In Hoc Signo Vinces

La frase latina “In Hoc Signo Vinces”, letteralmente “Sotto questo segno vincerai”, secondo le tradizioni antiche, comparve in cielo come un prodigio, accanto al simbolo della croce, al futuro Imperatore Costantino, in procinto di affrontare la decisiva battaglia a ponte Milvio contro le truppe di Massenzio.

IN HOC SIGNO VINCES, CONTESTO STORICO:

Invasa l’Italia nel 312 d.C., Costantino, dopo aver raccolto un grande esercito formato anche da barbari e popolazioni celtiche provenienti dalla Britannia, ormai sospettoso e contrario al regno di Massenzio che secondo lui era salito al trono nel 306 d.C., contro gli ordinamenti tetrarchici, sconfisse prima l’esercito di Massimiano Erculio nei pressi di Torino e poi di Verona, per poi convergere a Roma percorrendo la via Flaminia, accampandosi poi in località Malborghetto, nei pressi di ponte Milvio. Secondo gli storici dell’epoca le forze in campo che si preparavano ad affrontarsi vedevano una supremazia numerica a favore di Massenzio, che però commise il grossolano errore di schierare il proprio esercito con il fiume Tevere alle spalle. Dopo un lungo combattimento che vide impegnato le due ali degli eserciti, Costantino si accorse che la fanteria nemica al centro dello schieramento avversario si trovava priva di protezione ai lati, facendo così partire la carica. L’esercito di Costantino travolse il centro dello schieramento facendo ripiegare i fanti nemici verso le coorti di pretoriani che si trovavano a ridosso del fiume e che avevano già deciso di combattere fino alla morte. Lo scontro decisivo si svolse nella piana di Saxa Rubra e le truppe di Massenzio vennero completamente travolte, la fuga disordinata degli sconfitti provocò forse più caduti della battaglia stessa, molti finirono annegati nel Tevere nel tentativo di attraversarlo a nuoto, fra questi vi era anche l’Imperatore Massenzio che cadde in acqua in conseguenza del crollo di quel ponte che lui stesso aveva ordinato di costruire ai suoi ingegneri, proprio accanto a ponte Milvio. Il corpo di Massenzio venne recuperato e la sua testa fu esposta in parata dalle truppe vittoriose di Costantino per le vie della città. In conseguenza di ciò, Costantino venne acclamato trionfalmente a Roma e proclamato Imperatore unico di tutto l’Occidente.

In Hoc Signo Vinces
In Hoc Signo Vinces

IN HOC SIGNO VINCES, LA VISIONE DI COSTANTINO:

La sera del 27 ottobre del 312 d.C., mentre l’esercito si preparava alla battaglia che sarebbe esplosa il giorno successivo, Costantino sostenne di avere avuto una visione, i cui dettagli però si differenziano tra le fonti. Lo scrittore romano, di fede cristiana, Lattanzio, afferma che la stessa visione ordinò al futuro Imperatore di apporre sugli scudi dei soldati un simbolo riferito a Cristo, ovvero una croce latina, cerchiata nella parte superiore come a formare una lettera “P”, va detto che però non esiste nessuna evidenza storica che Costantino abbia utilizzato questo simbolo al posto dei consueti labari.

