I 300 legionari di Cesare

Per quello che riguarda la storia de: i 300 legionari di Cesare, possiamo davvero ritenerci fortunati. Si, perchè è proprio grazie ai commentarii scritti dalla sua mano o da quelle dei suoi più stretti collaboratori, che ancora oggi possiamo apprezzare da vicino, lo svolgimento di alcuni fatti che altrimenti si sarebbero dispersi fra le foschie dei secoli trascorsi. Questi scritti ci raccontano con gli occhi di chi ha veramente vissuto quei momenti, i reali accadimenti di una battaglia, o le gesta eroiche di alcuni elementi dell’esercito romano, offrendoci uno sguardo a dir poco privilegiato su fatti trascorsi più di venti secoli fa. Naturalmente non ci si può aspettare che la narrazione sia del tutto imparziale, anzi, spesso è proprio l’esatto contrario, e ciò che ci viene tramandato da Cesare e i suoi uomini è quanto di più partigiano ci possa essere, ma questo però non scalfisce minimamente il valore di questi racconti che ci consentono un autentico viaggio indietro nel tempo.

I 300 legionari di Cesare
I 300 legionari di Cesare

I 300 legionari di Cesare e la loro straordinaria resistenza, fanno parte di questi scritti, consegnandoci un aneddoto drammatico ma altrettanto coinvolgente, di cui pochi sono a conoscenza. Ci troviamo in Britannia nel 55 a.C., e dopo essere stato il primo romano ad aver messo piede sull’isola, il proconsole e i suoi uomini si preparano ad attraversare il canale della Manica per far ritorno ai quartieri generali in Gallia. Era verso la fine di Settembre, quando approfittando del bel tempo, considerando anche il cattivo stato di alcune delle sue navi, i romani iniziarono i preparativi per imbarcarsi. Attorno alla mezzanotte del giorno prescelto, le ancore si levarono e le navi presero il largo, ma come era composta la flotta romana? per questa spedizione Cesare poteva contare su di almeno 80 navi da carico, ovvero quante ne occorrevano per il trasporto di due legioni, 18 vascelli adibiti per il trasporto dei cavalli, più un numero imprecisato di altri velieri da guerra. Mentre per quasi tutte le imbarcazioni la traversata fu senza intoppi, così da attraccare come previsto al porto di Portus Itius (nei pressi dell’odierna Boulogne) sulle terre della tribù dei Morini che Cesare aveva pacificato prima della partenza, per due di questi vascelli la traversata fu più problematica, riuscendo ad arrivare sulla terra ferma più a sud rispetto al grosso dell’esercito. Da queste due navi sbarcarono 300 legionari, che non si curarono più di tanto dell’accaduto, in fondo i loro animi temprati avevano sicuramente sopportato cose ben peggiori, così si riorganizzarono e si misero in marcia per congiungersi con tutti gli altri. Sicuramente i 300 legionari di Cesare erano ben lungi da essere preoccupati, anche perchè come ricordato in precedenza, Cesare aveva già provveduto a pacificare quella zona prima di imbarcarsi per la Britannia, ma si sa l’animo dei barbari è molto volubile, così messi sull’avviso da chi aveva assisitito alla marcia di quella esigua colonna di soldati, alcuni gruppi di guerrieri si radunarono per tentare di guadagnarsi un facile bottino.

Cesare nei suoi commentarii, specifica che inzialmente il numero dei guerrieri gallici non era molto alto, ma comunque abbastanza superiore ai suoi 300 uomini. Subito i barbari circondarono la colonna romana, intimando agli uomini di arrendersi e consegnare loro tutto ciò che avevano di prezioso, se volevano avere salva la vita. Per tutta risposta i 300 legionari di Cesare si chiusero rapidamente in cerchio rifiutando la resa, e l’attacco dei galli partì immediatamente. Il fragore delle armi e le grida che si levarono da quel luogo fece si che altri gruppi di barbari si avvicinassero, prendendo le parti dei loro compagni, qui Cesare arriva ad affermare, forse esagerando un pò, che i Morini accorsero in numero non inferiore alle sei mila unità

I 300 legionari di Cesare
I 300 legionari di Cesare

Nel frattempo anche Cesare venne informato dello scontro, qui le fonti non ne fanno accenno, ma è plausibile che il generale romano accortosi della mancanza di due navi e di alcune centinaia di uomini, abbia mandato alcuni esploratori alla ricerca di notizie utili per individuarli. In breve tempo Giulio Cesare radunò tutta la cavalleria e la inviò in soccorso del suo reparto ormai completamente circondato e sotto pesantissimo attacco, qui però lo stesso proconsole della Gallie, non è molto ricco di particolari nel raccontare come si svolse lo scontro, Cesare ci dice solo che gli uomini ressero l’urto per ben quattro ore, subendo pochissime perdite, e infliggendone molte al nemico. Chiusi a cerchio, non sapremo mai se la loro sia stata una mossa per combattere fino alla morte, oppure solo una tattica per resistere il più possibile in attesa dei soccorsi, che infatti arrivarono con tutto il fragore della cavalleria, i barbari a quella vista sbandarono subito e persero il loro proverbiale coraggio, dandosi ad una fuga disordinata, che finì con il loro totale annientamento per opera dei cavalieri all’inseguimento.  Vediamo ora per intero come Giulio Cesare racconta gli eventi:

“Poco dopo mezzanotte salpai, approfittando di un vento favorevole, e tutta la mia flotta raggiunse il continente  in modo sicuro. Tuttavia, due dei trasporti non furono in grado di arrivare negli stessi porti degli altri e furono trasportati molto più a sud. Quando circa 300 soldati erano sbarcati da queste due navi e avevano iniziato a marciare verso il nostro accampamento, i Morini, che erano rimasti in uno stato di pace quando ero partito per la Britannia, pensarono che qui c’era una possibilità di saccheggio. Li circondarono, inizialmente con solo un piccolo gruppo di uomini, e dissero loro di posare le armi se non volevano essere uccisi. I nostri uomini, invece, formarono un anello e si difesero a circa 6.000 indigeni raccolti lì. Quando questo mi fu riferito, inviai tutta la cavalleria nel campo per alleviarli. Nel frattempo i nostri soldati resistettero con il massimo coraggio, uccidendo alcuni nemici e subendo solo alcune ferite. Non appena arrivarono i nostri con la cavalleria, i nemici gettarono via le loro armi e fuggirono. Ne abbiamo uccisi un gran numero “

Questo piccolo episodio, se vogliamo quasi insignificante, visto nella totalità della campagne di Cesare in Gallia, ma che  innescò una dura rappresaglia romana nei confronti dei Morini, già dal giorno seguente, ci racconta che i grandi eventi storici non sono scritti solo dai grandi uomini, ma anche e soprattutto dai tanti, senza un nome, che per loro hanno combattuto e dato la vita, compresa la grandezza di Giulio Cesare che appartiene in gran parte anche al coraggio dei suoi legionari.

Credits to:

https://tribunus.it/2020/02/27/i-300-di-cesare/

https://antoniolombardi00.altervista.org/i-300-di-roma.html

 

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