Battaglia dei Campi Catalaunici

La battaglia dei Campi Catalaunici, costituisce forse l’ultimo sussulto di un Impero romano d’occidente, ormai avviato alla sua conclusione, quando il generale romano Flavio Ezio condusse le sue truppe costituite da una coalizione di barbari e dagli alleati Visigoti, alla vittoria sui temibili Unni comandati da Attila. La battaglia dei Campi Catalaunici si svolse il 20 giugno del 451 d.C., in una pianura della Gallia, nei pressi dell’odierna Chalons en Champagne.

battaglia dei Campi Catalaunici
battaglia dei Campi Catalaunici
BATTAGLIA DEI CAMPI CATALAUNICI, CONTESTO STORICO:

Intorno al 450 d.C., il controllo romano sulla Gallia era divenuto per lo più nominale, numerose popolazioni, in maggior parte germaniche, avevano infatti preso possesso di interi territori con il più o meno esplicito consenso delle autorità imperiali, divenendo federate all’Impero. La Gallia si presentava perciò divisa tra i Franchi, stabiliti a nord della regione, tra i Visigoti che avevano invece occupato l’Aquitania e i Burgundi che si erano stabiliti più a ridosso delle Alpi. Le  motivazioni che spinsero Attila, Re degli Unni, ad invadere la lontana regione della Gallia furono innumerevoli, stando almeno ai resoconti delle fonti dell’epoca, in particolare a quello che ci tramanda lo storico bizantino Giordane. Una delle prime motivazioni che spronarono Attila a spingersi in Europa, fu la grande rivalità che lo divideva con i Visigoti di Teodorico I, rivalità fomentata ancor di più da Genserico, Re dei Vandali che alcuni suggeriscono come vero mandante dell’invasione Unna della Gallia. Un’altra valida ragione venne data ad Attila dal suo mancato fidanzamento con Onoria, sorella dell’allora Imperatore Valentiniano III. Onoria, stanca ed insofferente alla vita di corte in cui era costretta, scrisse e inviò di nascosto un messaggio al Re degli Unni, affinchè accorresse in suo soccorso per liberarla da quel tipo di vita che lei detestava. Attila, individuando in ciò anche un’ottima opportunità politica che gli avrebbe permesso addirittura di entrare nell’asse ereditario dell’Impero romano d’occidente, decise di chiedere la ragazza in sposa. Per gli stessi identici motivi però la risposta dell’Imperatore romano fu negativa, e Attila prese quel rifiuto come pretesto per invadere la Gallia.  A tutti questi fattori si aggiunse l’ascesa al trono dell’Impero d’oriente di Marciano, personaggio assai più scaltro e deciso dei suoi predecessori, e fermamente convinto nel limitare l’influenza Unna nei Balcani. Marciano rifiutò di pagare i tributi ad Attila, così il Re degli Unni per ottenere il bottino necessario per mantenere la coesione del suo esercito, partì, varcando il fiume Reno nella primavera del 451 d.C..

BATTAGLIA DEI CAMPI CATALAUNICI, CONTROMOSSE ROMANE:

Nel frattempo, il generale romano Flavio Ezio, appresa la notizia dell’invasione unna, iniziò i preparativi per tentare una contrapposizione al tembilie esercito guidato da Attila, dirigendosi dal Re dei Visigoti, Teodorico I, per chiederne il suo aiuto. Il Re dei Visigoti sapeva bene che Ezio era alla guida di un esiguo numero di truppe ausiliarie radunate in modo sommario, e non accolse di buon grado le richieste del generale romano, ritenendo molto più saggio attendere gli Unni nelle proprie terre rafforzandone le difese. Ezio  decise di non insistere oltre con Teodorico I, rivolgendosi però al magister militum locale, e futuro Imperatore, Avito, con il quale ebbe ben più successo. Avito infatti, non solo riuscì nell’impresa di far cambiare idea a Teodorico I, ma ottenne grande aiuto da molte altre popolazioni barbariche che andarono così ad incrementare in modo consistente le truppe a disposizione di Roma. Questo esercito, così variamente composto, si diresse velocemente in direzione della città di Aurelianum (odierna Orleans) che nel frattempo era stata cinta d’assedio dall’esercito di Attila, giungendovi il 14 di giugno. L’arrivo dell’esercito di Ezio coincise con l’inizio della conquista della città da parte unna, dopo che questi ultimi erano riusciti a sbrecciarne le mura, introducendovi i primi contingenti armati. Le grandi nuvole di polvere che si alzarono all’arrivo dell’esercito romano, fecero capire ad Attila che le priorità erano cambiate, ordinando agli uomini che avevano varcato le mura, di rientrare nei ranghi, e di ritirarsi da quei luoghi in cerca di un terreno più favorevole alla battaglia. Dal canto loro Teodorico ed Ezio non si accontentarono di aver salvato la città di Aurelianum dalla distruzione, e presero ad inseguire l’esercito barbarico. Il 20 giugno del 451 d.C., ai Campi Catalaunici iniziava lo scontro decisivo.

