La battaglia di Ponte Milvio

La battaglia di Ponte Milvio avviene il 28 ottobre del 312 d.C., in un’epoca dove il periodo di massimo splendore dell’impero romano è oramai un lontano e sbiadito ricordo. Già nel 284 d.C., Diocleziano, capendo che già da tempo un così vasto territorio era praticamente impossibile da governare a causa delle spinte che provenivano dall’esterno, dalle tribù barbariche, ma anche dai continui contrasti interni, decise di rivoluzionare il sistema di governo, creando la celebre Tetrarchia, che consentiva a due sovrani, non solo di spartirsi i territori imperiali, ma anche di nominare due cesari che avrebbero dovuto coadiuvarli nell’esercizio del potere. Diocleziano come suo collega scelse Massimiano, tenendo per se la parte orientale, ma nel 305 d.C., quando scelse di abdicare, spingendo Massimiano a fare lo stesso, si aprì un periodo di aspre lotte che poi culmineranno con la riunificazione dell’impero da parte di Costantino. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la battaglia di Ponte Milvio.

La battaglia di Ponte Milvio
La battaglia di Ponte Milvio

la battaglia di ponte milvio, contesto storico:

Nel 306 d.C., Massenzio, figlio del sovrano d’occidente Massimiano, con un colpo di mano scaccia in malo modo da Roma i rappresentanti dell’imperatore,  usurpando il trono, con l’appoggio della guardia pretoriana e di tutta l’aristocrazia senatoriale.. Nello stesso periodo in Britannia, Costantino, figlio del “Cesare”, Costanzo Cloro, da poco defunto, acclamato dalle sue truppe succede al padre attestando i suoi confini fino a tutta la Gallia. In un periodo di forti tensioni, la pazienza e il valore di Costantino vennero premiati, al contrario di Massenzio che invece fu costretto ad entrare in guerra contro l’augusto, Galerio, che non riconoscendolo, inviò Flavio Valerio Severo in Italia, con lo scopo di deporlo. Sfortunatamente per Galerio, l’esercito del suo generale era in gran parte composto da uomini che avevano già combattuto per il padre di Massenzio, e ai quali il figlio aveva già promesso lauti guadagni, ragion per cui questi, appena ce ne fu l’occasione, disertarono in massa a favore di Massenzio, costringendo Severo ad un ripiegamento verso Ravenna, città nella quale fu poi fatto prigioniero e ucciso da Massimiano che nel frattempo era accorso per aiutare il figlio. Dopo alterne vicissitudini, nel 312 d.C., e in particolare dopo la morte di Galerio, Massenzio e Costantino, sempre più reciprocamente sospettosi e ostili l’uno verso l’altro, entrarono in contatto, dando inzio alla guerra. Costantino entrò in Italia alla testa di un esercito composto da circa 20-25.000 uomini,( le fonti antiche parlano di almeno 90.000),  lasciando intatte tutte le città disposte ad aprirgli le porte e viceversa assediando quelle che si manifestavano ostili. Sconfitte le truppe di Massenzio prima nei pressi di Torino e poi a Verona, Costantino, dopo aver percorso la via Flaminia, si accampò con i suoi uomini in località Malborghetto, non lontano da Prima Porta.

la battaglia di ponte milvio, le forze in campo:

Come detto le fonti antiche tendono ad esagerare e  parlano di eserciti immensi, Zosimo ci racconta che Costantino disponesse di almeno 90.000 fanti e di 8.000 cavalieri, un esercito in gran parte composto anche da Britanni, Germani e Celti, raccolti durante la sua calata verso la penisola italica. Massenzio addirittura contava su 170.000 uomini e 18.000 cavalieri, di cui almeno 80.000  fra romani e italici e  40.000 combattenti africani. Altre fonti ridimensionano decisamente questi numeri, attestandoli in 40.000 uomini per Costantino e in 100.000 a favore di Massenzio. Oggi studi più accurati e teorie più probabili, affermano che entrambi gli schieramenti fossero molto meno numerosi, circa 17.000 uomini per Costantino, e circa 22.000 a favore di Massenzio.

