I Veterani delle Legioni

I Veterani delle Legioni erano soldati al termine del loro stato di servizio, in qualunque corpo avessero militato, o sia coorti pretorie o urbane, flotta, legioni, coorti ausiliarie. La durata del servizio andò evolvendosi con la storia  e lo sviluppo dell’esercito di Roma, e al suo interno della figura del militare. Inizialmente infatti il soldato romano è un volontario che paga le sue armi di propria tasca, e rimane in servizio per tutta la durata della campagna militare per la quale è stato reclutato. In seguito con una sostanziale riorganizzazione dell’esercito e la creazione di un soldato “professionista”, verrà anche stabilita la durata del servizio, che varierà a seconda del reparto militare di appartenenza.

I VETERANI DELLE LEGIONI, LA STORIA:

I militari ormai in congedo erano chiamati, veterani ed in caso di necessità, se richiamati in servizio attivo, erano chiamati “evocati”.  Il loro ruolo divenne determinante ai fini della romanizzazione  soprattutto per quei territori appena conquistati, attraverso l’insediamento di numerose colonie. Solo in caso di estrema necessità, potevano essere richiamati a combattere, e nel caso erano posti sotto il comando di un praefectus di legione. Il 107 a.C., rappresenta senza dubbio la data di svolta, quando il console Gaio Mario, grande avversario di Silla, procedette ad un arruolamento straordinario senza tenere conto del censimento di coloro che venivano reclutati. Da quel momento in poi le legioni di Roma andavano componendosi da cittadini di estrazione plebea, il cui futuro era strettamente legato ai successi del proprio comandante, che poi assegnava loro, parte delle terre frutto delle vittorie riportate. Di conseguenza i soldati erano ora prontissimi ad appoggiare il proprio comandante, anche quando si scontrava contro le volontà del Senato. E’ però in epoca augustea, con l’ennesima ristrutturazione dell’esercito che si arrivò a fissare in sedici anni la ferma per quel che riguardava le coorti pretorie, e a venticinque per chi militava nella flotta imperiale. Ottaviano Augusto si impegno anche affinchè il soldato, al momento del congedo, venisse adeguatamente ricompensato per il suo servizio. Nel 6 a.C., ancora Augusto, istituì “l’aerarium militare”, una cassa destinata a pagare quanto dovuto ai legionari che si fossero congedati onorevolmente, ma il premio per i soldati poteva consistere anche in un appezzamento di terreno. Tuttavia nel corso dell’epoca imperiale, l’assegnazione di terreni ai congendanti dall’esercito, fu una pratica che cadde sempre più in disuso. Se alcune abitudini andarono perdendosi, in epoca imperiale, altri diritti vennero riconosciuti ai militari, come ad esempio lo “Ius Conubi”, che permetteva ai soldati di contrarre matrimonio anche con donne indigene, precedentemente una pratica assolutamente vietata durante il servizio militare. L’Imperatore Settimio Severo, per mantenere in attività i militari in congedo, affidò loro terreni incolti e abbandonati, con lo scopo non solo di  migliorare l’economia, ma anche di risistemare porzioni di territorio italico, consentendo un naturale ripopolamento di quelle zone, tutelandoli e militarizzandoli. Con l’avvento degli Imperatori tardo-antichi, i veterani delle Legioni non si occupavano solo delle colture, ma anche di trasporti, essendo in molti casi proprietari di navi, e di attività commerciali. Questi Imperatori con una serie di varie riforme incentivavano tutte queste attività per far si che i militari in congedo continuassero ad avere propri mezzi di sussistenza.

I veterani delle Legioni,  diploma militare rilasciato al momento del congedo di un miles del 160 d.C.
I veterani delle Legioni, diploma militare rilasciato al momento del congedo di un miles del 160 d.C.

I VETERANI DELLE LEGIONI, LE FONTI ANTICHE:

I veterani delle legioni vengono ricordati da Cassio Dione, durante l’ultima fase della terza guerra mitridatica (65-64 a.C.), allorquando Pompeo Magno decise di fondare una città chiamata Nicopoli, proprio nel luogo in cui Mitridate venne sconfitto in battaglia. Per abitare questo nuovo insediamento, Pompeo mandò tutti quei soldati prossimi al congedo o ancora convalescenti per le ferite riportate.

Giulio Cesare a differenza dei suoi predecessori che omaggiavano i propri soldati con doni occasionali, pensò che fosse il caso di dare continuità al servizio che i suoi militari fornivano, istituendo il diritto per chi si congedava, ad avere un premio in terre da coltivare, prima di allora un’usanza a totale discrezione del comandante. Ad Augusto si deve invece l’introduzione di un esercito professionale, che rimanesse in servizio per almeno 16 anni nel caso delle legioni, portato poi a 20 nel 5 d.C.. Proprio all’inizio del suo principato, sappiamo dallo stesso Augusto nel suo “Res Gestae”, che ai 300.000 veterani mandati in congedo furono distribuiti dei donativi prelevati dal bottino di guerra:

“Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne,  dei quali inviai più di trecentomila in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi (tutti) assegnai terre o donai denaro in premio del servizio”.

“Ai coloni che erano stati miei soldati, quando ero console per la quinta volta, distribuii a testa mille nummi dalla vendita del bottino di guerra; nelle colonie ricevettero questo congiario del trionfo circa centoventimila uomini”.

Ancora il primo Imperatore di Roma ci ricorda di come nel 5 d.C., prese la decisione di portare il servizio militare a 20 anni:

E sotto il consolato di Marco Lepido e Lucio Arrunzio trasferii l’erario militare, che fu costituito su mia proposta perché da esso si prelevassero i premi da dare ai soldati che avessero compiuto venti o più anni di servizio, centosettanta milioni di sesterzi prendendoli dal mio patrimonio”.

In più ci informa di come numerose colonie imperiali vennero popolate dai veterani delle legioni:

“Fondai colonie di soldati in Africa, in Sicilia, in Macedonia, in entrambe le Spagne, in Acaia, in Asia, in Siria, nella Gallia Narbonense, in Pisidia. L’Italia poi possiede, fondate per mia volontà, ventotto colonie, che durante la mia vita furono assai prosperose e popolose”.

 

Credits to:

http://storieromane.altervista.org/la-riforma-di-gaio-mario/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.