Campagne Partiche di Caracalla

Le campagne partiche di Caracalla, svoltesi dal 215 al 217 d.C., rappresentano un nuovo successo delle armi romane in oriente, seppur non così decisivo per la supremazia del vicino regno d’Armenia, dopo questa disfatta i Parti vennero sostituiti dal 224 d.C., dalla dinastia dei Sasanidi.

Campagne Partiche di Caracalla
Campagne Partiche di Caracalla

Campagne Partiche di Caracalla, contesto storico:

Solo una breve parentesi, causata dal breve regno di Macrino fra il 217 e il 218 d.C., interruppe il regno della dinastia dei Severi, inziata con il suo capostipite, Settimio Severo, nel 193 d.C., e terminata con  Alessandro Severo, suo ultimo discendente. Questa nuova dinastia nacque sulle rovine dell’ennesima guerra intestina che sconvolse l’Impero romano, durante la quale insieme a Settimio Severo,  anche Pescennio Nigro, Didio Giuliano e Clodio Albino tentavano di contendersi il trono imperiale. Settimio Severo emerse vincitore da queste turbolente vicissitudini, dopo di che grazie alle sue campagne militari in oriente, restituì a Roma in modo permanente la Mesopotamia settentrionale, trasformandola come fecero i suoi predecessori, Traiano e Lucio Vero, in una provincia romana governata da un “Praefectus Mesopotamiae”, di rango equestre. Per questi brillanti risultati, Settimio Severo ottenne il titolo di “Parthicus Maximus”, gli fu tributato il giusto trionfo, e venne eretto nel Foro romano un arco trionfale a lui dedicato, ancora oggi ammirato da migliaia e migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.

Campagne Partiche di Caracalla
Campagne Partiche di Caracalla

Campagne Partiche di Caracalla, il “casus belli”:

L’Imperatore Caracalla, dopo aver tamponato le invasioni barbariche sul fronte danubiano, passò in rassegna tutti gli accampamenti di presidio della Pannonia e della Mesia, prima di spostarsi in Tracia nei pressi del confine macedone. In questi luoghi tentò in tutti i modi di ravvivare il ricordo del grande Alessandro Magno, personaggio dal quale Caracalla subiva da sempre un grande fascino. Ordinò quindi che ogni statua o dipinto che rappresentassero il grande condottiero, fossero esposti in ogni città, arrivando addirittura a riempire i templi della stessa Roma con statue e dipinti, ma che avessero però il suo volto, quasi che Caracalla fosse un secondo Alessandro. Lo storico greco Erodiano ci racconta che alcune di queste sculture apparivano assai ridicole, aggiungendo inoltre che lo stesso Imperatore amava vestire in stile macedone, con stivaletti e un copricapo a larghe tese. Come se non bastasse, Caracalla, sempre più coinvolto dalla figura di Alessandro Magno, creò la prima unità militare romana di stampo macedone, una legione di “Lanciarii”, la “Legio II Parthica Antoniana”, somigliante in tutto e per tutto alla famosa falange dell’esercito macedone. Caracalla proseguì il suo viaggio fino ad Antiochia, da dove iniziò i primi preparativi per la campagna contro i Parti che già aveva in mente di intraprendere. Nell’inverno del 215 d.C., Caracalla fece ritorno ad Antiochia dopo un viaggio ad Alessandria d’Egitto dove ebbe modo di soffermarsi sul sepolcro del suo grande eroe, Alessandro. Sempre più devoto alle imprese del condottiero macedone, e sempre più desideroso di ripercorrerne le orme, provocò lo scontro con il Re dei Parti, Artabano V.  Proprio riguardo al desiderio di Caracalla di seguire le gesta di Alessandro Magno, ancora lo storico Erodiano ci racconta che:

“desideroso di guadagnarsi il titolo di “Parthicus”, oltre al fatto di essere in grado di riferire ai Romani che aveva conquistato tutti i barbari orientali, sebbene vi fosse ormai la pace dovunque, predispose il seguente piano. Scrisse una lettera al re dei Parti, ed inviata allo stesso un’ambasciata carica di doni assai preziosi e di pregevole fattura. Scrisse al re che voleva sposare sua figlia. Non era giusto che colui che era imperatore, e figlio di un imperatore, diventasse il genero di un semplice e privato cittadino. Il suo desiderio era quello di sposare una principessa, la figlia di un grande re. Egli sottolineava che Romani e Parti erano gli imperi più grandi del mondo, e sarebbero divenuti alleati grazie a questo matrimonio, risultando un impero senza avversari, ora che non sarebbero più stati divisi dal fiume Eufrate. Il resto delle nazioni barbare ora non soggette alla loro autorità, avrebbero potuto essere facilmente ridotte all’obbedienza, che fossero semplici tribù o confederazioni. Inoltre, la fanteria romana era invincibile nel combattimento ravvicinato con le lance, mentre i Parti avevano una grande forza d’urto con i loro arcieri a cavallo.”.

