una provincia romana, divenuto così un personaggio molto temuto dai senatori più conservatori, che temevano che quel Cesare avesse mire ben più alte, Pompeo fu l’uomo che il Senato scelse per fermarne l’avanzata quando questi varcò il Rubicone in armi, dando così inizio alla guerra civile. Dopo una lunga serie di battaglie che videro impegnate le armate di Cesare e quelle di Pompeo, in Spagna, a Massilia e a Dyrrachium (Durazzo), lo scontro decisivo fra i due comandanti si tenne nel 48 a.C. a Farsalo in Tessaglia, dove le armate cesariane si trovarono sul punto di capitolare, ma alla fine si ritrovarono vincitrici. Pompeo così fuggì in Egitto dove il giovane Re Tolomeo, che patteggiava per Cesare, progettò il suo assassinio, una volta giunto sulle rive con una barca Pompeo fu prima pugnalato, poi decapitato. Quando Giulio Cesare giunse, la sua testa gli fu recapitata in una cesta, e lui per tutta risposta, non gradendo il disprezzo e il poco rispetto con cui furono trattati i suoi resti, fece uccidere gli autori dell’omicidio e depose Tolomeo ponendo la bella Cleopatra sul trono d’Egitto. Nel 45 a.C su richiesta di Cesare, Pompeo fu deificato, si conclude così la parabola di un grande uomo politico e di un grande soldato, amato sia dal popolo che dai propri soldati.

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