L’Editto di Milano

L’editto di Milano, noto anche come editto di Costantino o editto di tolleranza, è un accordo stipulato nel febbraio del 313 d.C., dai due “Augusti” dell’Impero romano; Costantino per la parte occidentale e Licinio per la parte orientale. L’editto di Milano venne sottoscritto al fine di uniformare la politica religiosa che accomunava entrambe le parti dell’Impero, e le conseguenze portate da tale accordo sono, ancora oggi,  tali da farne una data  fondamentale per la storia  occidentale.

Secondo la tradizione, Costantino e Licinio firmarono l’editto a Milano, all’epoca capitale dell’Impero d’occidente, concedendo di fatto a tutti i cittadini, anche a coloro che erano di religione cristiana, di venerare liberamente le proprie divinità. Altre fonti, più recenti, ritengono che i due “Augusti”, piuttosto che promulgare un editto vero e proprio, decisero di attuare le misure contenute nell’editto di Galerio del 311 d.C., con il quale terminavano le persecuzuioni verso i cristiani, emanando poi precise disposizioni ai vari governatori delle province.

Lapide nella Chiesa di San Giorgio al Palazzo, attigua ai resti del palazzo imperiale, sede dell'incontro tra Costantino e Licinio.
L’editto di Milano, lapide nella Chiesa di San Giorgio al Palazzo, attigua ai resti del palazzo imperiale, sede dell’incontro tra Costantino e Licinio.

L’EDITTO DI MILANO, CONTESTO STORICO:

Al termine del III secolo d.C., un’importante riforma nell’ambito del potere imperiale, veniva attuata. Si trattava della tetrarchia, da quel momento in poi il potere passava dalle mani di un solo uomo, ad un collegio composto da due “Augusti” e due “Cesari”. Il territorio dell’Impero veniva così diviso in quattro settori per essere meglio governato, e per la prima volta Roma  cessava di essere la capitale dell’Impero e il centro nevralgico del potere. Nel 306 d.C., il generale romano, Massenzio, ritenendo di occupare il vuoto di potere che si era formato a Roma, visto che le capitali dell’Impero d’occidente erano state trasferite a Treviri e a Milano, invase con il suo esercito l’Urbe. Due anni più tardi l’Augusto d’oriente, Galerio, incaricò il suo generale, Licinio di eliminare Massenzio, ma il suo tentativo fallì miseramente. Nel 311 d.C., Galerio firmò il suo ultimo atto, concendendo il perdono ai cristiani e ponendo così fine alle persecuzioni nei loro confronti. Nel frattempo, lo scaltro Licinio, che ambiva al trono di Augusto per l’oriente, strinse segretamente un patto con Costantino, con l’intenzione di eliminare dai giochi Massimino Daia, “Cesare” di Galerio, e per suggellare il patto, Costantino promise in sposa a Licinio, la propria sorella, Costanza, la tetrarchia sarebbe così giunta al termine lasciando al comando assoluto Costantino in occidente e Licinio in oriente. Nella primavera del 312 d.C., Costantino scese con il suo esercito in Italia per fronteggiare ed eliminare definitivamente Massenzio, andandosi a scontrare con lui il 28 ottobre di quell’anno nella celebre battaglia di Ponte Milvio, alla vigilia della quale, secondo le tradizioni cristiane, Costantino sarebbe stato folgorato da una visione divina, che l’avrebbe poi guidato alla vittoria, un articolo specifico a riguardo è presente già nel nostro blog. Costantino uscì completamente vittorioso dalla battaglia ed entrò a Roma in trionfo, evitando però di salire sul Campidoglio, mostrando per la prima volta ai cittadini dell’Urbe, un Imperatore che non eseguiva i tradizionali sacrifici agli Dei. Anche se la tradizione vuole che l’Imperatore d’occidente si sia convertito al cristianesimo, le fonti giunte ai giorni nostri, non smentiscono, ma nemmeno confermano questa versione, lasciando la questione avvolta nell’incertezza e nel dubbio.

Costantino rimase a Roma pochissimo tempo e già nel gennaio del 313 d.C., si diresse a Milano, città scelta per il matrimonio di Licinio con la sorella Costanza. Nell’occasione i due concordarono una linea comune in materia religiosa, dando piena attuazione a quanto scritto da Galerio un paio di anni prima, probabilmente integrandovi alcune norme aggiuntive. Dopo questo accordo la religione cristiana passò dall’essere tollerata ad essere pienamente appoggiata. Licinio però, legato ancora alle antiche tradizioni, non faceva della materia religiosa una sua prerogativa, fissando i suoi obiettivi più sul lato meramente politico, così per compiacere il suo alleato e per assecondare le sue mire, sconfisse in battaglia Massimino Daia in Tracia, reo di continuare le persecuzioni cristiane in oriente, dove la nuova religione non era ancora vista di buon occhio. Dopo questi eventi Licinio pose fine alle persecuzioni anche in oriente, permettendo ai cristiani di costruire i propri luoghi di culto, disponendo inoltre che a loro fossero restituite tutte le proprietà confiscate. Tali disposizioni vennero rese note pubblicamente a Nicomedia dove il preambolo del testo diviso in dodici punti recita:

«Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità.»

 

L’EDITTO DI MILANO, DECRETI SUCCESSIVI:

La diarchia che si venne a creare fra Costantino e Licinio si protrasse per circa 11 anni,  i due sovrani di fatto governavano lo stesso Impero, ma in pratica in due regni del tutto separati. L’equilibrio si ruppe nel 323 d.C., e nel 324 d.C., dopo una serie di dure battaglie, Costantino sconfisse il rivale Licinio costringendolo a cedergli tutto l’oriente da lui governato. L’Impero tornò ancora una volta ad essere guidato da un unico Imperatore, dopo di che, Costantino emanò un’altra serie di editti in favore dei cristiani. Questi nuovi provvedimenti miravano a: “far confluire in un’unica forma e idea le credenze religiose di tutti i popoli», e poi «di rivitalizzare e riequilibrare l’intero corpo dell’Impero, che giaceva in rovina come per l’effetto di una grave ferita”.

I nuovi provvedimenti emessi da Costantino furono i seguenti:

Nel 321 d.C.,  stabilì che la domenica fosse riconosciuta anche dallo Stato come giorno festivo (Dies Solis).

Nel 324 d.C., proibì magie e riti legati alle antiche tradizioni religiose, stabilì la chiusura dei templi e vietò che nei circhi fossero sacrificati i condannati a morte.

Nel 325 d.C., Costantino convoca e presiede al primo concilio ecumenico di Nicea

Nel 326 d.C., emanò una legge che proibiva l’adulterio e stabilì che gli ebrei non potessero più convertire gli schiavi ne tanto meno praticare su di loro la circoncisione. Il clero assunse così un’importanza sempre maggiore.

Va comunque ricordato che Costantino non proibì mai il culto pagano, manifestando anzi in più occasioni profondo rispetto verso chi si sentiva legato alle vecchie tradizioni, cercando con loro un continuo dialogo. Costantino sapeva inoltre che gran parte dei senatori continuavano a professare la religione tradizionale, decidendo così di impostare con loro una politica di compromessi,  che tendeva ad evitare l’insorgere di tensioni e malintesi, e il fatto che il Senato, nel 315 d.C., abbia deciso di innalzare e dedicare a Costantino, un sontuoso arco di trionfo, ancora oggi fra i monumenti simbolo della città di Roma, lascia ben immaginare che la linea da lui seguita ebbe un grande successo.

credits to:

https://www.studiarapido.it/editto-di-milano-e-liberta-di-culto/#.XdReg9VKhHM

 

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