battaglia dei Campi Catalaunici
battaglia dei Campi Catalaunici
BATTAGLIA DEI CAMPI CATALAUNICI, SVOLGIMENTO DELLA BATTAGLIA:

I Campi Catalaunici sono una località ancora oggi incerta, alcuni storici collocano il teatro della battaglia all’altezza dell’odierno villaggio di Mèry sur Seine, ma l’opinione più comune la posiziona nei pressi di Chalons en Champagne. Ulteriori studi e rilevamenti archeologici più recenti potrebbero aver  però individuato più precisamente il luogo esatto dello scontro all’altezza del centro abitato di Vadenay, poco distante comunque da Chalons, e il rinvenimento nella zona di alcune ricche sepolture attribuite a nobili germanici risalenti al V secolo, confermerebbero questa nuova eventualità.

La notte prima dello scontro, seguendo le usanze del suo popolo, Attila chiese ai suoi indovini di esaminare le interiora di una vittima sacrificale, al fine di predirre il risultato della battaglia che si sarebbe tenuta da li a poche ore. Gli indovini predissero grandi rovine per gli Unni, sostenendo però d’altro canto che un importante condottiero nemico avrebbe perso la vita. Attila che in queste parole sperava che il generale nemico caduto potesse essere il suo acerrimo rivale, Flavio Ezio, preferì correre il rischio di una sconfitta disastrosa, purchè questa predizione si fosse avverata, e così iniziò a schierare il proprio esercito. Secondo lo storico Giordane lo schieramento romano andò componendosi con questi ultimi sul lato sinistro, i Visigoti sul lato destro, mentre al centro vennero sistemati gli Alani guidati dal Re, Sangibano, sulla cui lealtà sia Romani che Visigoti nutrivano più di un dubbio. Al centro della pianura su cui si sviluppava la battaglia, si stagliava un rilievo naturale che divenne ben presto il luogo cruciale dello scontro, poichè entrambi gli schieramenti lottavano per occuparlo. Quando i guerrieri unni arrivarono sulla sommità constatarono drammaticamente che Visigoti e Romani li avevano anticipati, la carica partì senza indugi e l’esercito di Attila in fuga collassò sulle file retrostanti causando un grandissimo disordine. Il Re unno tentò in ogni modo di riorganizzare le sue truppe, ma nel frattempo il Re dei Visigoti, Teodorico I, trovò la morte, sempre Giordane ci riporta due versioni sull’accaduto: nella prima, e forse più propagandistica,  si racconta che Teodorico I, durante la carica, venne sbalzato da cavallo e venne travolto dai suoi uomini, senza che questi ultimi se ne accorgessero, nella seconda, e forse più veritiera, il Re Visigoto venne trafitto dal guerriero ostrogoto, Andag. Il nome di Andag non è casuale, dal momento che lo storico Giordane, servì anni dopo sotto suo figlio, il che lascia supporre che fosse ben informato sui fatti realmente accaduti. I Visigoti continuarono la carica, minacciando la stessa incolumità di Attila che fu costretto a ripiegare all’interno del proprio campo, l’impeto dei romani e dei visigoti fu tale che gli stessi alloggi del Re unno vennero minacciati da vicino, solo l’oscurità salvò i barbari dalla totale disfatta e lo stesso Ezio perse i contatti con i suoi uomini costringendolo a passare la notte fra gli alleati Goti. Il giorno dopo iniziò l’assedio al campo degli unni, visigoti e romani contavano sulla scarsità di rifornimenti che gli unni avevano a disposizione, lo stesso Attila fece erigere al centro del campo una catasta di materiale vario, da utilizzare come eventuale pira funeraria per se stesso pur di non cadere in mano nemica. Mentre Attila era imprigionato nei suoi alloggi i Visigoti perlustravano il territorio cicostante alla ricerca del corpo di Teodorico, localizzandolo infine al di sotto di molti cadaveri. Una volta recuperato il corpo, il figlio Torismundo si decise ad assaltare il campo, ma ne fu dissuaso da Flavio Ezio che anzi lo convinse a rientrare nella città di Tolosa per far valere i suoi diritti di successione al trono, prima che l’avessero fatto i suoi fratelli. Lo stesso stratagemma Ezio lo utilizzò con i Franchi, rimanendo di fatto padrone assoluto delle operazioni. Attila che assisteva dall’interno del suo accampamento all’allontanamento dei Visigoti, interpretava questa mossa come una finta per invogliarlo ad uscire dal campo, ragion per cui preferì ancor di più trincerarsi all’interno, questo per qualche tempo, almeno fino a quando non ritenne sufficientemente tranquilla la situazione da poter ritirare il suo esercito. La ritirata degli Unni fin oltre il fiume Reno avvenne tranquillamente, la vittoria romana fu netta ma non decisiva, lo stesso Ezio decise di non inseguire gli unni durante la ritirata per timore che il loro annientamento avrebbe troppo accresciuto la forza degli alleati Visigoti. La ritirata unna fu momentanea, in quanto Attila, frustrato dall’insuccesso in Gallia, l’anno successivo rivolse i suoi armati verso l’Italia.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.