I continui doni e le assidue richieste di Caracalla ad Artabano V, di unire le forze fecero infine breccia nell’animo dello scettico Re orientale che acconsentì al matrimonio. L’Imperatore romano nella primavera del 216 d.C., attraversò quindi i fiumi Tigri ed Eufrate penetrando nei territori dei Parti quasi come se fossero già di sua proprietà. Le genti di quelle terre al suo passaggio lo accoglievano ovunque con grandi doni e sacrifici e Caracalla finse per tutto il tragitto di esserne lusingato, fino a quando giunse nei pressi del palazzo imperiale di Artabano V. Il Re dei Parti felice dell’arrivo del futuro genero, mosse dal palazzo per accoglierlo, ma Caracalla, ad un gesto convenuto, ordinò al suo esercito un attacco improvviso che portò al massacro di tutta la folla festante che assisteva all’incontro. Lo stesso Artabano rimase ferito e a stento fu salvato dalle sue guardie del corpo, l’esercito partico preso totalmente alla sprovvista non ebbe la minima possibilità di resistere. Questi i fatti che portarono alla guerra i due imperi.

Campagne Partiche di Caracalla, le fasi del conflitto:

Nel 216 d.C., con questo tradimento, Caracalla iniziò le ostilità, facendo grande strage di nemici presso la città di Arbela, dissotterrando inoltre le spoglie degli antichi Re e disperdendone le ossa, dopo di che proseguì verso la Media incontrando scarsa resistenza, ma al contempo, bruciando insediamenti e fortezze, permettendo ai propri soldati di abbandonarsi ai saccheggi e a razziare tutto ciò che potevano. I saccheggi e le devastazioni dei romani giunsero fin sulle sponde del Mar Caspio quando ormai stanchi e saturi decisero infine di fare ritorno in Mesopotamia. Secondo Cassio Dione, Caracalla era assai audace e risoluto nel minacciare e nel compiere azioni improvvise e inaspettate, ma quando i Parti iniziarono ad organizzare i propri eserciti per vendicare il tradimento ricevuto, cadde nel terrore più completo. L’Imperatore Caracalla non perse comunque tempo a spedire ambascerie al Senato nelle quali si raccontavano le sue grandi imprese, non che la totale sottomissione di tutti i regni di Partìa. I senatori, probabilmente all’oscuro di come si erano realmente svolti i fatti, tributarono a Caracalla, che nel frattempo trascorreva l’inverno ad Edessa, un nuovo trionfo, onorandolo inoltre con il titolo di “Parthicus”.

Nel 217 d.C., mentre Caracalla preparava una nuova spedizione contro i Parti, durante un viaggio a Carre, teatro della famosa disfatta romana in cui trovò la morte Marco Licinio Crasso, venne assassinato per mano di uno dei suoi generali, Marco Opellio Macrino. Ancora lo storico Erodiano ci racconta che il generale romano, stanco di essere ripetutamente sbeffeggiato in pubblico dal suo Imperatore, venne spinto ad ordire una congiura nei suoi confronti che portò all’assassinio dello stesso. Morto Caracalla, Macrino si fece proclamare Imperatore, e facendo ritorno ad Antiochia, si ricongiunse col figlio Diadumeniano che nominò suo “Cesare”. Le operazioni militari proseguirono in Mesopotamia, giacchè Artabano V, desiderava recuperare tutti i territori perduti l’anno precedente, riuscendo a sconfiggere un’armata romana nei pressi di Nisibi, ottenendo poi una vantaggiosa pace, che comunque permetteva a Roma di mantenere i suoi possedimenti in Mesopotamia.

Campagne Partiche di Caracalla, conseguenze:

Al termine di questi eventi, la provincia di Mesopotamia venne ampliata, probabilemente fino alla città di Hatra, almeno fino al 229-230 d.C., quando la subentrante dinastia Sasanide cambiò drasticamente i rapporti col vicino Impero Romano, passando al contrattacco. Il Regno d’Armenia, da sempre oggetto di contesa fra i due Imperi, continuò a fungere da ago della bilancia, in un continuo susseguirsi di scontri e battaglie che videro affermarsi ora uno ora l’altro Impero.

Si ringrazia per le foto:

https://www.gruppoarcheologico.it/caracalla-211-217/

https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/mappastorica/44/la-spedizione-di-settimio-severo-contro-i-parti

 

 

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