la Cavalleria Legionaria

Composta dagli “Equites”, la Cavalleria Legionaria venne, secondo la tradizione, fondata dallo stesso Romolo nei primi tempi dell’età règia, ed era parte integrante e complementare della legione romana. La Cavalleria Legionaria, fu nel corso della storia, abolita e ricostituita ben due volte: nella prima occasione venne sciolta durante la riforma mariana dell’esercito, per poi essere ripristinata da Ottaviano Augusto, mentre fu Traiano ad abolirla nuovamente per poi essere reintrodotta dall’Imperatore Gallieno.

La Cavalleria Legionaria
La Cavalleria Legionaria

La Cavalleria Legionaria, storia e struttura:

Come detto, secondo la tradizione, fu lo stesso Romolo, primo Re di Roma, a fondare il primo contingente di soldati a cavallo, formato all’epoca da circa 300 cavalieri, dove ciascuno squadrone, composto da 100 cavalieri (3 squadroni da 100, ovvero uno squadrone per tribù), era alle dipendenze di un “tribunus celerum”, ( i Celeres erano militari scelti e vere e proprie guardie del corpo del Re). In seguito all’unione del popolo dei Sabini, Romolo decise di ampliare questo corpo armato portandolo a 600 unità, rappresentato sempre da quei famosi “Celeres” costituiti dal primo Re di Roma. Tuttavia il successore Numa Pompilio ne ridimensionò il numero riportandolo agli originari 300, esattamente come fece Augusto circa sette secoli dopo, creando la famosa Guardia Pretoriana. Il quinto Re di Roma, Tarquinio Prisco, riordinò l’ordine equestre riportando gli Equites a 600 unità, aggiungendovi nuove centurie, oltre alle tre storiche dei Ramnes, dei Tities e dei Luceri, chiamandole “posteriores”. La riforma attuata da Tarquinio Prisco stabilì inoltre che anche i figli degli Equites potessero indossare la toga pretextae, cercando così di ricostituire quel corpo speciale dei “Celeres” fondati da Romolo, tuttavia la forte opposizione dell’augure Attio Nevio lo fece desistere, costringendolo semplicemente ad aumentare il numero dei cavalieri. Dopo la riforma serviana messa in atto dal Re Servio Tullio, vennero aggiunte altre dodici centurie di cavalieri, per un totale di diciotto. Questi cavalieri dovevano ora disporre personalmente di un reddito di più di 100.000 assi. Per l’acquisto dei cavalli lo stato stabilì, inoltre, lo stanziamento annuo di 10.000 assi per centuria, mentre sancì che fossero le donne non sposate a pagarne il mantenimento degli stessi con 2.000 assi annui a centuria. Tale costo fu più tardi trasferito alle classi più ricche.

La Cavalleria Legionaria, equipaggiamento ed armatura:

L’armamento del cavaliere romano era fondamentalmente formato da un elmo, da uno scudo rotondo, chiamato “Clipeus”, da una lancia leggera e da una spada.  Secondo lo storico greco Polibio, anticamente, i cavalieri non avevano in dotazione alcuna armatura ma indossavano una comune trabea (un tipo di mantello), il che li rendeva molto comodi nel cavalcare ma molto vulnerabili durante gli scontri armati. Anche rigurado l’armamento le fonti ci tramandano che anche l’asta che avevano in dotazione aveva un’utilità molto limitata, essendo molto sottile e fragile poteva colpire il bersaglio solo la prima volta, dopo di che si sarebbe inevitabilmente spezzata. Anche per quanto riguarda lo scudo le carenze erano molte, durante gli attacchi nemici non era molto consistente e inoltre, in caso di pioggia, la pelle che lo ricopriva si infradiciava al punto da renderlo inutilizzabile. Per tutti questi motivi questo equipaggiamento che in pratica forniva un pessimo servizio, venne, dai tempi della prima guerra punica, sostituito con un armamento di tipo greco. Le funzioni della Cavalleria Legionaria si basavano fin dai tempi più antichi, su compiti di avanguardia ed esplorazione, di una maggiore mobilità sul campo di battaglia o di inseguimento al termine di uno scontro armato, ma anche, in caso di necessità, di portare soccorso laddove la fanteria si fosse trovata in difficoltà. I cavalieri romani usavano morsi e briglie, sella e staffe erano ancora sconosciute, per questo motivo e facile dedurre che non si poteva certo trattare di una forza d’urto, Tito Livio infatti ci tramanda che nel 499 a.C., durante le fasi conclusive della battaglia del Lago Regillo, il dittatore Aulo Postumio, ordinò ai cavalieri di scendere da cavallo per aiutare la fanteria. Dopo aver sbaragliato il nemico i cavalieri risalirono sui loro destrieri per inseguire e annientare definitivamente i latini in fuga.

