Il Secondo Triumvirato

Il Secondo Triumvirato è il nome con cui gli storici chiamano l’alleanza stipulata fra i tre principali eredi del potere lasciato da Giulio Cesare, Marco Antonio, Ottaviano, ed Emilio Lepido. Il Secondo Triumvirato rimase in auge per cinque anni dopo di che gli eventi non permisero che venisse rinnovato. A differenza del primo triumvirato che fu sostanzialmente un accordo privato fra Cesare Pompeo e Crasso, il Secondo ricevette i crismi dell’ufficialità, seppure le leggi dell’epoca vietassero accordi di questo genere.

Il Secondo Triumvirato, contesto storico:

Dopo la violenta morte di Giulio Cesare voluta dai cosiddetti “Cesaricidi”, mossi da una storica avversione contro ogni forma di potere di tipo personale e assoluto, in nome delle tradizioni e delle libertà repubblicane, si aprì per la Repubblica Romana un grave periodo di instabilità. La mancanza di un chiaro disegno politico da parte degli assassini di Cesare, rappresentò per loro l’immediata parabola discendente, lasciando facilmente campo libero ai seguaci del Dittatore romano che non persero tempo ad organizzarsi e a metterli in fuga. Tra i fedelissimi di Cesare, il carismatico e forte generale Marco Antonio fu il primo a prendere il sopravvento nella scena politica che ne seguì. Le intenzioni di Marco Antonio, console con Cesare nel 44 a.C., nemmeno tanto nascoste, si prefiggevano di seguire il solco creato dal Dittatore romano ragion per cui venne visto dal Senato come un pericolo da eliminare. Nel 43 a.C., ben due eserciti vennero inviati da Roma contro gli uomini di Marco Antonio stanziati a Modena, la battaglia fu  davvero cruenta tant’è che i consoli Aulo Irzio e Vibio Pansa, seppure vittoriosi caddero sul campo, Antonio, sconfitto, riuscì a fuggire in Gallia dove trovò la protezione di Marco Emilio Lepido.  Per riequilibrare le pericolanti sorti politiche il Senato si avvalse anche del figlio adottivo di Cesare, il giovane Gaio Ottavio. Questi al momento della congiura si trovava ad Apollonia per motivi di studio, e appreso la notizia della morte di Cesare non esitò a fare ritorno a Roma dove si fece notare per le sue doti politiche. Freddo e sicuro di se, il giovane Ottavio attirò a se le simpatie di molti personaggi autorevoli, primo fra tutti, Cicerone. Lo stesso Marco Antonio non tardò ad accorgersi del pericolo che rappresentava per lui il figlio adottivo di Cesare, ragion per cui tentò in ogni modo di non far ratificare la sua adozione. Lo spregiudicato Gaio Ottavio approfittando della morte in battaglia dei due consoli, decise a sua volta di candidarsi a tale carica raccogliendo però il parere negativo del Senato vista la sua giovane età. Il diniego del Senato non fermò Ottavio che a capo dei legionari veterani di Cesare marciò su Roma ottenendo quindi il consolato, la ratifica della sua adozione, e il cambio del nome in Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Il suo primo atto fu quello di riappacificarsi con Marco Antonio e con Lepido.

Il Secondo Triumvirato, busto di Marco Antonio
Il Secondo Triumvirato, busto di Marco Antonio

Il Secondo Triumvirato, sviluppi:

L’incontro per sancire l’alleanza fra i tre triumviri fu organizzato da Marco Emilio Lepido presso l’antica colonia di Bononia (attuale Bologna), il patto siglato avrebbe dovuto avere durata quinquennale e il tutto fu reso istituzionale grazie alla redazione della “lex Titia”, nel novembre del 43 a.C., nella quale i tre componenti furono riconosciuti come “Triumviri Rei Publicae Constituendae Consulari Potestate”, ovvero, Triumviri per la Costituzione della Repubblica con Potere Consolare. L’accordo fra i tre fu il modo più naturale in cui potevano svilupparsi gli avvenimenti, in particolare per Ottaviano ed Antonio, principali eredi del potere lasciato da Giulio Cesare, i quali avevano tutto l’interesse per unire le forze per spazzare via le armate che i cesaricidi stavano organizzando in oriente. Tuttavia, almeno inizialmente, dall’incontro uscì una spartizione delle provincie non particolarmente favorevole ad Ottaviano: ad Antonio infatti sarebbe spettato il proconsolato nella Gallia Cisalpina e Comata, a Lepido la Gallia Narbonense e le Spagne, mentre ad Ottaviano l’Africa, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Per recuperare il denaro necessario per affrontare la guerra contro gli assassini di Cesare i tre triumviri redassero le temutissime liste di proscrizione dove venivano elencati i principali personaggi da eliminare per incamerarne i beni, e immediatamente a Roma e in tutta Italia si scatenò  una caccia all’uomo senza eguali che portò all’uccisione di almeno 300 senatori e di almeno 2000 cavalieri. Tra questi ne fece le spese anche Cicerone, a cui Antonio non perdonò le sue ostili orazioni verso la sua persona raccolte nelle celeberrime Filippiche. Ottaviano nonostante Cicerone lo avesse apertamente appoggiato nella sua ascesa politica, non fece nulla per salvargli la vita. Intanto a complicare ulteriormente il quadro, Sesto Pompeo, figlio del principale avversario di Cesare, con le forze pompeiane superstiti e una potente flotta, teneva sotto controllo Sicilia, Sardegna e Corsica, e  razziava le coste dell’Italia meridionale seminando il panico.

Il Secondo Triumvirato, busto di Emilio Lepido
Il Secondo Triumvirato, busto di Emilio Lepido

Il Secondo Triumvirato, lo scontro fra i Triumviri:

Dopo la battaglia di Filippi dove gli assassini di Cesare furono sbaragliati, la scena politica era ora nelle mani di Antonio e Ottaviano  i quali si spartirono il territorio dello stato in zone d’influenza: la soprintendenza dell’Oriente e la Gallia Narbonese al primo, le Spagne e la cura dell’Italia  a Ottaviano, il quale ben presto ebbe il controllo di tutto l’Occidente, Lepido, invece, fu ben presto relegato al ruolo di comprimario, con l’affidamento dell’Africa e il mantenimento della sua carica di pontifex maximus. Questa sua messa da parte fu dovuta principalmente  al suo atteggiamento ambiguo nel corso delle ultime vicende. Antonio che intendeva vendicare la terribile sconfitta di Carre, come era già nelle intenzioni di Cesare, rimase per lungo tempo in Oriente per pianificare la sua campagna militare. Ottaviano, invece, si ritrovò a  gestire la parte più difficile del dopo Filippi, ovvero sistemare e distribuire le terre promesse in Italia ai quasi 180.000 veterani del partito cesariano. Scelse quindi diciotto città punibili per la loro infedeltà al triumvirato (tra queste sono da ricordare, da nord a sud, Trieste, Rimini, Cremona, Pisa, Lucca, Fermo, Benevento, Lucera, Vibo Valentia), confiscò i terreni degli abitanti e li distribuì ai suoi. L’operazione fu condotta in maniera indiscriminata e furono espropriate anche tenute di piccoli e medi proprietari che non erano per nulla coinvolti con il partito pompeiano o con quello dei cesaricidi. Tutto questo alimentò un forte malcontento nei confronti del giovane Ottaviano, fomentato ancora di più  da Lucio Antonio, fratello di Marco, e dalla cognata Fulvia, interessati a rendere difficile la situazione per Ottaviano. Ad aggravare il momento concorse anche il blocco navale dell’Italia meridionale operato dalla flotta di Sesto Pompeo, che rendeva difficili i rifornimenti a Roma. Per questi motivi scoppiarono nell’Urbe disordini, causati anche dalla crisi finanziaria che aveva colpito i ceti più bassi; l’insoddisfazione per gli espropri in tutta Italia fu usata da Lucio Antonio e Fulvia quale motivo per  disporre delle legioni di Antonio, e marciare contro Ottaviano. La situazione fu risolta soprattutto per l’intervento di Marco Vipsanio Agrippa che assediò i rivoltosi presso Perugia, sconfiggendoli. Saputo dei disordini, Marco Antonio ritornò precipitosamente in Italia a capo di una potente flotta e sbarcò a Brindisi con l’intento di regolare i conti. Qui l’intervento dei generali Asinio Pollione, Agrippa e Mecenate impedì lo scoppio di una nuova guerra civile, non voluta persino dagli stessi legionari già schierati, riluttanti a combattere tra di loro. Tra Antonio e Ottaviano venne quindi rinnovato l’accordo che concedeva l’oriente al primo e l’occidente al secondo. Sesto Pompeo intanto, tenuto a bada con promesse di vario tipo, ruppe gli indugi e tornò a vessare le coste italiche con la sua flotta. Nel 37 a.C., Ottaviano con 300 navi più 120 navi di rinforzo di Marco Antonio sconfisse presso Nauloco  Sesto Pompeo, che, sconfitto, si ritirò in Oriente non rappresentando più un pericolo, allo stesso tempò Marco Emilio Lepido, ancora una volta poco chiaro sulle sue posizioni, si ribellò ad Ottaviano dichiarandogli guerra. Ben presto però le forze di Lepido si ammutinarono passando dalla parte del futuro Imperatore, il quale senza colpo ferire punì il triumviro ribelle, confinandolo al Circeo, togliendogli il controllo dell’Africa e lasciandogli il solo titolo (puramente formale) di Pontifex Maximus. A questo punto  i due futuri rivali decisero che gli eccezionali poteri triumvirali riconosciuti con la lex Titia sarebbero dovuti cessare nel 32 a.C., e che l’anno successivo avrebbero ricoperto il consolato come colleghi; ma tale patto non fu rispettato, poiché si consumò la definitiva rottura fra di loro, causata dalla lotta per la conquista del potere condotta con ogni mezzo, compresa la diffamazione.

