Gaio Ofonio Tigellino

Gaio Ofonio Tigellino fu il vero braccio destro di Nerone, ambizioso, rozzo, e senza scrupoli, fu il vero esecutore delle nefandezze di cui si macchiò l’Imperatore, negli ultimi anni del suo regno, e accusato da più parti di aver fatto ripartire, dopo che le fiamme parevano quasi domate,  il tremendo incendio, che nel 64 d.C., rase al suolo quasi tre quarti della città.

Gaio Ofonio Tigellino, nacque in Sicilia nei dintorni di Agrigento nel 10 d.C., da una famiglia di umili origini. Della sua giovinezza pochissimo si sa, solo Tacito ci indica fin dai suoi primi anni, la sua profonda immoralità, e i suoi primi lavori come addestratore di cavalli, un’attività che gli permise di fare fortuna, gestendo alcuni ippodromi in Puglia e Calabria, dove aveva ereditato alcuni possedimenti, e che già a vent’anni lo portò a Roma, a stretto contatto con la famiglia imperiale. Già nel 39 d.C., i suoi vizi lo portano ad essere al centro dell’attenzione, accusato di adulterio con Agrippina e Giulia Livilla, (le sorelle superstiti di Caligola), Tigellino venne esiliato dalla città fino al 41 d.C., quando l’avvento di Claudio gli permise di fare ritorno, ma non di avvicinarsi al palazzo imperiale.

Attorno al 60 d.C., stabilitosi stabilmente a Roma, Tigellino entrò nelle grazie dell’Imperatore. Per il sovrano, grande amante delle corse coi carri e appassionato di cavalli, non fu complicato avvicinarsi, e fra i due si creò da subito una grande sintonia, che li portò a condividere ogni vizio e crudeltà. In poco tempo Gaio Ofonio Tigellino divenne Praefectus Urbi, a capo delle coorti urbane che sorvegliavano la città, dopo di che, un paio di anni più tardi, nel 62 d.C., alla morte del comandante dei pretoriani, Afranio Burro, gli succedette nell’incarico. In pochi anni Tigellino era diventato una delle personalità più potenti di Roma. Immediatamente prese a screditare i suoi colleghi prefetti, Fenio Rufo (che poi cadrà fra le vittime della congiura messa in atto da Pisone per eliminare Nerone), e Ninifidio Sabino, per potersi ergere come solo e unico consigliere dell’Imperatore, addirittura fabbricò false prove che giustificavano l’omicidio della prima moglie di Nerone, Claudia Ottavia, infine famose furono le sue feste orgiastiche, organizzate nel bacino di Agrippa, che crearono profondo sdegno per la loro totale immoralità.

Gaio Ofonio Tigellino
Gaio Ofonio Tigellino

Durante il terribile incendio del 64 d.C., che arse buona parte della città, Tigellino fu accusato di aver nuovamente appiccato le fiamme, dopo che queste sembravano quasi spente, i sospetti caddero su di lui in quanto l’incendio riprese vigore proprio dai suoi possedimenti. Tuttavia la storia e i ritrovamenti archeologici, hanno in parte riscritto quegli eventi, giunti fino a noi dagli scritti di autori totalmente contro Nerone, e che miravano a screditarlo anche agli occhi della storia. Noi oggi sappiamo invece che il sovrano, e di conseguenza anche il suo braccio destro, fecero di tutto per aiutare la popolazione sconvolta e ferita, trasformando in una autentica tendopoli i loro giardini privati, garantendo un sostegno a quante più persone possibili. Qualcosa però era cambiato e se Nerone nella prima parte del suo regno si fece ben volere da cittadini ed esercito, non fu più così nei suoi ultimi anni. Le voci che lo volevano come vero esecutore di quell’immane tragedia, presero a turbarlo sempre più, oltretutto l’aver sventato una congiura tesa ad eliminarlo fisicamente, lo portò a non fidarsi praticamente più di nessuno.  Dopo la scoperta  della congiura, la moglie di Nerone, Poppea Sabina e Tigellino formarono una sorta di consiglio privato che portò alla morte di molte personalità in vista dell’epoca, anche se non implicati nella vicenda, ma ritenuti comunque scomodi,  su tutti, il filosofo Seneca, e lo scrittore Petronio Arbitro.

In quegli ultimi anni la fama di Gaio Ofonio Tigellino andava di pari passo con quella di Nerone, i due infatti si abbandonarono ad ogni crudeltà, fino a quando la stella dell’Imperatore non conobbe la sua caduta, che portò a varie ribellioni nelle fila dell’esercito. Compreso che la fine di Nerone era prossima, Tigellino, fedele alla sua subdola indole, voltò le spalle al suo sovrano per appoggiare l’anziano Galba, che con le sue legioni stava marciando su Roma dalla penisola iberica. Sfortunatamente per lui però, Galba non ebbe vita lunga e dopo pochissimi mesi di regno, il successore Otone, ordinò una lista di proscrizione all’interno della quale vi era anche il nome di Gaio Ofonio Tigellino. L’ex prefetto di Nerone, non attese neppure di essere giustiziato ma preferì togliersi la vita con le proprie mani, a Sinuessa, odierna Mondragone, dove si trovava nel 69 d.C..

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