Monete Commercio e Propaganda

Monete commercio e propaganda, una triade sempre andata di pari passo nel corso della storia di Roma, a partire dalla sua fondazione, quando le monete ancora non esistevano, ma erano presenti dei metalli, valutati a peso che rappresentavano lo strumento di scambio nei commerci, in sostituzione del più antico baratto. Il metallo più ricorrente era certamente il bronzo, fuso in blocchetti dalle forme irregolari, e dalle più disparate dimensioni.

Monete commercio e propaganda
Monete commercio e propaganda

In questo primo periodo, l’inconveniente più disagevole era senza alcun dubbio l’operazione di peso di ogni singolo blocchetto, per ogni attività di scambio, le monete romane infatti fecero la loro comparsa solo più avanti, e in particolare nel secondo periodo repubblicano, permettendo non solo un notevole sviluppo del commercio, ma trasformandosi anche in  un innovativo sistema propagandistico. Ogni moneta poteva essere marchiata a seconda di ciò che si voleva portare all’attenzione della popolazione, si potevano così trovare denari con l’effigie di una personalità di spicco (il sovrano in epoca imperiale), oppure una scena che rappresentava un fatto rilevante, una celebrazione religiosa, oppure ancora una grande vittoria militare.

La prima moneta che fece la sua comparsa nella Roma repubblicana, più o meno nel 335 a.C.,  fu l’asse, in particolar modo nei commerci marittimi. Il suo peso, inizialmente corrispondeva a circa 270 grammi, per poi aumentarlo fino a 327, ma le cose cambiarono in breve tempo, già nel 300 a.C., quando i romani entrarono in contatto con la popolazione greca dell’Italia meridionale, le monete in bronzo risultarono infatti già inadatte e di poco valore, in quanto i greci utilizzavano già monete d’argento molto più preziose. Vennero così presi provvedimenti in breve tempo. le prime monete d’argento romane furono il didramma e il vittoriato, che però non raggiunsero una grossa diffusione, discorso diverso invece fu per il Denario, la moneta d’argento alla base di tutta l’economia romana dell’epoca, e coniato a partire dal 268 a.C.. Il suo valore corrispondeva a dieci assi, ma in breve tempo, a causa di una improvvisa svalutazione, la conversione divenne  in 16 assi, un processo che lentamente portò questa moneta  ad un graduale declino in peso e purezza.

Monete commercio e propaganda conobbero una vera impennata a partire dal 250 a.C., quando si cominciarono le prime emissioni di monete d’oro. Gli Aurei, specialmente a partire dai territori della Campania, in cui erano chiamati statere, vedevano raffigurati su di essi il Giano bifronte, e conobbero immediatamente una grande diffusione che portò ad una regolare distribuzione dal I secolo a.C., fino al IV secolo d.C., quando venne soppiantato dal solido. Secondo le fonti, pare che ad emettere il primo aureo fu proprio Giulio Cesare nel 49 a.C., una moneta che recava su di un lato la testa di Venere, dando così inzio alla  tradizione di mantenere sul denaro un’effigie del princeps, o di un suo congiunto, da una parte, e di una scena gloriosa o religiosa dall’altra. Nel 15 a.C., Ottaviano Augusto si rese protagonista della prima vera riforma monetaria, che vedeva l’imperatore romano detenere il pieno controllo sull’emissione delle monete  d’oro e d’argento per ciò che riguardava le spese dello Stato, mentre al Senato restava la gestione sulla coniazione delle monete di bronzo, generalmente scambiate fra la popolazione comune. La produzione di monete d’oro conobbe poi un profondo rallentamento all’epoca di Marco Aurelio, fino ad arrivare al 309 d.C., quando Costantino introdusse il solido, con l’intenzione che andasse a sostituire l’aureo come moneta di base. Il solido di forma più grande e più sottile rispetto all’aureo conobbe una larghissima diffusione, specialemnte nella parte orientale dell’impero.

Per tutto il periodo imperiale gli aurei e i denari d’argento furono sottoposti a continui cambiamenti, in base al sovrano che saliva al trono, sono infatti da segnalare le riforme monetarie di Nerone e di Domiziano, riforme che si basavano più che altro sulle modifiche di peso di ogni singola moneta, a seconda del periodo di maggiore o minore svalutazione, fino ad arrivare al 272 d.C., quando Aureliano, cercando di riportare in auge monete meno usate, limitò l’attività di alcune zecche locali. Successivamente, Diocleziano, per arginare la crisi sviluppatasi nei decenni del periodo dell’anarchia militare, impose una ferrea riforma monetaria e fiscale. Tali nuove norme promossero la nascita di altre zecche, distribuite nelle varie province imperiali, riportando il vecchio aureo ad avere più peso, e quindi più valore. Come detto, con l’avvento di Costantino le cose cambiaeranno in maniera sostanziale, la sua riforma ricorderà quella di Augusto, con la differenza che il solido prenderà il posto dell’aureo, mentre la moneta d’argento si sarebbe chiamata siliqua. Per le monete in bronzo il comune follis, veniva sostituito con il nummo. Tale sistema monetario rimase in vigore fino al termine dell’impero romano d’occidente.

monete commercio e propaganda come strumento di potere:

Anche per questo le monete romane sono uno dei rari oggetti, al di fuori di documenti scritti, da cui gli storici attingono a piene mani per comprendere meglio la storia, la vita sociale e politica dell’epoca. Le rappresentazioni sulle monete romane non seguiranno quella staticità che contraddistingueva le principali coniazioni greche, bensì continuarono ad adattarsi ai tempi facendo acquisire loro un carattere propagandistico, sia nel periodo repubblicano sia e soprattutto in quello imperiale. Ma il cambiamento effettivo arriverà proprio con Giulio Cesare che si impadronirà della moneta, ponendovi il suo ritratto.
Questo enorme  privilegio gli fu concesso dal Senato insieme ad altri onori, dopo il suo ritorno trionfale dalla Spagna nell’ottobre del 45 a.C. Con Cesare si ha dunque il primo ritratto di personaggio vivente sulla moneta romana; né Silla né Pompeo avevano osato tanto. Ma da questo momento in poi i principali uomini politici che si disputeranno il potere dopo la sua morte, porranno sulla moneta il loro ritratto.

Ma non solo, da lì in avanti, l’immagine dell’imperatore verrà spesso associata a quella delle divinità, per affermare l’origine soprannaturale  del suo potere. Un altro illustre esempio di uso del denaro a fini di propaganda, non più per celebrare il culto della personalità bensì per decantare la superiorità culturale e tecnologica di Roma è il sesterzio sul quale venne raffigurato il Colosseo. L’Anfiteatro Flavio, fu iniziato nel 72 d.C. dall’imperatore Vespasiano. Questa monumentale opera architettonica, fu il più grande stadio mai realizzato nell’antichità e sorse sopra un laghetto artificiale che Nerone aveva fatto costruire in uno dei giardini della sua Domus Aurea, dove si trovava una enorme statua di bronzo in suo onore, un colosso quindi che diede il nome all’arena.

Venne inaugurato nell’80 dall’imperatore Tito, figlio e successore di Vespasiano, che per l’occasione fece battere una bellissima moneta sulla quale si vedono una fontana detta Meta Sudans, e dall’altro lato un edificio ed un porticato che non ci non più.

Monete commercio e propaganda
Monete commercio e propaganda

Credits to:

https://www.onlinesim.it/blog/monete-politica-denaro-mezzo-comunicare-masse/

https://www.capitolivm.it/societa-romana/le-monete-romane-commercio-e-propaganda/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.