Il Trattato di Dardano

Al termine della prima guerra mitridatica, il trattato di Dardano, venne stipulato nella medesima città fra il generale romano Silla e il Re del Ponto, Mitridate, per stabilire le condizioni di pace alla fine del conflitto.

Il Trattato di Dardano, busto di Silla
Il Trattato di Dardano, busto di Silla

Il Trattato di Dardano, contesto storico:

Con l’arrivo di Lucio Cornelio Silla in Grecia, nell’87 a.C., le sorti della prima guerra mitridatica, dopo i grandi successi ottenuti dal generale ad Atene, al Pireo e a Cheronea dove secondo alcune fonti ben 100.000 soldati del Ponto caddero sul campo di battaglia, cambiarono a favore dei romani. Nell’85 a.C., Flavio Fimbria, prefetto della cavalleria, uccise il proconsole romano Valerio Flacco a Nicomedia, prendendo poi il comando di un secondo esercito, dirigendolo anch’esso verso le armate di Mitridate. Questo secondo esercito ottenne grandi successi arrivando a conquistare la nuova capitale di Mitridate, Pergamo, non riuscendo per un soffio a catturare persino lo stesso Re. Lo storico Appiano di Alessandria, ci racconta di come Mitridate, abbattuto per il gran numero di armati sconfitti dai romani in Grecia, chiese ad Archelao, suo grande generale e probabilmente anche suo genero, di incontrare i romani per trattare le migliori condizioni di pace. Archelao incontrò quindi Lucio Cornelio Silla, ricordando lui la grande amicizia che lo legava al padre dell’attuale Re del Ponto, trascinato in guerra dalla sete di denaro e potere dei generali romani. Poichè Silla nel frattempo era stato dichiarato fuorilegge a Roma, da parte della fazione mariana, e poichè egli non disponeva più di denaro e nemmeno di nessuna imbarcazione per far ritorno in Italia, acconsentì alle trattative dettando le sue condizioni che sempre Appiano ci tramanda:

“Se Mitridate consegna a noi tutta la flotta in vostro possesso, se ci consegnerà tutti i nostri generali, gli ambasciatori, i prigionieri, i disertori e gli schiavi fuggitivi; se restituirà le loro case agli abitanti di Chio ed a tutti gli altri che egli ha condotto nel Ponto; se rimuoverà i suoi presidi da tutti i luoghi, ad eccezione di quelli dove era già presente dello scoppio delle ostilità; se vorrà pagare il costo della guerra sostenuta per causa sua, e rimanere contento dei domini che aveva in precedenza, io spero di convincere i Romani a dimenticare le ferite che ha fatto loro”.

Dopo quelle parole,  Archelao si congedò da Silla per raggiungere velocemente il suo Re allo scopo di riferire le condizioni di pace offerte dal generale romano. Passò poco tempo perchè gli ambasciatori di Mitridate facessero il percorso inverso, recando la risposta del loro Re. La risposta fu positiva, Mitridate accettava le condizioni di Silla, ad eccezione di quelle relative all’antica regione della Paflagonia, gli ambasciatori di Mitridate aggiunsero poi che se avessero avuto la possibilità di trattare direttamente con il console romano Lucio Valerio Flacco avrebbero potuto ottenere migliori condizioni per loro, la qual cosa offese non poco Lucio Cornelio Silla, il quale rispose per le rime affermando di volersi recare personalmente in Asia, per assicurarsi se Mitridate desiderava la pace o la guerra. Secondo Plutarco invece fu lo stesso Mitridate a richiedere un incontro visti i grandi successi ottenuti in Asia dall’esercito guidato da Flavio Fimbria, cercando in Silla un possibile aiuto.