Eusebio di Cesarea invece ci fornisce due versioni sull’accaduto: nella prima, riportata nella Storia Ecclesiastica, si afferma che il Dio cristiano abbia aiutato Costantino, senza però menzionare nessun prodigio o visione. Nella seconda versione, riportata nella “Vita di Costantino”, lo scrittore riferisce di aver ricevuto una descrizione dettagliata della visione dall’Imperatore in persona. Nel racconto che Costantino riportò al vescovo Eusebio, si tramanda che mentre il futuro Imperatore era in marcia con  il suo esercito, alzando lo sguardo al cielo notò una croce di luce e al di sotto di essa una frase greca che recitava “Εν Τουτω Νικα”, poi tradotta con quella latina “In hoc signo vinces”. Insicuro per tutto il resto della giornata sul significato di quella visione, Costantino ebbe poi nella notte un sogno dove Cristo in persona gli spiegò di utilizzare il simbolo della croce in battaglia contro il nemico. Costantino avrebbe quindi fatto precedere le proprie truppe dal labaro imperiale con il simbolo cristiano del “Chi-Ro”, il monogramma di Cristo formato dalle lettere “XP”, cioè le prime lettere della parola greca Christos, ( ΧΡΙΣΤΟΣ). Poichè Eusebio non menziona il luogo esatto dove sarebbe avvenuto il prodigio, sono nate nel corso della storia svariate leggende in proposito, che posizionano questa visione in varie località lungo il tragitto compiuto da Costantino. Una di queste leggende localizzano l’evento alla vigilia della battaglia di Torino, avvenuta alcuni mesi prima rispetto a quella di Ponte Milvio, collocando il prodigio di luce al di sopra del Monte Musinè, una leggenda che ha fatto si che nel 1901 venisse eretta proprio sul monte in questione, una gigantesca croce, sulla quale reca la scritta ” IN HOC SIGNO VINCES – A PERPETUO RICORDO DELLA VITTORIA DEL CRISTIANESIMO CONTRO IL PAGANESIMO RIPORTATA IN VIRTÙ DELLA CROCE NELLA VALLE SOTTOSTANTE IN PRINCIPIO DEL SECOLO IV. SUA MAESTÀ IL RE VITTORIO EMANUELE III MARCH. MEDICI SEN. DEL REGNO CONT. CARLO E CONT. GIULIA CAYS DI CASELETTE”.

Oltre a quelle citate, esiste anche un’interpretazione pagana degli eventi. Secondo questa ricostruzione, Costantino mentre visitava un tempio di Apollo a Grand, località sulla strada fra Treviri e Lione, avrebbe visto tre X, oppure tre corone di alloro, che avrebbero preannunciato un trentennio di vittorie, Apollo era anche il Dio a cui Ottaviano secoli prima, aveva attribuito il merito della vittoria di Azio. Questa visione viene datata al 309 d.C., o addirittura precedente in modo che l’emissione di monete costantiniane dedicate al sole invitto, che iniziò proprio in quell’anno, possa esserne interpretata come una conferma, inoltre la previsione esatta del trentennio di vittorie (Costantino in circa trent’anni di regno non venne mai sconfitto in battaglia), fa sospettare che tale versione sia stata redatta in contemporanea alla “Vita di Costantino”  nel 337 d.C.. La discordanza fra tutte queste versioni ha fatto si che nel corso della storia si sia arrivati a conclusioni molto diverse. In alcuni casi si è cercato di far concordare le versioni di Eusebio di Cesarea a quella di Lattanzio, di fatto dando luogo alla versione più conosciuta e tradizionale dell’evento, altri ancora hanno avanzato l’ipotesi che la “Vita di Costantino”, non sia effettivamente opera di Eusebio, o comunque che sia stata pesantemente manipolata dalle tradizioni ecclesiastiche, altri ancora hanno ipotizzato che la profezia cristiana sia stata ricalcata su di una pagana già esistente.

A supporto di questa ultima teoria, alcuni storici identificano la visione di Cristo apparso in sogno a Costantino, come il Dio Sole, ricordando di come il culto del Sol Invictus fosse estremamente diffuso tra le fila dell’esercito, e ricordando di come i suoi fedeli usavano dipingere sui propri scudi il simbolo della divinità, ovvero una X e una croce sovrapposte, racchiuse da un cerchio. La leggenda avrebbe quindi un’origine pagana, che attribuiva al Dio Sole venerato dall’esercito e non a Cristo, la richiesta di dipingere il simbolo sugli scudi, cosa che per altro molti già facevano spontaneamente. A parziale conferma di ciò, proprio nella prima versione di Eusebio viene riportato che il simbolo apparve a Costantino sovraimpresso al sole. Anche la stessa conversione di Costantino è stata più volte messa in discussione, lasciando nel dubbio che la leggenda sia stata cristianizzata, adattando di conseguenza gli episodi ai simboli della nuova religione che ormai dilagava.

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https://www.vignaclarablog.it/2012102320523/in-hoc-signo-vinces-due-chiavi-lettura-storico-evento/

 

 

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