Secondo Plinio le misure del colosso però escludevano il piedistallo, anch’esso rivestito di bronzo e alto 11 metri, se corrispondesse a verità l’altezza totale del monumento si attesterebbe sui 46 metri, dimensioni veramente impressionanti per l’epoca, se pensiamo allo sfavillio che si irradiava dalla statua visibile da ogni angolo dell’Urbe, il Colosso di Nerone fungeva come grande punto di riferimento per tutta la città.
Secondo alcune fonti Il Colosso Neroniano al momento della costruzione non rappresentava altro che le normali sembianze dell’Imperatore,ma fu Vespasiano, alcuni anni dopo a fare sostituire la testa di Nerone con quella del Dio Sole, facendo quindi applicare la corona di raggi, che quindi in origine sarebbe stata assente.
Le immagini del Colosso Neroniano le ritroviamo in numerose monete che vanno dall’epoca dell’Imperatore Tito a quella dell’Imperatore Gordiano III, in queste monete sono chiare le immagini della Meta Sudans, la preziosa fontana anch’essa nelle vicinanze, e dietro di essa del Colosso, mentre all’interno dell’Anfiteatro è visibile un cruento combattimento fra animali.
Dicevamo poco più sopra che molto probabilmente il nome “Colosseo” potrebbe derivare dal fatto che il Colosso di Nerone sorgeva nelle vicinanze, ma questa è solo un’ipotesi, ve ne sono altre che meritano attenzione, una di queste per esempio ci dice semplicemente che questo soprannome derivasse dalle enormi dimensioni dell’anfiteatro, altre versioni mettono in collegamento il vicino Colle Oppio, sul quale sorgeva il tempio di Iside, da qui “Collis Isei”.
La costruzione del tempio di Venere e Roma, costruito molti anni dopo, sorse su quel che restava del vestibolo della Domus Aurea di Nerone, fu dunque necessario lo spostamento dell’enorme Colosso. L’Imperatore di quel tempo era Adriano, che con l’aiuto dell’architetto Demetriano, pianificò i lavori per lo spostamento del gigante. Non fu possibile coricare la grande statua per poterla più agevolmente trasportare, fu quindi necessario impiegare ben 24 elefanti per poterla traslare in posizione eretta nei pressi dell’Anfiteatro Flavio.
Pare che nel corso della storia il Colosso abbia più volte mutato fisionomia, a seconda dell’Imperatore che regnava, modifiche sostanziali sono segnalate sotto Vespasiano, come detto sopra, ma anche sotto Commodo (o sotto Caracalla), pare infatti che in quegli anni la statua, da Dio Sole, venne mutata in Ercole, con la sostituzione della spada con una clava, e con la copertura di una pelle di leone.
La statua è accertato che fosse ancora in piedi ai tempi di Costantino, egli infatti la modificò a sua volta attribuendogli i propri lineamenti, facendo si che la cristianizzazione dell’Impero non lo abbattesse come tanti altri simboli pagani, è verosimile perciò che il Colosso rimase al suo posto fino al periodo dell’alto medioevo, anche se alcune teorie lo vedono abbattuto già durante il sacco di Roma del 410 d.C..
Altre ipotesi parlano della statua ancora in piedi durante tutto il V secolo d.C., fino a quando Papa Gregorio Magno (540-604 d.C.), mal sopportando i simboli pagani la fece fondere, altre teorie vogliono il Colosso crollato a causa di un terremoto che colpì la capitale nel V secolo d.C.. Essendo il bronzo un materiale molto prezioso, specialmente in età medievale, non vi era nessun’altra possibilità per i romani di estrarlo altrove, per cui la soluzione più immediata fu quella di riciclare i resti del Colosso Neroniano, e di tutte le altre preziose statue che troneggiavano sui vari archi di trionfo nei Fori Imperiali, questi bronzi vennero infatti usati tra gli altri per fabbricare i cannoni di Castel S.Angelo, non che le preziose colonne del baldacchino del Bernini, che sovrasta l’altare all’interno di S.Pietro. Un’altra affascinante ipotesi sulla fine di questo monumento vuole che sia stato Papa Silvestro nell’ XI secolo a fondere la statua conservandone però alcune parti, molti pensano che alcune di queste parti non andate perdute siano oggi i resti della grande statua in bronzo di Costantino, oggi visibile ai Musei Capitolini, le misure della testa di quasi due metri, del globo e della mano di un metro e mezzo, potrebbero in effetti rientrare nelle misure del Colosso originale.
Articolo molto interessante ed esaustivo che dona una consistenza temporale alla statua più famosa dell’antichità, ma che allo stesso tempo è anche la più
sfuggente.
Per quanto riguarda il riutilizzo del bronzo romano per le colonne tortili del
Bernini, ho letto in altri testi anche di un reimpiego per le stesse, del tetto in
bronzo che ricopriva il Pantheon.
Grazie per il suo commento Gianmarino! in effetti si, il bronzo del monumento come il marmo di tanti altri è stato reimpiegato per altri scopi.