La Britannia romana

La Britannia romana, non ricoprì certamente un ruolo di contorno nella storia imperiale come potrebbe far pensare la sua collocazione geografica, anzi, proprio la sua posizione costituì da  sempre un baluardo contro le invasioni dei popoli del nord, e fu spesso soggetta a svariate rivolte al suo interno che in diverse occasioni minarono da vicino l’autorità centrale. Tutto questo almeno fino al 410 d.C., anno in cui i romani abbandonarono definitivamente l’isola.

La Britannia Romana
La Britannia Romana

la britannia romana, terra di usurpatori:

Per capire le intricate dinamiche esistenti sull’isola, è sufficiente entrare in contatto con quello che si rivela ad una prima riflessione come un vero paradosso. La Britannia romana, infatti, a causa delle numerose turobolenze portate dalle popolazioni del nord dell’isola, necessitava di una fortissima presenza militare per disinnescare sul nascere ogni pericolo, la provincia antica, formata dall’odierna Inghilterra e dai territori del Galles, era difesa da ben tre legioni, che avevano il compito di sedare anche eventuali rivolte interne, tutt’altro che improbabili. Tuttavia queste tre legioni, se da una parte costituivano un deterrente per chi volesse portare guerra, dall’altro lato costituivano anche un’ottima base,  per chi avesse voluto tentare un audace colpo di mano, minacciando l’autorità centrale, lasciando al tempo stesso campo libero alle scorrerie dei barbari. Se nelle prime fasi a presidiare la Britannia, troviamo solo legioni danubiane o addirittura siriane, col passare del tempo le forze armate divennero sempre più locali assumendo un ruolo decisivo nelle sorti dei vari conflitti che caratterizzarono l’isola. Un esempio concreto lo troviamo nel 197 d.C., quando il governatore Clodio Albino, tentò di forzare la situazione dopo la morte dell’imperatore Pertinace. Dopo la morte del sovrano avvenuta per mano dei pretoriani nel 192 d.C., tre personaggi emersero per contendersi il potere, Pescennio Nigro, autoproclamatosi sovrano in oriente, Settimio Severo, e il già citato governatore della Britannia, Clodio Albino. A risultare vincitore fu Settimio Severo, il quale, per limitare il potere dei governatori futuri, pensò bene di suddividere la Britannia in due zone, superiore ed inferiore. Il governatore della parte inferiore era di rango pretorio, mentre l’altra metà veniva affidata ad un personaggio di rango consolare, e perciò di secondaria importanza rispetto al primo.

Una nuova rivolta nella Britannia romana la troviamo quasi un secolo più tardi, con una connotazione molto nazionalistica. Marco Aurelio Carausio, uno dei moltissimi barbari ormai romanizzati e distintosi al fianco dell’imperatore Massimiano, durante le campagne militari contro i Briganti, venne per i suoi meriti incaricato di comandare la “Classis Britannica”, che aveva il compito di pattugliare e difendere lo stretto della Manica. Massimiano che però sospettava un’alleanza segreta fra Carausio e le tribù dei Sassoni e dei Franchi, ostili a Roma, pianificò un’invasione dell’isola per stroncarne ogni iniziativa, e possibilmente eliminarlo,  ma Carausio, sentendosi così minacciato, si proclamò imperatore, e approfittando della difficile situazione sul confine renano, riuscì a mantenere per diverso tempo un certo potere, tanto da indurlo ad iniziare a battere moneta propria. Sulle sue monete Carausio si definisce “Restitutor Britanniae”, oppure “Genius Britanniae”, a dimostrazione di come egli abbia saputo far leva sul risentimento delle popolazioni locali verso il governo di Roma, una sorta di tentativo autonomista che diede il via ad una serie di conflitti e di avvicendamenti che da li a poco avrebbe coinvolto l’intero occidente. Nel frattempo, Costanzo Cloro che aveva ottenuto il governatorato della Gallia e della Britannia, grazie al sistema tetrarchico, aveva già provveduto ad isolare l’audace Carausio, sia militarmente che politicamente, fino a quando quest’ultimo non venne assassinato per mano del suo tesoriere, Allecto, che poi gli subentrerà al potere per circa tre anni. Nel 297 d.C., Costanzo Cloro si decise ad invadere la Britannia romana, affidando il compito al generale Giulio Asclepiodoto, il quale, in poco tempo, sconfisse Allecto in almeno due occasioni, l’ultima delle quali nei pressi di Londra, dopo di che, dopo averlo catturato,  lo fece infine giustiziare.

