Motti di guerra dei legionari

I motti di guerra dei legionari romani in battaglia  erano molteplici, e servivano ad infondere coraggio nei vicini commilitoni, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà.

“Vi abbiamo insegnato a distinguere se i legionari sono delle reclute o se sono dei veterani. Se sono reclute potete provare ad affrontarli, se sono  veterani tirategli addosso tutto quello che avete e scappate il più in fretta possibile”.                (Giuseppe Flavio)

Motti di guerra dei legionari
Motti di guerra dei legionari

MOTTI DI GUERRA DEI LEGIONARI, LA FORMAZIONE DI UN SOLDATO:

I legionari romani dopo essere stati arruolati venivano fortemente motivati dai loro istruttori, durante tutto il percorso necessario per renderli dei soldati perfetti a prova di ogni ostacolo. Questa formazione si può riassumere in sei punti fondamentali, ovvero: giuramento, tirocinio, tatuaggio, l’addestramento, il sermo (gergo militare), l’iniziazione di Mitra.

IL GIURAMENTO:

Al momento del suo reclutamento, il legionario era tenuto a pronunciare un giuramento solenne detto, “Sacramentum”, termine poi preso in prestito anche dalla chiesa cristiana, da ripetersi tutti gli anni, solitamente il primo giorno del nuovo anno. Tale giuramento veniva pronunciato dall’intera legione, dichiarando massima fedeltà ai consoli in carica, al senato e ai generali, in seguito, in epoca imperiale naturalmente anche all’imperatore. Più tardi con l’avvento del cristianesimo, accanto alla figura del sovrano si giurava fedeltà anche a Dio e allo Spirito Santo, anche se va detto che in quel periodo, lo spirito che permeava le legioni si era già notevolmente affievolito, rispetto al passato.

IL TIROCINIO:

Questa seconda fase era indubbiamente la più dura da superare, in quanto il legionario era tenuto a sopportare enormi e prolungate fatiche, cosa che lo avrebbe trasformato in un combattente dotato di grande resistenza fisica, anche perchè gli istruttori in più occasioni, sostenevano che uno di loro sarebbe dovuto valere almeno come dieci barbari messi assieme, proprio perchè molto spesso si sarebbero trovati a combattere con nemici molto spesso superiori di numero. Nel caso la recluta non fosse stata in grado di sopportare il duro addestramento, veniva immediatamente scartata. Dopo la riforma di Augusto, che rendeva le legioni, permanenti, e parzialmente rinnovabili ogni anno, l’arruolamento era su base volontaria da parte dei cosiddetti “Tirones”, ovvero coloro che per entrare a far parte delle armate di Roma, richiedevano di fare il “Tiro”, cioè il tirocinio.

IL TATUAGGIO:

Dopo aver superato la dura fase addestrativa, la recluta in questione veniva dichiarata “miles”, e veniva segnata con un marchio militare, un vero tatuaggio. Questo segno sulla pelle era proprio dell’essere un cittadino romano, e riportava le classiche lettere “S.P.Q.R.” con le quali si indicava il senato e il popolo di Roma, ma poteva anche essere indicata la legione di appartenenza, il nome del comandante della legione o quello dell’imperatore. Questi simboli sulla pelle rafforzavano notevolmente lo spirito di gruppo della legione.

L’ADDESTRAMENTO:

L’addestramento per un soldato romano era continuo,  i comandanti incitavano le truppe in modi molto duri, ricorrendo molto spesso agli insulti e alle pene corporali, riconoscendo però enormi meriti una volta raggiunti i risultati programmati. Ai legionari veniva detto  che erano i soldati più forti e temuti di tutto il mondo conosciuto, e che si sarebbero dovuti addestrare con le armi ogni giorno per mantenere quel livello. Un soldato romano era praticamente in grado di fare qualsiasi cosa, lunghe marce forzate con zaini in spalla pesanti fino a 35 kg, montare e smontare accampamenti in pochissimo tempo, edificare strade, ponti, templi o altri edifici stabili.

IL SERMO:

Il “Sermo Militaris” era un gergo militaresco, in uso all’interno di ogni singolo reparto armato, costituito da parole abbreviate, sintetiche, ironiche ma generalmente piuttosto incomprensibili, diventando ne più ne meno, una lingua a se stante che serviva principalmente a non far capire nulla a chiunque avesse potuto ascoltare dall’esterno un loro discorso.

L’INIZIAZIONE DI MITRA:

All’interno di ogni accampamento esisteva un altare dedicato al culto di Mitra e  del Sol Invictus, a cui ogni legionario era devotissimo, continuando a seguire il culto misterico anche una volta tornati in patria o alla città più vicina. Frequentare i sacri misteri di Mitra, compattava i loro animi, facendo sentire il soldato romano, unico in tutto il mondo e più forte di tutti. Questa convinzione di onnipotenza unita agli incoraggiamenti dei loro comandanti, infondevano grande forza al soldato romano, ma molto spesso le loro grida di guerra contribuivano ancor di più a creare questo continuo loro stato di esaltazione.

