Incitatus, il cavallo che rischiò il consolato

La vicenda di Incitatus, il cavallo che rischiò il consolato, risale all’epoca dell’imperatore Caligola, un sovrano passato alla storia per le sue follie il suo carattere dispotico e le sue stravaganze, una delle quali riguardava appunto, il suo destriero Incitatus, che secondo la tesi di alcuni storici, l’imperatore volle nominare console e sacerdote.

INCITATUS, IL CAVALLO CHE RISCHIO’ IL CONSOLATO, LE FOLLIE DI CALIGOLA:

Quando Caligola venne nominato imperatore in luogo del defunto Tiberio, tutto il popolo si augurava che il giovane potesse ricalcare le orme del suo celebre padre, Germanico, purtroppo  le aspettative vennero presto deluse, e i suoi quattro anni di regno vennero caratterizzati dalla sua follia sanguinaria, anche se va detto, ad onor del vero, che molti aneddoti risultano certamente alterati dallo scorrere del tempo e dall’avversione della maggior parte degli storici dell’epoca, al venticinquenne nuovo sovrano. Caligola mostrò da subito un carattere dispotico, sleale e prepotente, mettendosi contro tutti coloro che si auguravano dal suo avvento, un’epoca migliore. Il figlio di Germanico instaurò una sorta di monarchia orientale, arricchendola di numerosi cerimoniali fortemente odiati dalla moralità romana, come ad esempio il mettersi in ginocchio al suo cospetto, cosa che agli antichi romani non era consentito, neppure quando si pregavano gli Dei. Alcune ipotesi vogliono che i comportamenti di Caligola fossero portati da diversi disturbi nervosi che ne compromettevano la sua salute mentale. La sua crudeltà si poteva rivolgere verso chiunque, dai senatori ai cavalieri, fino ad arrivare all’ultimo degli schiavi, molti vennero giustiziati semplicemente per un suo capriccio, senza che ci fosse una reale motivazione, mostrando allo stesso tempo grande disprezzo verso le donne, delle quali abusava in ogni contesto che ritenesse opportuno. Caligola cercò di portare il popolo dalla sua parte organizzando sontuosi giochi per i quali la folla andava in visibilio, ottenendo però il solo risultato di svuotare completamente le casse dello Stato. Si disse che non riuscisse a dormire per più di tre ore a notte, trascorrendo gran parte di essa  a vagare per gli ampi portici del suo palazzo, e disturbato da strane visioni che gli facevano invocare l’avvento della luce del giorno. Tra le sue grandi nefandezze ci sarebbe anche quello di aver compiuto volontariamente comportamenti incestuosi con le sue tre sorelle, famosa poi era la sua passione per l’oro, immergendosi a volte nelle migliaia di monili e gioielli dei quali amava circondarsi, mentre fra le sue eccessive stravaganze vanno annoverate le maestose navi, da lui fatte costruire, rinvenute sui fondali del lago di Nemi, immense e dotate di ogni di lusso per l’epoca. L’ultima stranezza, che poi è anche quella di cui parleremo in seguito riguarda il suo cavallo preferito, Incitatus, per il quale l’imperatore gli riservò una stalla personalizzata, costruita in marmo.

Incitatus, il cavallo che rischiò il consolato
Incitatus, il cavallo che rischiò il consolato

Il carattere volubile e dispotico di Caligola fece si che il suo regno fu di breve durata, venendo assassinato nel 41 d.C., per opera di una congiura messa in atto dai suoi pretoriani, stanchi dei suoi continui soprusi e umiliazioni. Dopo la sua morte molto si scrisse sulle sue stravaganze e una di queste riguardava appunto quella di nominare console il suo amato destriero, Incitatus. L’animale in questione era di gran lunga il preferito dal sovrano, e verso il quale provava una vera devozione. Ogni notte prima di una corsa, Caligola la trascorreva accanto al suo cavallo, e per assicurarsi che niente e nessuno potesse disturbare il suo sonno, l’imperatore decretava una sorta di silenzio generale, a cui tutti dovevano necessariamente attenersi. Si racconta che l’unica volta che Incitatus perse una corsa, Caligola fece giustizare l’auriga che pilotava il carro, e non pago di ciò, si assicurò personalmente che la morte sopraggiungesse nel modo più lento possibile, così da prolungarne le sofferenze del malcapitato. Lo storico Cassio Dione ci racconta che Incitatus trascorse un’esistenza piena di agi, la sua alimentazione era a base di pollo, fiocchi d’avena e frutti di mare, bardato sempre con coperte color porpora, arricchite da pietre preziose, il cavallo poteva contare su alcuni servitori, esclusivamente dedicati a lui. In alcune occasioni  Caligola esigeva che Incitatus mangiasse alla sua stessa tavola, e quando questi brindava in suo onore, tutti i commensali erano tenuti a fare lo stesso, se non volevano incorrere nelle ire del sovrano, e rischiare la morte.

INCITATUS, IL CAVALLO CHE RISCHIO’ IL CONSOLATO: REALTA’ O INVENZIONE?

L’amore che Caligola aveva per il suo destriero era direttamente proporzionale all’odio che l’imperatore aveva nei confronti dei senatori, davanti ai quali non perdeva occasione per mostrar loro il suo sdegno e la sua irriverenza. Svetonio ci tramanda che Caligola, più di una volta, dichiarò la sua volontà di nominare il suo adorato cavallo, sacerdote e console, più che altro per continuare l’opera di svilimento e di umiliazione che adoperava verso i senatori, che così facendo sperava di ridicolizzare definitivamente, dimostrando una volta ancora che il loro ruolo e la loro reputazione, importavano assai poco al nuovo sovrano, reputando che persino un cavallo avesse potuto svolgere allo stesso modo le loro funzioni. Oggi su questa versione dei fatti c’è ben più di un dubbio, visto che sia Cassio Dione, che Svetonio, vissero in epoche successive, e furono forse influenzati dalla cattiva fama di cui Caligola godeva già a quei tempi. Un’ipotesi più credibile è che l’intera vicenda sia stata montata dallo stesso Caligola, come uno scherzo, figlio di uno strano senso dell’umorismo, che però i senatori presero molto seriamente, influenzati com’erano dalle tante stravaganze e follie dell’imperatore. Qualunque sia la verità, di sicuro Caligola non ebbe il tempo di completare questo suo progetto perchè una congiura di alcuni pretoriani, con l’appoggio di molti senatori, mise fine alla sua giovane vita il 24 gennaio del 41 d.C..

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