Il tifo della folla al Circo Massimo

Il tifo della folla al Circo Massimo era allora quello che per noi oggi significa tifare allo stadio per la propria squadra del cuore, o per il proprio atleta preferito. La passione per lo sport e l’ammirazione per le gesta di un atleta, è un retaggio dell’antichità rimasto ancora oggi praticamente immutato.

Il tifo della folla al Circo Massimo
Il tifo della folla al Circo Massimo

Già a partire dall’antica Grecia con i giochi olimpici, le civiltà antiche sono sempre state accomunate dalla passione per le competizioni sportive, e anche gli antichi romani non furono da meno, basti pensare alle enormi strutture costruite per ospitare ogni tipo di gara, e la più celebre che subito viene alla mente è certamente il Circo Massimo, dove si svolgevano le seguitissime corse dei carri. La passione per le corse dei romani, secondo la tradizione, è nata con Roma stessa, sembra infatti che la versione più arcaica del suddetto Circo sia stata tracciata dal primo Re, Romolo, certo non si trattava dell’enorme struttura imperiale che poteva contenere fino a 250.000 spettatori, ma di un tracciato primordiale che però fa ben capire come questa passione fosse già radicata nel cuore di ogni romano.

Il tifo della folla al Circo Massimo coinvolgeva tutti gli abitanti di Roma, dal più povero fino all’imperatore, con un trasporto tale che in molte occasioni trasgrediva la legalità, infatti anche se i molti autori delle varie epoche non abbiano mai affrontato in maniera particolareggiata il comportamento della folla durante le gare, e abbastanza verosimile che le turbe stravolte che si ammassavano sui gradoni del Circo, perdessero il controllo. Questo ci viene confermato dal racconto dell’oratore greco, Dione Crisostomo, vissuto fra il primo e il secondo secolo d.C., quando a proprosito di alcune corse tenutesi nel circo di Antiochia, riferisce di come i sostenitori delle varie fazioni, durante la gara, perdano completamente il senso della realtà, cadendo in una sorta di trance agonistica, che quasi sempre sfociava in violenti tafferugli e scontri, d’altra parte è un fenomeno che ritroviamo ancora oggi negli stadi calcistici, sotto questo aspetto l’uomo è ancora rimasto a 2000 anni fa. Le differenze col mondo moderno però ci sono, basta ricordare che i tifosi antichi, a differenza di quelli di oggi, non si fermavano agli scontri fisici, ma andavano anche oltre ricorrendo a riti magici in cui venivano invocati spiriti e demoni per chiedere la protezione del proprio auriga e della propria fazione, e augurare ogni nefandezza possibile a quelle avversarie, queste formule venivano scritte sopra alcune tavolette chiamate “defixiones tabellae”, in particolare su di una ritrovata in nord Africa, e scritta da un sostenitore dei Rossi o degli Azzurri, era riportato quanto segue: “Io ti invoco o demone, chiunque tu sia, e ti chiedo di tormentare i cavalli dei verdi e dei bianchi e di ucciderli e di far morire in uno scontro gli aurighi…….” .

Il tifo poteva sfociare anche nel fanatismo più totale, un esempio lo riporta Plinio, quando in occasione della pira funebre del defunto auriga della fazione rossa,  Felix, un suo tifoso, in preda alla disperazione, si sia lanciato anch’egli fra le fiamme, non potendo sopportare la perdita.

Il tifo della folla al Circo Massimo
Il tifo della folla al Circo Massimo

il tifo della folla al circo massimo, anche gli imperatori erano tifosi?

Ebbene si, il tifo più accanito non era un fenomeno che riguardava solo la gente comune, il fascino dell’auriga vincente coinvolgeva anche gli imperatori…anche se non tutti. Se si escludono Tiberio, che non amava la confusione della città, ne tantomeno gli spettacoli grandiosi, e Marco Aurelio che si asteneva da ogni manifestazione che poteva procurargli turbamento, gli altri sovrani chi più chi meno si appassionavano volentieri alle corse dei carri, non fosse altro che condividere una passione con il popolo, significava anche accrescere di molto il proprio consenso. I sovrani più saggi e accorti evitavano, almeno in pubblico,  di schierarsi per una fazione in particolare, altri invece non facevano nulla per nascondere il proprio favore verso la loro fazione preferita, uno su tutti, Caligola, strenuo tifoso dei Verdi, con una passione smisurata verso i cavalli che lo portò a compiere gesti e dir poco folli. L’atto più eclatante fu quello che riguardava il suo cavallo Incitatus che venne provocatoriamente candidato da lui al consolato. Altro grande tifoso dei Verdi era Lucio Vero, co-reggente insieme a Marco Aurelio, che in onore del suo destriero, Volucer, fece produrre una serie di boccali di cristallo recanti il suo nome, e quando passò a miglior vita, gli fece persino costruire un mausoleo dove poterlo seppellire. Un altro sovrano tifoso della fazione dei Verdi fu Commodo, il cui cavallo favorito portava il nome di Pertinace, guarda caso lo stesso nome del suo successore. Vi erano poi Vitellio e Caracalla, ferventi tifosi della fazione Azzurra, celebri per i loro atti di crudeltà e violenza verso gli altri gruppi, per esempio Caracalla nello specifico, una volta assassinato l’odiato fratello Geta, fece giustiziare anche tutti gli aurighi dei Verdi, fazione per la quale egli parteggiava.

Questi giochi, organizzati dagli Edili in determinate feste religiose comprendevano diverse cerimonie e altri tipi di celebrazioni, ma la parte che tutti aspettavano con più ansia erano senza dubbio le corse dei carri. Ma chi forniva tutto il materiale per queste corse? Si occupavano di tutto le varie Factiones, strutturate ne più ne meno come le moderne società sportive, e costituite da un gran numero di professionisti, che al loro interno, ricoprivano diverse cariche. Vi erano quindi i talent scout che andavano alla ricerca degli aurighi più promettenti, i medici veterinari, i preparatori atletici, fino ad arrivare a ruoli più specifici come quanti si occupavano della meccanica dei carri, oppure alla cura del cavallo tra una gara e l’altra. Un dispiegamento di uomini che solitamente stavano dietro le quinte durante la gara e che oggi potremmo paragonare ad una scuderia di formula 1.

Ma da  dove proveniva tutto questo successo per le corse e come venivano organizzate? Va detto che dopo un primo periodo dove tutto era più o meno improvvisato, col passare del tempo, i giochi divennero un intrattenimento organizzatissimo che i romani ottimizzarono come fossero un aspetto della politica, e furono talmente in gamba nel farlo, che tutto portò ad una tale fidelizzazione dello spettatore, fino a far diventare questi giochi come un elemento essenziale di propaganda, in altre parole erano diventati eventi imperdibili e parte integrante della vita pubblica.

Credits to:

https://www.mondoromano.com/tifosi-al-circo-massimo/

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