La Cavalleria Legionaria
La Cavalleria Legionaria

La Cavalleria Romana, l’età Repubblicana:

Con l’avvento della riforma manipolare, la cavalleria legionaria tornò a disporre dei consueti 300 uomini, essi erano divisi in dieci squadroni chiamati “Turmae”, a capo delle quali erano posti tre comandanti, chiamati Decurioni. I cittadini romani dovevano obbligatoriamente servire sotto le armi entro il quaranteseiesimo anno di età e per almeno dieci anni per quel che riguardava i cavalieri. Con la riforma promossa da Caio Mario però, la cavalleria legionaria venne sciolta a beneficio di corpi di cavalleria ausiliaria costituiti da popoli alleati di Roma. A causa della forte concentrazione di cittadini romani nella fanteria, le legioni dipendevano sempre di più dai reparti di cavalleria da cui avevano la forte necessità di affiancamento nelle tattiche di guerra. Il numero di cavalieri di supporto era infatti uguale, se non superiore a quello della fanteria appiedata. L’espansione di Roma verso la Gallia e il continuo contatto con le tribù germaniche indussero lo stesso Giulio Cesare a rivalutare decisamente il ruolo di questo corpo armato, reintroducendo in modo permanente squadroni di cavalleria reclutati fra Galli e Germani in affiancamento alle legioni, inquadrando queste nuove unità sotto il comando di decurioni romani.

 Equipaggiamento e armatura:

Anche in età Repubblicana l’equipaggiamento della Cavalleria Legionaria era pressochè il medesimo, costituito da un elmo, una lancia uno scudo e una spada, ma come detto in precedenza all’incirca dal 300 a.C., ci fu un salto di qualità. La Cavalleria Legionaria diveniva infatti in quel periodo da “leggera” a “pesante”, tutti gli uomini a cavallo vennero dotati di un’armatura metallica di tipo greco. In questo tipo di equipaggiamento, oltre all’armatura, acquistava efficacia anche la lancia, ora più robusta ed equilibrata e anche lo scudo in bronzo era certamente più utile per gli attacchi da vicino e da lontano. Pare che fino al 200 a.C., i cavalieri romani indossassero armature di bronzo, ma dopo questo periodo vennero sostituite con un altro tipo di armatura in maglia di ferro chiamata “lorica hamata”, mentre solo gli ufficiali mantennero la classica corazza in bronzo anatomica (lorica musculata). Al termine del II secolo a.C., è accertato che alcuni cavalieri iniziarono ad usare una lancia più lunga, chiamata “contus” che però veniva usata con entrambe le mani, precludendo così l’uso del Clipeus. Ai tempi della conquista della Gallia, i cavalieri di Giulio Cesare erano equipaggiati con una cotta di maglia in ferro chiamata “sago”, e uno scudo rotondo, un gladio e una lancia, mentre i cavalli erano bardati con una sella di tipo gallico, senza staffe ma con quattro pomi.

