Prima guerra Sannitica

I territori nei quali si svolsero le guerre sannitiche.
I territori nei quali si svolsero le guerre sannitiche.

Combattuta tra il 343 a.C. e il 341 a.C., la prima guerra sannitica iniziò quando a Roma ebbe termine un trattato di pace e il teatro dove si svolsero le operazioni belliche fu la Campania e in particolare la zona del Sannio.
Il “casus belli” che permise lo scoppio della guerra lo offrì la fiorente cittadina di Capua. Centro importantissimo della Magna Grecia e situata in prossimità delle coste campane, Capua costituiva un grande obiettivo strategico per i Sanniti, che infatti non tardarono a cingerla d’assedio. In quanto alleata di Roma, Capua non tardò a chiederne l’aiuto.
Nel 354 a.C., il Senato di Roma sottoscrisse un trattato di non belligeranza proprio con i Sanniti, a conseguenza di ciò Roma rifiutò l’aiuto a Capua, al che gli ambasciatori campani, decisi ad ottenere un risultato positivo, optarono per la consegna della propria città nelle mani di Roma grazie all’espediente della “deditio”, un istituto giuridico del diritto romano che poneva momentaneamente una comunità, detta “dedita”, nel potere normativo di Roma. Messo così alle strette il Senato fu quasi obbligato a mutare atteggiamento dando così inizio ai preparativi per dare man forte all’alleato. In primo luogo da Roma partirono ambascerie per far sapere ai Sanniti del mutare della situazione, chiedendo allo stesso tempo che l’assedio a Capua venisse immediatamente interrotto, al perentorio rifiuto dei Sanniti, non rimase che dichiarare loro guerra, si era nel 343 a.C..

Guerriero Sannita
Guerriero Sannita

Furono così i due consoli in carica quell’anno, Marco Valerio Corvo e Aulo Cornelio Cosso Arvina, ad avere l’onere di organizzare la campagna militare contro i Sanniti, il primo dei due venne inviato in Campania, mentre il secondo si recò con i propri soldati direttamente nella regione del Sannio.
Stando a quanto racconta Tito Livio, i romani ebbero la meglio nel primo scontro in campo aperto tra i due eserciti rivali nella battaglia del Monte Gauro. In merito a questo scontro vale la pena citare un passo di Tito Livio: “« Primo davanti a tutti, il console si getta contro il nemico: quanti gli si fanno incontro, tanti ne abbatte. Tutti intorno a lui, animati da quella vista, i soldati si impegnano ciascuno per proprio conto una lotta degna di essere ricordata. ». Più difficile fu invece la situazione in cui si vide impegnato l’altro console Aulo Cornelio, i suoi uomini infatti si trovarono intrappolati in una stretta valle del Sannio, e solo la prontezza del tribuno militare Publio Decio Mure, riuscì ad evitare il peggio ai romani, permettendogli di guadagnare, senza perdite, una posizione più favorevole. Così Tito Livio racconta l’episodio:
” Quando passò di bocca in bocca la notizia che erano tornati sani e salvi gli uomini che avevano rischiato la vita esponendosi a sicuri pericoli pur di garantire la salvezza comune, tutti si riversarono loro incontro per lodarli, ringraziarli, invocarli uno per uno con il nome di salvatori, levando grazie e lodi agli dèi mentre esaltavano Decio. A questi fu concesso il trionfo all’interno dell’accampamento. ».
In quel frangente i Romani approfittarono dello sconcerto dei Sanniti per l’accaduto, per contrattaccare, ottenendo così una brillante vittoria.


In quel primo anno di guerra venne combattuta una terza battaglia nei pressi di Suessula, vinta ancora dai romani guidati da Marco Valerio, che, dopo aver preso il campo nemico lasciato sguarnito per le necessità dell’approvvigionamento, fece strage dei nemici, che si erano avventurati nelle campagne vicine nel tentativo di rifornire il campo di cibo.
Ai due consoli fu concesso così l’onore del trionfo, al quale partecipò anche il tribuno Decio Mure. La notizia delle prime vittorie dei romani, giunse anche a Cartagine, che inviò degli ambasciatori a Roma, per congratularsi della vittoria.

L’anno successivo il nuovo console Gaio Marcio Rutilo prese possesso delle truppe a difesa di Capua, ma qui si trovo ad affrontare alcuni comportamenti inappropriati dei propri soldati, che con piani sediziosi progettavano una sorta di ammutinamento per impadronirsi delle ricchezze della città. Tali elementi vennero in vari modi riconosciuti ed allontanati dagli accampamenti, ma questi,ormai venuti allo scoperto, decisero di armarsi e marciare alla volta di Roma. Solo l’intervento di Marco Valerio Corvo, da poco nominato Dittatore risolse la situazione con un accordo che soddisfò tutti, e che riuscì ad evitare uno scontro tra truppe romane, che in quel frangente sarebbe potuto risultare devastante.
La guerra si concluse nel 341 a.C., quando al console Lucio Emilio Mamercino Privernate fu affidata la campagna nel Sannio. Entrati in territorio nemico, i romani iniziarono a devastare le campagne sannitiche, finché gli stessi Sanniti non inviarono ambasciatori a Roma per chiedere la pace.
A Roma gli ambasciatori ottennero la pace con i Romani, ed il permesso di continuare la guerra contro i loro nemici di sempre, i Sidicini. Con questo trattato terminò la prima guerra sannitica, anche se durante lo stesso anno, i Sanniti dovettero subire gli attacchi dei Latini, alleati di Roma.

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