La condanna di Manio Acilio Glabrio

La condanna di Manio Acilio Glabrio avvenne nel 95 d.C., su ordine dell’Imperatore Domiziano, che considerava l’ex console romano, affiancato al futuro sovrano Traiano nel 91 d.C., un possibile aspirante al trono, secondo Svetonio e Giovenale, oppure semplicemente perchè aveva abbracciato la religione cristiana, secondo Dione Cassio.

La condanna a morte di Manio Acilio Glabrio, la cripta degli Acilli all'interno delle catacombe di Priscilla
La condanna a morte di Manio Acilio Glabrio, la cripta degli Acilli all’interno delle catacombe di Priscilla

In diverse occasioni viene fatto cenno che il cristinaesimo nel I secolo d.C., fece presa essenzialmente sulle classi più povere, oppure sugli schiavi, quasi come se potesse rappresentare un sentimento di rivalsa sulle classi più ricche, e allo stesso tempo alleviare i loro patimenti terreni. In realtà la nuova religione emergente, fece presa anche ai piani più alti, arrivando fino alle più elevate gerarchie di palazzo. La “gens Acilia” già da due secoli ricopriva un ruolo di rilievo all’interno della società, fin da quando il console Manio Acilio Glabrione, nel 191 a.C., conquistò la Macedonia, al termine della battaglia delle Termopili, da quel momento in poi la famiglia divenne molto nota e potente, ottenendo molte cariche pubbliche e onori. La condanna di Manio Acilio Glabrio si innesta invece nel corso del I secolo d.C., in particolare nel 95 d.C.,  quando questo illustre personaggio ricoprì il consolato al fianco del futuro imperatore, Traiano. Il consolato Manio Acilio Glabrio lo ottenne nel 91 d.C., ma perchè Domiziano, quattro anni più tardi decise per la sua condanna a morte? Svetonio, nella sua “Via dei Cesari” ci informa che:

Complures senatores, in iis aliquot consulares, interemit; ex quibus Civicam Cerealem in ipso Asiae proconsulatu, Salvidienum Orfitum, Acilium Glabrionem in exsilio, quasi molitores rerum novarum, ceteros levissima quemque de causa;”

[Domiziano] Mandò a morte molti senatori, tra questi parecchi ex consoli: tra cui Civica Cereale, proprio mentre era proconsole in Asia, e Salvidieno Orfito, Acilio Glabrione, già in esilio, come fomentatori di una rivoluzione, e gli altri per motivi futili.

Le espressioni usate da Svetonio potrebbero avere un carattere politico per Cereale e Salvidieno, ma non per Glabrio che molti indizi lo additano come appartenente alla religione cristiana. A conferma di ciò, il monaco bizantino Giovanni Xilifino, vissuto nell’XI secolo e che trascrisse, per altro in modo molto libero e perciò non sempre attendibile, la storia romana di Dione Cassio, sostiene che in quell’anno molti nobili e alcuni appartenenti alla famiglia imperiale, furono condannati a morte per ateismo, insieme ad altri personaggi che avevano abbracciato “i costumi e le persuasioni dei giudei”. Sappiamo dalle fonti che i cristiani venivano considerati atei per il loro rifiuto di compiere sacrifici agli Dei pagani. Da altri storici romani sappiamo inoltre che Manio Acilio Glabrio venne condannato insieme a Flavio Clemente e a Flavia Domitilla, entrambi di religione cristiana. Vediamo ancora come Svetonio racconta l’accaduto:

( Domiziano) Infine fece uccidere tutto ad un tratto, per il più leggero sospetto e quasi nell’esercizio stesso del consolato, suo cugino Flavio Clemente, personaggio assolutamente inattivo, di cui, pubblicamente, aveva destinato i figli, ancora piccoli, ad essere suoi successori e a perdere i loro nomi precedenti, per chiamarsi uno Vespasiano e l’altro Domiziano. Fu soprattutto questo delitto ad affrettare la sua morte.”

e poi ancora Dione Cassio:

“In quello stesso anno, Domiziano mise a morte, con molti altri, Flavio Clemente, allora console, malgrado fosse suo cugino e marito di Flavia Domitilla, sua parente. Tutti e due furono condannati per crimine di ateismo. Con questo capo di accusa, vennero condannati un gran numero di altri, che si erano fuorviati negli usi giudaici. Alcuni furono puniti di morte, altri con la confisca. Quanto a Domitilla, ci si contentò di relegarla nell’isola di Pandataria. Glabrione che era stato console con Traiano, accusato tra le altre cose, dello stesso crimine, fu messo a morte.”

Al tempo stesso, lo scrittore romano, Giovenale, compiange la fine immatura di Glabrio, a cui l’aver mostrato vacuità d’animo, combattendo con orsi numidici sull’arena, non giovò per disarmare i sospetti dell’imperatore. Questa notizia torna poi in altri scrittori, resa più drammatica e più favorevole a Glabrio: il quale avrebbe combattuto contro un grosso leone, e non di sua volontà, ma per ordine dell’imperatore.

La condanna  di Manio Acilio Glabrio venne effettuata nello stesso luogo in cui l’ex console fu inviato in esilio, il quale però non ci è noto, ma in seguito le sue spoglie vennero traslate a Roma e sepolte all’interno delle catacombe di Priscilla. Priscilla, imparentata con la famiglia degli Acilii era con ogni probabilità la moglie dello stesso Glabrio. La cripta degli Acilii all’interno delle catacombe, venne rinvenuta solo nel 1888 dall’archeologo Giovanni Battista De Rossi, e venne ritrovata insieme ad una lapide marmorea recante la scritta ”  ACILIO GLABRIONI FILIO”. Negli anni a venire vennero scoperte altre incisioni con i nomi di Manius Acilius, Priscilla, Acilius Rufinus, Acilius Quintinianus e Claudius Acilius Valerius.

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http://yurileveratto2.blogspot.com/2016/02/la-condanna-morte-del-console-manio.html#:~:text=Conclusione%3A,Flavio%20Clemente%20e%20Flavia%20Domitilla).

 

 

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