La Cavalleria Legionaria
La Cavalleria Legionaria

La Cavalleria Legionaria, l’età imperiale:

La Cavalleria Legionaria, abolita di fatto da Caio Mario, venne reintrodotta da Augusto, il quale organizzò una forza piuttosto ridotta composta da 120 unità, comandati non più da decurioni ma da centurioni, il loro equipaggiamento si differenziava dai precedenti solo per lo scudo che era di dimensioni minori chiamato “parma”. E’ probabile che questo corpo sia stato smantellato per un breve periodo dall’Imperatore Traiano, considerando che viene citata solo in un discorso del suo successore, Adriano, del resto esistevano ormai numerosi reparti di cavalleria ausiliaria  formata da provinciali e alleati, i cosiddetti “peregrini”. Si trattava di unità altamente specializzate, arruolate in aree territoriali  e di antiche tradizioni, come ad esempio la cavalleria pesante rappresentata dai “Catafratti”, di origine orientale equipaggiata con una lunga e pesante lancia e con la particolarità che sia cavallo che cavaliere erano protetti da una pesante corazza costituita da squame o da anelli di metallo. Altamente specializzata era anche la cavalleria leggera rappresentata dai numidi o dai mauri, equipaggiati con un piccolo scudo, una spatha della lunghezza di circa 90 cm e di una lancia lunga almeno 1,8 metri. Particolarmente temibili erano anche gli arcieri orientali a cavallo detti “sagittaria” e i cavalieri traci.

Negli anni seguenti l’Impero romano fu bersaglio delle numerose invasioni barbariche che minarono alla base la propria stabilità, resosi così conto  dell’impossibilità di proteggere contemporaneamente tutte le province dell’impero con una statica linea di uomini posizionati a ridosso della frontiera, L’Imperatore Gallieno, nel 264 d.C., o forse anche qualche anno prima,  sviluppò una pratica che era iniziata verso la fine del II secolo d.C., durante il regno di Settimio Severo. Una legione veniva ora posta di riserva a pochi chilometri da Roma, mentre altri reparti, ben addestrati, venivano sistemati nei luoghi che più avevano necessità di rinforzi, e naturalmente in caso di urgenza dovevano muoversi nel modo più rapido possibile, ovviamente si trattava di reparti di cavalleria legionaria. Poichè queste unità potevano spostarsi in modo molto più veloce rispetto alla fanteria, in caso di sfondamento del limes romano, la cavalleria legionaria posta di riserva poteva così avventarsi sul nemico rapidamente e con tutta la forza d’urto di cui disponeva. Il quartier generale di questo corpo fu posto a Mediolanum (Milano), in posizione strategica ed equidistante sia da Roma che dalle turbolente frontiere del nord. L’iniziativa di Gallieno si rese necessaria dopo la perdita degli Agri Decumates che aveva portato le tribù germaniche molto più vicine alle frontiere italiche e di conseguenza più vicine a Roma.

Si può quindi facilmente intuire di quanto potere potesse disporre il generale che si fosse trovato al comando di questa forza, basti pensare che i futuri imperatori, Claudio il Gotico e Aureliano, ricoprivano quel ruolo. Non è quindi chiaro se sia stato lo stesso Gallieno o i suoi successori illirici ad avere aumentato il numero di cavalieri, portando l’unità dai 120 uomini ai 726. La nuova unità di cavalleria legionaria risultava così divisa tra le dieci coorti legionarie, dove alla prima erano affiancati 132 cavalieri (pari a 4 turmae, ciascuna posta sotto il comando di un decurione), mentre alle altre nove 66 ciascuna (pari a 2 turmae per ciascuna delle 9 coorti). In totale si avevano quindi ben 22 turmae per ogni nuova legione.

Questo incremento della Cavalleria Legionaria fu quindi in gran parte dovuta all’esigenza di avere un esercito più mobile e versatile  che potesse coprire le distanze in modo più veloce per far fronte alle sempre più numerose invasioni barbariche, ma non solo, anche in oriente, i Sasanidi, eredi dei Parti, ma assai più bellicosi, intendevano replicare l’estensione del loro antico Impero. In seguito alla riforma di Gallieno, o degli imperatori illirici che gli succedettero, la cavalleria legionaria nel corso degli anni andò separandosi dalla fanteria, divenendo di fatto indipendente sotto il regno di Costantino il grande, cessando così di esistere come Cavalleria Legionaria aggregata alla legione stessa.

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