Il Secondo Triumvirato, busto di Ottaviano Augusto
Il Secondo Triumvirato, busto di Ottaviano Augusto

Si venne così a creare una forte contrapposizione tra i due ex-triumviri, i quali impersonavano due modelli diffusi ad arte dalla propaganda di Ottaviano: l’Occidente austero e tradizionalista, contrapposto all’Oriente debole e corrotto, rappresentato dalla vita dissoluta che Antonio conduceva insieme alla bellissima sovrana d’Egitto, Cleopatra. La campagna diffamatoria condotta ad arte da Ottaviano fece si che il Senato, nella sua quasi totalità, lo appoggiò nella preparazione di un ennesima guerra fratricida che si sperava sarebbe stata l’ultima, riponendo in Ottaviano la completa fiducia per una futura pacificazione dello Stato. La somma di tutte queste vicende si risolse nella grande battaglia navale di Azio nel 31 a.C., dove gli eserciti di Ottaviano e Antonio si scontrarono violentemente. Grazie soprattutto al fedelissimo Agrippa che condusse egregiamente le manovre navali durante lo scontro, e la precipitosa fuga di Marco Antonio e Cleopatra dal campo di battaglia, la vittoria di Ottaviano fu completa. Dopo la battaglia di Azio, il futuro princeps attraversò la Grecia, sostando nelle città principali e quando giunse infine ad Alessandria d’Egitto, Antonio si era già tolto la vita insieme con l’amata Cleopatra. Roma aveva ormai un solo padrone e quando Ottaviano vi fece ritorno, celebrò ben tre trionfi:  uno sui Pannoni, uno sui Dalmati e l’altro per le vittorie in mare e la conquista dell’Egitto. Nel 28 a.C., dopo il suo rientro dall’Oriente, il popolo lo salutò come princeps, qualifica prestigiosa che si precisò poi in princeps senatus, ossia colui che aveva il diritto di parlare per primo in Senato.  Nel 27 a.C., vi fu il riconoscimento da parte del Senato in due sedute, del titolo di Augustus, ossia di uomo degno di venerazione e di onore, che sancì la sua posizione sacra, dopo tale data Ottaviano si fece chiamare Augusto, e come tale viene oggi ricordato.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.