Dopo tredici anni di totale anarchia, con Costanzo Cloro la Britannia tornava così sotto l’egida romana, e il tetrarca, per gestire al meglio la provincia, operò una ulteriore suddivisione al suo interno, nascevano così la Britannia Maxima Caesarensis, e la Britannia Prima e la Britannia Flavia Caesarensis e la Britannia Secunda. La successione per acclamazione di Costantino nel 306 d.C., figlio di Costanzo Cloro, di fatto costituisce l’unico episodio di successo di scalata al trono e legittimazione partito dalla Britannia romana.

La Britannia Romana
La Britannia Romana

A cavallo fra il IV e il V secolo d.C., la Britannia romana fu teatro di altri tentativi di usurpazione, e di questi, per diverse motivazioni,  vale la pena di ricordarne almeno due. Il primo caso fu quello che vide protagonista Magnenzio, che per una sua personale ambizione, ai danni del sovrano Costante,  consolidò il suo potere in occidente per almeno tre anni, dal 350 al 353 d.C., grazie anche alla sua tollerante politica religiosa, in quanto va ricordato che in Britannia, una buona fetta di popolazione era ancora pagana. L’altro caso riguarda invece Magno Massimo, personaggio anch’egli ambizioso e invidioso dei successi militari di Teodosio, per il quale aveva ben combattuto, distinguendosi fra i più valorosi, abile a  sfruttare il malcontento che serpeggiava fra una parte dei soldati a causa della paga sempre più misera, rispetto invece a quelle delle truppe barbariche immesse nei ranghi sempre più frequentemente, e  delle comunità cristiane sempre più a disagio e poco sostenute dal sovrano Valentiniano II.

Se Costanzo II e Teodosio riuscirono, con enormi sforzi, ad evitare la frammentazione dell’impero, non poterono però impedirne l’inevitabile indebolimento, al termine di ogni sommossa o ribellione, l’ultima citata del 388 d.C., sempre meno truppe vennero rispedite in Britannia per colmare i vuoti lasciati dalle migliaia di soldati periti sul campo, una crisi di uomini aggravatasi ulteriormente dopo la clamorosa disfatta di Adiranopoli di una decina di anni prima. L’Impero romano era in quel momento troppo impegnato a reperire ogni forza disponibile per sorvegliare tutti i suoi confini piuttosto che concentrarla in un punto definito. Nel 401 d.C., altre truppe vennero sottratte alla Britannia e concentrate in Italia per fronteggiare Alarico, e pochi anni dopo, (407 d.C.),  nuovamente la Britannia romana si ribellò contro il potere di Roma, nominando ben tre usurpatori in meno di un anno. I primi due, Marco e Graziano, preferirono esercitare il loro potere solo sull’isola, causando però lo scontento dell’esercito che invece era desideroso di scendere in Gallia per combattere, finendo entrambi eliminati dai loro stessi uomini. Il terzo, Cosatantino III, invece assecondò il volere dei suoi soldati, sbarcando in Gallia e lasciando la Britannia romana completamente sguarnita. Il suo tentativo di marciare su Roma per ottenere un legittimo riconoscimento terminò però malamente nel 411 d.C., venendo sconfitto in battaglia.

Quella chi si verificò fu una sorta di “Brexit” dell’antichità, a quel punto la Britannia era un’isola totalmente abbandonata a se stessa, che però ancora cercava l’appoggio di un impero, ormai troppo impegnato a tentare di  risolvere problemi ben più urgenti. Le richieste britanniche pervenute, prima nel 410 d.C., e l’ultima nel 446 d.C., non furono minimamente ascoltate, e alle sue popolazioni non restò che armarsi per proprio conto per cercare di autodifendersi dalle discese sempre più devastanti degli Angli e dei Pitti, una soluzione per altro suggerita dall’imperatore Onorio in persona

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https://www.storiaromanaebizantina.it/la-britannia-romana-dai-tentativi-di-usurpazione-alla-brexit-del-410-d-c/

 

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