la battaglia di ponte milvio, svolgimento:

A differenza di Costantino, Massenzio non era un grande soldato, e questo limite fu subito riconoscibile nello schieramento dei suoi uomini, posizionati con il corso del Tevere alle spalle, così dopo le prime schermaglie con un grande scambio di giavellotti, frecce e proiettili vari, si passò allo scontro vero e proprio. Se le due fanterie al centro si equilibravano, Costantino scelse di attaccare per prima la cavalleria avversaria, in modo da scompaginarla, dopo di che si dedicò ai fianchi  dello schieramento nemico, che dopo un lungo combattimento venne infine travolto, iniziando  di conseguenza a vacillare e a retrocedere. Proprio in questo momento più favorevole per gli uomini di Costantino, iniziò lo scontro più cruento, i veterani di Massenzio e la guardia pretoriana che costituivano i reparti scelti dell’esercito, trovandosi in trappola con il Tevere alle spalle, e non avendo quindi lo spazio necessario per riorganizzarsi, scelsero di resistere e di combattere fino alla morte. La spinta costante dei soldati di Costantino alla fine ebbe la meglio e gli uomini di Massenzio, ormai disperati iniziarono a fuggire verso il ponte di barche allestito dall’imperatore per attraversare il Tevere, e qui la carneficina fu terribile. Gli uomini di Costantino all’inseguimento ne trucidarono una grande quantità, quelli che non furono raggiunti dalle armi, finirono annegati e trascinati sul fondo dal peso dell’armatura, fra questi vi fu anche Massenzio, sbalzato nel fiume dalla terribile calca che si era sviluppata. Nel frattempo solo i pretoriani difendevano, attorno al loro vessillo col simbolo dello scorpione, la testa di ponte al di la del Tevere, cadendo uno ad uno fino all’ultimo uomo, una fedeltà verso Massenzio che pagarono, non solo con la vita, ma anche con lo scioglimento del corpo, visto che Costantino, dopo quella battaglia, non lo riorganizzò più.

La battaglia di Ponte Milvio
La battaglia di Ponte Milvio

la battaglia di ponte milvio, conseguenze:

Costantino entrò in Roma il 29 di ottobre fra il tripudio della folla, il corpo di Massenzio venne recuperato sulle rive del fiume, non molto distante da dove si svolse lo scontro, gli venne mozzata la testa, che poi venne mostrata in maniera trionfale da Costantino stesso, e poi spedita a Cartagine per stroncarne definitivamente la resistenza,visto che il nord Africa era sotto l’influenza del defunto sovrano. Costantino si diresse subito in Senato, facendo promesse di ripristinare gli antichi privilegi, e garantendo un ruolo di prim’ordine nella sua riforma di governo, impegnandosi poi a non perseguire in alcun modo i sostenitori di Massenzio.
Per tutta risposta il Senato gli concesse l’onore “del primo nome”,il che significava che dal quel momento in avanti, su ogni documento ufficiale, il primo nome a comparire sarebbe stato il suo, inoltre venne acclamato come “il più grande Augusto”. Dopo aver restituito i beni confiscati agli esuli politici di ritorno, e aver liberato una gran quantità di oppositori, Costantino divenne Augusto d’occidente, a Massenzio venne attribuito il disonore della “damnatio memoriae”, e abrogata ogni sua legge, mentre le opere architettoniche rimaste incomplete vennero sovvenzionate e terminate da Costantino stesso, come ad esempio, il Tempio di Romolo e la celebre Basilica di Massenzio, all’interno della quale venne eretta una statua colossale con le sembianze del nuovo sovrano. Nel 315 d.C., il Senato innalzò in onore di Costantino anche  un maestoso arco trionfale, ammirato da migliaia di turisti ancora oggi proprio a fianco del Colosseo, per celebrarne gli atti e la sua grandezza. Nelle varie effigi  non si notano raffigurazioni dell’immaginario cristiano, il che fa dubitare di un Costantino già convertito  in quel periodo, ma va detto che l’opera era a spese del Senato ancora certamente pagano….ma questa è un’altra storia.

 

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