Il Tribuno della Plebe

Il tribuno della plebe (in latino tribunus plebis), fu la prima magistratura plebea romana e il suo nome deriva dalle antichè tribù romane dell’età Règia.

IL TRIBUNO DELLA PLEBE, EVOLUZIONE DELLA MAGISTRATURA:

La magistratura venne istituita per la prima volta nel 494 a.C., circa quindici anni dopo alla fondazione della Repubblica, avvenuta nel 509 a.C., dopo che la cittadinanza plebea abbandonò in massa la città, ritirandosi sul Monte Sacro, e accettando di farvi ritorno solo dopo aver ottenuto l’istituzione di una carica a loro vantaggio, dietro il consenso del patriziato, che avesse le caratteristiche dell’assoluta inviolabilità e sacralità. Fu il celebre politico romano, Menenio Agrippa a convincere la plebe a ritornare sui propri passi con un celebre apologo basato sul corpo umano, nel quale evidenziava come la plebe fosse una colonna portante della città.

La secessione della plebe sul Monte Sacro
La secessione della plebe sul Monte Sacro

LA “LEX SACRATA”:

La Lex Sacrata venne emanata dopo la secessione della plebe sul Monte Sacro nel 494 a.C.. Questa legge fu detta  sacrata perché i plebei secessionisti la giurarono tramite “Sacramentum”, che non era altro che il metodo attraverso il quale i soldati giuravano fedeltà in guerra. Questa legge stabiliva che i tribuni della plebe erano sacri e inviolabili e chiunque contravvenisse a questa regola sarebbe stato condannato alla pena capitale e i suoi beni votati a Demetra, Dea della vita e della morte.

Tutto ciò significava che da quel momento in avanti, lo stato romano si sarebbe dovuto preoccupare di difendere i nuovi tribuni da qualunque tipo di minaccia, inoltre avrebbe dovuto garantire agli stessi, la facoltà di difendere un qualunque cittadino plebeo che fosse stato accusato da un magistrato patrizio. Secondo la tradizione i primi tribuni della plebe furono Lucio Albinio e Gaio Licinio Stolone. L’inviolabilità della carica faceva si che chiunque osasse sfidare il tribuno in questione, o ancora peggio usare violenza, risultasse colpevole e passibile della pena capitale. Il tribuno della plebe aveva il diritto di convocare i concilia plebis (le assemblee della plebe), durante le quali a partire dal 471 a.C., i tribuni stessi venivano eletti,  e in epoca più tarda di convocare anche il Senato. Al di fuori delle mura cittadine il tribuno della plebe perdeva però ogni suo diritto, tranne nelle occasioni nelle quali insieme agli altri magistrati, si recava sul monte Sacro per i sacrifici a Giove. Questa limitazione fu in alcune occasioni sfruttata dagli stessi consoli per evitare le opposizioni dei tribuni. Dal 457 a.C., il numero dei tribuni venne elevato da due a dieci, ovvero due per ciascuna classe. Per più di 30 anni il tribunato fu l’unica magistratura a cui i plebei potevano accedere, e naturalmente era solo ad essi riservata, ma negli ultimi anni della Repubblica, tale carica aveva assunto una tale rilevanza politica che in molti casi, elementi del patriziato, escogitavano espedienti per poterla ottenere. E’ il caso ad esempio di Publio Clodio Pulcro, che si fece adottare da un ramo plebeo della sua famiglia per potersi candidare e poi ottenere la carica. Non mancarono altresì episodi in cui l’inviolabilità della magistratura permise soprusi, abusi di potere e violenze di ogni tipo. Dal 449 a.C., il tribunato ottenne un potere ancora più rilevante, ovvero lo “Ius Intercessionis”, che consisteva nel diritto di veto sospensivo contro provvedimenti che danneggiavano i diritti della plebe, proclamato da una qualunque magistratura, altri tribuni della plebe compresi. Nell’occasione nella quale un tribuno avesse posto il veto, il Senato non solo non avrebbe potuto dar seguito ad alcuna delibera, ma non era neppure autorizzato a riunirsi, ne a tenere sedute ufficiali. Tra i più famosi Tribuni della plebe, anche se tra i meno fortunati, vale la pena di ricordare i fratelli Gracchi, Tiberio e Gaio Sempronio Gracco, autori di progetti di leggi agrarie che prevedevano il trasferimento della terra dai ricchi patrizi al resto della popolazione.

Il Tribuno della Plebe
Il Tribuno della Plebe

EPOCA IMPERIALE:

Un altro trucco usato dai patrizi per aggirare il divieto di diventare tribuni fu quello di farsi investire del potere di tribuno (tribunicia potestas) invece che essere eletti direttamente, come avvenne nel caso del primo Imperatore di Roma, Ottaviano Augusto.  Questa prerogativa costituiva una delle due basi costituzionali su cui si fondava l’autorità dell’Imperatore.  In questo modo egli era in grado di porre il veto su qualsiasi decreto del Senato, tenendo così questa assemblea sotto il proprio totale controllo. Inoltre poteva esercitare l’intercessione e proporre la pena capitale oltre naturalmente a godere dell’immunità personale. Anche molti degli imperatori successivi assunsero la tribunicia potestas durante il proprio regno, sebbene alcuni imperatori ne fossero stati investiti anticipatamente dai rispettivi predecessori, come nel caso di Tiberio, Tito, Traiano e Marco Aurelio . Altri personaggi, come Agrippa e Druso l’assunsero anche se non divennero mai Imperatori. In analogia con la funzione svolta dai tribuni nella Roma antica, anche alcuni personaggi politici di epoca medievale e moderna, vennero bollati come tribuni della plebe, un esempio su tutti il condottiero e studioso, Cola di Rienzo nel 1300.

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https://www.sutori.com/item/plebeians-were-allowed-to-speak-for-the-plebeian-in-senate-and-with-the-consuls

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