Roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli

Ancora oggi è Roma una città distrutta e ricostruita nei secoli, più e più volte. Fin dai tempi antichi infatti la città ha consociuto fasi di rovina e di nuove ricostruzioni, che solitamente avvenivano sulle stesse fondamenta degli edifici abbattuti. Gli ingegneri dell’epoca non facevano altro che rimuoverne le coperture e ricoprirli di terra, permettendo in modo forse inconsapevole, una buona conservazione di vari ambienti ad uso abitativo, che a loro volta sarebbero poi stati nuovamente interrati, fino a formare una vera stratificazione, ben visibile sul Colle Oppio oppure sull’Aventino, ma anche in altre zone della città.

roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli: innalzamento del terreno per motivi igienici:

Il primo innalzamento del terreno per motivi igienici e sanitari, si ebbe sotto il principato di Augusto, quando l’intera area dell’Esquilino, famosa per essere disseminata di buche riempite con  cadaveri di schiavi e criminali, o con carcasse di animali, venne completamente bonificata e ricoperta con almeno sette metri di terriccio. Solo verso la fine del 1800, durante la realizzazione di via Napoleone III, vennero individuati decine di questi antichi pozzi. Questo procedimento era piuttosto comune nell’antica Roma, per bonificare aree cimiteriali, poste al di fuori delle vecchie mura serviane, come ad esempio l’area fra via Salaria nuova e la via Pinciana. Anche gli Horti Liciniani furono realizzati sopra i metri di terreno portati per ricoprire le tombe poste fra la via Labicana e la Collatina, così come l’area dell’Aventino dove oggi sorge Villa Pamphili. Le tombe erano un luogo assolutamente sacro e da preservare, ragion per cui non venivano assolutamente toccate, ma semplicemente ricoperte.

Roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli
Roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli

roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli: ricostruzioni dopo gli incendi:

Già a partire dai tempi più remoti, vari autori, ci narrano di incendi terrificanti, come la distruzione del Foro Boario nel 213 a.C., e nel 192 a.C.. A testimonianza di ciò, indizi di queste catastrofi sono stati rinvenuti nove metri sotto l’attuale livello stradale in piazza Bocca della verità. L’incendio più famoso rimane però certamente quello avvenuto nel 64 d.C., durante il regno di Nerone, un evento che rase al suolo praticamente i due terzi della città. Il fuoco si propagò dal Circo Massimo e approfittò della particolare e angusta conformazione delle vie tortuose e delle varie palazzine in legno e alte fino a sei piani, costruite le une a ridosso delle altre. Già da tempo l’imperatore cercava di promuovere alcuni cambiamenti in tal senso, come rimuovere alcuni templi ritenuti intoccabili, collocati però in zone molto trafficate che rendevano più difficoltoso il passaggio, oppure la messa a norma di alcune costruzioni, i cui proprietari facevano però orecchie da mercante per i costi troppo elevati, le fiamme risolsero ogni diatriba. Studi recenti hanno stabilito con buona certezza che l’incendio fu casuale, anche se altre ipotesi, che coinvolgono frange estreme di cristiani, a cui Nerone attribuì subito le colpe, in quanto dediti a pratiche magiche e al cannibalismo (!), o l’imperatore stesso, rimangono ancora marginalmente sul tavolo. Di sicuro la ricostruzione, una volta placate le fiamme, partì in tutta fretta, e i progetti furono a dir poco grandiosi. Alcune fonti ci raccontano che Nerone approfittò in un certo senso delle fiamme, per indirizzarle verso quei quartieri a cui teneva di più, per riedificarli a suo gusto. Così per dare un’idea quell’area che oggi corrisponde a via di S.Gregorio, fra il Colosseo e Porta Capena, ai tempi della monarchia si trovava a una decina di metri sopra al livello del mare, prima dell’incendio sopra citato, i metri erano già 13, mentre dopo la catstrofe e le relative ricostruzione il livello era già salito a 18 metri, oggi giorno i metri sono ben 22, un innalzamento del terreno davvero notevole. Tornando a Nerone, il suo progetto di città era veramente innovativo ed era destinato a cambiare il volto di Roma. Introdusse nuovi criteri per la costruzione con pietre ignifughe delle abitazioni, ampliando le vie e le piazze, il tutto nel tentativo di controllare maggiormente le fiamme nel caso si fossero sviluppati altri eventi simili, che infatti accaddero con frequenza. Il fuoco come fattore di cambiamenti significativi  nella storia della città lo possiamo ritrovare varie volte, prova ne è il celeberrimo Foro Romano, il cuore pulsante della vita e della politica di Roma, distrutto e ricostruito sotto Nerone, poi caduto nuovamente vittima della fiamme nell’80 d.C., sotto Tito e ricostruito sotto Domiziano, poi ancora durante il regno di Commodo nel 191 d.C., e ricostruito sotto Settimio Severo, poi nuovamente sotto Carino nel 283 d.C., e ricostruito da Diocleziano.

roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli: le terme:

Per costruire le celeberrime terme che tanto caratterizzarono e scandirono i tempi delle vite degli antichi romani, vennero abbattute notevoli porzioni di città, basti pensare che quelle di Caracalla e di Diocleziano occupavano rispettivamente 12 e 13 ettari di superficie. Una gran quantità di Insulae, abitazioni e templi, vennero demoliti per far posto alle fondamenta di questi edifici, e questi materiali vennero poi sapientemente impiegati per la costruzione di nuovi ambienti, tutto quello che si trovava ancora al di sotto di quelle fondamenta, venne come al solito semplicemente ricoperto. Proprio grazie a questa pratica, oggi possiamo imparare così tanto sul nostro passato, permettendoci di esaminare reperti appartenenti a varie epoche, fotografate per così dire dal terreno stesso, per esempio le terme di Tito e di Traiano furono costruite esattamente al di sopra della Domus Aurea voluta da Nerone, o come il palazzo dei Flavi, sul Palatino, innalzato sopra i resti di abitazioni risalenti all’epoca della Repubblica, e gli esempi, anche meno noti, sono sparsi per tutta la città.

roma, una città distrutta e ricostruita nei secoli: riutilizzo di materiali nel tardo impero:

In epoca più remota era in uso riutilizzare il materiale di edifici abbattuti per riedificarne altri, con l’avvento di Costantino prese però più piede lo smattelamento, ovvero recuperare materiale da una  struttura ancora integra di un edificio  per adibirlo ad altro. Il primo esempio di quanto detto lo troviamo nell’arco di Costantino, proprio a ridosso del Colosseo.E’ rinomato infatti che seppure la struttura sembri omogenea nel suo insieme, è il frutto di un largo utilizzo di materiali provenienti da altre strutture, come per esempio la gran parte delle statue e dei bassorilievi, recuperati da un arco trionfale di Traiano, situato presso Porta Capena, e smatellato per l’occasione. Ancora nel 312 d.C., Costantino edificò una basilica proprio sopra la tomba di S.Pietro, (oggi diventata meta di pellegrinaggio da tutto il mondo, ma che all’epoca aveva una forma totalmente diversa da quella attuale),  utilizzando materiali di recupero dai circhi di Caligola e di Nerone, recuperando poi altre colonne da altri edifici sparsi in tutta la città. A partire dal IV secolo d.C., il cristianesimo divenne l’unica religione imposta dall’autorità imperiale, nonostante fossero state promulgate leggi che vietavano la distruzione dei templi, in modo da conservare una qualche testimonianza dei tempi passati e nel tentativo di frenare la continua spolizione di questi ultimi. Fu tutto inutile, questi furti continuarono senza sosta, tanto che si può affermare che ogni chiesa costruita fra il IV e il V secolo d.C., sia stata eretta utilizzando esclusivamente materiali provenienti da quei templi in disuso, e da altri edifici preesistenti. Di fatto a partire da Costantino e per i due secoli successivi, non esiste un solo edificio che abbia utilizzato del materiale proveniente da cave di marmo o pietra, esempi ne sono le chiese di S.Clemente, di S.Lorenzo, di S.Agnese fuori le mura e il mausoleo di Costanza.

Credits to:

http://www.bandb-rome.it/distruzione_e_ricostruzione_roma_imperiale.html

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