Motti di guerra dei legionari
Motti di guerra dei legionari

MOTTI DI GUERRA DEI LEGIONARI, PRIMA DELLA BATTAGLIA, SILENZIO ASSOLUTO:

Prima di ogni scontro armato i legionari preferivano conservare ogni energia, mantenendo il silenzio assoluto. Il silenzio prima della battaglia era per i nemici di Roma alquanto destabilizzante, abituati com’erano agli ululati che precedevano i loro scontri tribali, dimostrando allo stesso tempo che i romani non venivano intimoriti dalle loro urla, e non cedevano alle loro provocazioni, ma anzi mostravano una volta di più la loro ferrea disciplina.  Solo poco prima dell’inizio della battaglia tutta la legione batteva il proprio gladio sullo scudo all’unisono, provocando un sinistro boato che terrorizzava i nemici. I romani quindi avanzavano al suono terrificante dei loro gladii, alcuni sostengono che anche durante le violente fasi dello scontro i romani erano soliti non urlare più del dovuto, al fine di udire meglio i comandi del loro generale, ma probabilmente questo non è del tutto veritiero, perchè i segnali in quei frangenti erano sia uditivi, ma soprattutto visivi. I segnali uditivi erano dati dai suoni delle trombe, che erano diversi a seconda dell’ordine che veniva impartito, mentre quelli visivi erano dati dai vessilli che confermavano gli ordini di cui sopra, ma potevano anche indicare ai legionari un punto dove ricompattarsi. In alternativa potevano essere usati anche dei rudimentali fischietti che segnalavano ai legionari delle prime file quando scagliare i giavellotti, e a quelli delle seconde file quando sguainare le spade,e così via….tutto sotto il controllo dei centurioni, che naturalmente avevano il compito di assicurarsi che tutti avessero recepito il comando giusto. Una volta giunti a breve distanza dal nemico, i romani lanciavano il pilum per poi partire alla carica. Al fine di non perdere la loro proverbiale compattezza, la carica doveva partire proprio all’ultimissimo istante, e solo allora i legionari liberavano un solo ma poderoso urlo di guerra, sempre diverso e scelto per l’occasione dal generale in comando,  in grado di atterrire il nemico e di metterlo già in difficoltà.

 L’URLO DI GUERRA:

L’urlo di guerra era sempre molto breve e  conciso e consisteva in un’invocazione agli Dei oppure rivolta all’imperatore. Durante la decisiva battaglia di Farsalo, epilogo della sanguinosa guerra civile che vide contrapposti Giulio Cesare e Pompeo Magno, il conquistatore delle Gallie trasmise ai propri legionari il grido di “Venus Victrix!” ovvero Venere Vincitrice, ma  altri esempi potevano essere:

Mars Ultor! – Marte Vendicatore.

Sol Invictus! – Sole Invitto!

Roma Victrix! – Roma Vincitrice!

Ad Imperatorem! – Per l’Imperatore!

Iuppiter Optimo Maximo! – Per Giove Ottimo Massimo!

Finem Hostium! – Per la morte dei nemici!

Vediamo ora altri ordini che venivano impartiti ad alta voce prima e durante la battaglia:

Signa Inferre! Un grido che precedeva lo scontro e ordinava ai vessilliferi di portare in avanti le insegne della legione.

Semper Fidelis! In origine un motto appartenuto ai senatori che pronunciavano al termine di ogni sessione, venne in seguito adottato dalle legioni come risposta al richiamo del generale o dell’imperatore.

Usque ad Finem! Letteralmente un incoraggiamento a non arrendersi e combattere fino alla fine, era un motto molto comune anche fra i gladiatori.

 Hic sunt leones! Originariamente si usava questa frase per indicare dove trovare i leoni da far combattere nei circhi, venne in seguito adottato dai legionari

Sursum Corda! Letteralmente “In alto i cuori!” è un motto che trae le sue origini dalle “adlocutio” ovvero dalle arringhe, che i generali, o l’imperatore stesso, tenevano ai soldati prima di ogni battaglia.

Hic Manebimus Optime! Qui rimarremo ottimamente, una frase che risale al sacco di Roma, ad opera dei Galli Senoni di Brenno, nel 390 a.C., quando i romani si chiedevano se  valesse la pena rimanere in una città semi distrutta, oppure trasferirsi a Veio. Nell’occasione, una frase casuale pronunciata da un centurione: “Pianta l’insegna qui signifero! Qui staremo benissimo!”, venne interpretata e accettata come un volere divino, decidendo quindi di rafforzare le difese della città. Questa frase veniva usata dai soldati quando si trovavano a respingere un attacco, o per difendere un presidio.

Un altro grido molto usato dai legionari in battaglia era: “Lupae Filii sumus!”,  Siamo figli della Lupa!, ed era di grande sprone in combattimento.

Honos et Virtus! Onore e Virtù, un grido di guerra molto in voga ai tempi di Augusto.

Roma Vocat!  Roma chiama! un motto usato in battaglia, ma anche durante la chiamata alle armi.

Credits to:

https://www.romanoimpero.com/2020/02/motti-di-guerra-romani.html

 

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