Il Trattato di Dardano, busto di Mitridate
Il Trattato di Dardano, busto di Mitridate

Il Trattato di Dardano, incontro fra Mitridate e Silla:

Il comandante romano, marciò così dalla Tracia, dove si trovava in quel momento, mentre Mitridate si mosse da Pergamo per andargli incontro. I due si incontrarono a circa metà strada, a Dardano, entrambi scortati da un  contingente militare formato da circa 20.000 opliti e 6.000 cavalieri, per quanto riguardava Mitridate, e da quattro coorti legionarie e circa 200 cavalieri per la difesa di Silla. Mitridate parlò per primo ricordando l’amicizia e l’alleanza con i romani che vide protagonista suo padre, sostenendo poi di essere stato costretto a scatenare la guerra per legittima difesa, per colpa degli ambasciatori e di alcuni generali romani, che si resero protagonisti per essersi intromessi in varie vicende politiche che avevano creato problemi al suo regno, riguardanti il trono di Cappadocia, e la sottrazione della Frigia. L’attacco ai romani fu per sua ammissione più una necessità piuttosto che una reale volontà. Silla rispose molto duramente, ancora Appiano scrive:

“Anche se ci hai chiamato qui per uno scopo diverso, ovvero quello di accettare le nostre condizioni di pace, non mi rifiuto di parlare brevemente di queste cose. Ariobarzane I,  fu rimesso sul  trono di Cappadocia, con decreto del Senato, quando ero governatore in Cilicia, e voi avete ubbidito al decreto. Avresti dovuto opporti dando le tue ragioni, oppure per sempre tacere dopo aver accettato la pace. Manio Aquilio ti ha concesso la Frigia per una tangente, che fu un crimine da parte di entrambi. Per il fatto stesso che fu ottenuta grazie alla corruzione, ti confesso che non avevi alcun diritto su di essa. Manio fu processato a Roma per aver accettato i soldi e il Senato annullò ogni sua concessione [a te fatta]. Per questo motivo si decise che la Frigia era stata data a te ingiustamente, e che doveva rimanere libera, ma cliente di Roma. Se non avevamo ottenuto ciò con la guerra e non abbiamo deciso di governarla [direttamente], con quale diritto potevi farlo tu?”

Dopo queste parole Silla continuò arringando Mitridate di fronte alle sue responsalbilità, accusandolo inoltre di aver scatenato la guerra approfittando della debolezza romana, causata dallo scoppio della guerra sociale, occupando i regni clienti della Cappadocia, della Galazia e della Paflagonia, commettendo poi numerosi soprusi ai danni di molte città. Silla poi enumerò le crudeltà commesse ai danni di molti italici, ricordando ancora lo sconfinamento di Mitridate in Macedonia, vietato da precedenti trattati dai romani ai vari Re d’Asia. La veemenza del comandante romano ebbe la meglio, e Mitridate, intimidito, cedette ai suoi timori, acconsentendo interamente alle condizioni imposte dai romani. Come ci racconta Plutarco, solo dopo aver accettato completamente le condizioni di pace, Silla salutò Mitridate abbracciandolo e baciandolo, dopo di che il Re del Ponto tornò nel patrio regno come suo possesso esclusivo. La prima guerra mitridatica aveva termine.

Il Trattato di Dardano, i termini del trattato:

Questo trattato evitò a Mitridate una totale disfatta, e probabilmente gli salvò anche la vita, visto che Silla bramava più di ogni altra cosa di tornare nella Capitale per riaffermare il suo potere. Il trattato di Dardano diede quindi la possibilità a  Re Nicomede IV di riottenere da Mitridate la Bitinia, ad Ariobarzane I la Cappadocia, facendo così tornare l’Asia com’era prima del conflitto. Venne poi chiesta la riconsegna di tutti i generali e gli ambasciatori fatti prigionieri e di tutti i disertori e fuggitivi romani, la restituzione delle case agli abitanti di Chio che durante il conflitto erano stati condotti nel Ponto, e la rimozione di tutti i presidi militari e non, tranne quelli antecedenti al conflitto. A tali condizioni, Plutarco aggiunge anche il pagamento di 2.000 talenti ai romani, la consegna di 70 navi armate con prora in bronzo e di circa 500 arcieri. La pace così raggiunta, trasformò di fatto un acerrimo rivale in un “amico del popolo romano”, un abile espediente che diede la possibilità a Lucio Cornelio Silla di tornare a Roma per sistemare le questioni interne dalle quali era stato estromesso.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.