La disfatta di Sesto Pompeo

La disfatta di Sesto Pompeo, avvenne il 3 settembre del 36 a.C., in occasione della celebre battaglia navale al largo di Nauloco, fra il figlio di Pompeo Magno e il braccio destro di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa.

La disfatta di Sesto Pompeo, moneta raffigurante Sesto Pompeo
La disfatta di Sesto Pompeo, moneta raffigurante Sesto Pompeo

la disfatta di sesto pompeo, cenni storici sul figlio di pompeo magno:

Politico e scaltro militare, Sesto Pompeo era figlio del grande Pompeo Magno e della sua terza moglie, Terzia. Sesto ebbe anche una sorella, Pompeia, e un fratello maggiore, Gneo Pompeo il giovane, che nella risolutiva battaglia di Munda, perse la vita a capo delle sue tredici legioni. Dopo il passaggio del Rubicone da parte di Giulio Cesare nel 49 a.C., i due fratelli seguirono il padre nella guerra civile che ne scaturì, ma mentre Gneo affiancò il genitore in oriente, Sesto rimase a Roma per prendersi cura della matrigna Cornelia. Dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo, nel 48 a.C., egli stesso, Cornelia e i suoi due figli fuggirono prima a Lesbo e poi in Egitto, certi di trovare un riparo sicuro sotto la protezione di Tolomeo XIII e di Cleopatra, in quanto il loro padre aveva sottoscritto con Roma un rapporto di alleanza. Purtroppo per loro, i due giovani sovrani (la scaltra Cleopatra aveva già conosciuto il conquistatore delle Gallie), preferirono prendere le parti di Cesare, a Sesto così toccò l’ingrato destino di assistere all’assassinio del padre per mano dei consiglieri del Re. Sesto Pompeo si unì così alla resistenza anti-cesariana, svariando su tutti i fronti di guerra che si aprivano, prima  in nord Africa, a Tapso nel 46 a.C., e poi in Spagna,  a Munda l’anno successivo, in occasione della quale trovò la morte il fratello Gneo il giovane che venne giustiziato. Sesto Pompeo riuscì a sfuggire alla morte e a ripiegare in Sicilia, che dal quel momento divenne a tutti gli effetti il suo quartier generale. Dopo la morte di Cesare nel 44 a.C., seguì un periodo di caos durante il quale, almeno nelle prime battute, si cercò di evitare un nuovo devastante conflitto civile, soprattutto dietro la spinta di Cicerone,  ragion per cui venne concessa un’amnistia verso gli assassini del dittatore romano, mentre a Marco Emilio Lepido,  triumviro e grande amico di Cesare, venne dato il compito di trattare proprio con Sesto. Lepido dal canto suo, promise al figlio di Pompeo un risarcimento per la confisca dei beni paterni, e al contempo, il Senato proclamò Sesto “praefectus classis” affidandogli così il completo controllo delle flotte romane. Le cose però presero una piega diversa quando nel 43 a.C., venne stipulato il secondo triumvirato fra Antonio, Ottaviano e Lepido, questo nuovo accordo infatti si proponeva fra i suoi obiettivi principali di eliminare quanti avevano preso parte alla cospirazione contro Cesare, iniziando a stilare lunghe liste di proscrizione, che non risparmiarono neppure le personalità più illustri, Cicerone compreso. Con grande prontezza e decisione, Sesto Pompeo, per sfuggire a queste liste, dall’alto del suo ruolo, prese con se un gran numero di esuli e proscritti in fuga, allestì una flotta, e in pochissimo tempo portò sotto il suo controllo la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, iniziando oltre tutto una serie di atti di pirateria che impedirono sistematicamente i rifornimenti a Roma. Nel 42 a.C., dopo aver sistemato i cesaricidi, Ottaviano e Marco Antonio decisero di occuparsi anche di Sesto, dai loro piani rimase però fuori Lepido, accusato, non a torto, di accordarsi contro di loro. Tuttavia i dissidi scoppiati fra Antonio e Ottaviano dopo la guerra di Perugia, costrinsero i due a scendere a patti con Sesto Pompeo, principalmente per salvare Roma dalla carestia per i mancati rifornimenti, riconoscendo ufficialmente in cambio al figlio del Magno, il governatorato delle isole da lui tenute sotto controllo e del Peloponneso. L’affidamento di quest’ultimo però non fu così tempestivo come promesso, così gli atti di prateria sulle coste siciliane ripresero con forza, le cose però tornarono a peggiorare decisamente quando Ottaviano divorziò da Scribonia, sorella del suocero di Sesto Pompeo.

Nel 38 a.C., si riaccese così il conflitto, tuttavia Ottaviano, che al momento non poteva contare su Agrippa, si fece trovare impreparato, e subì due pesanti sconfitte navali all’altezza dello stretto di Messina, nel 38 e nel 36 a.C.. Rinvigorito dai due eclatanti successi, Sesto si assunse l’appellativo di “Magnus” in onore del padre, ritenendo le sue origini leggendarie, legate al Dio Nettuno, vero artefice dei suoi successi. Tuttavia gli eventi erano prossimi al cambiamento e la disfatta di Sesto Pompeo era prossima.

La disfatta di Sesto Pompeo
La disfatta di Sesto Pompeo

la disfatta di sesto pompeo, la battaglia di nauloco:

Per evitare di commettere gli stessi errori, Ottaviano richiamò il fidato Agrippa dalla Gallia, e chiese aiuto ad Antonio, che dal canto suo gli promise 120 navi e 20.000 soldati italici. Agrippa non perse tempo, conquistò la città di Tindari e trasferì in quel luogo le sue truppe terrestri, mentre Sesto Pompeo, che controllava tutta la costa da Milazzo a Nauloco, credendo che il legato di Ottaviano muovesse verso di lui, abbandonò le sue posizioni, favorendo però l’intervento del figlio adottivo di Cesare, che prontamente conquistò Milazzo. A quel punto, forte e ancora galvanizzato dalle vittorie precedenti, Sesto propose ad Ottaviano di risolvere la questione con una grande battaglia navale, ritenendo la sua flotta molto superiore a quella del suo antagonista. Agrippa seguì scrupolosamente la preparazione dello scontro, così il 3 di settembre del 36 a.C., lo scontro era prossimo a cominciare. Svetonio ci racconta un episodio curioso avvenuto ad Ottaviano il giorno prima della battaglia:

«Il giorno prima dello scontro navale in Sicilia, mentre passeggiava sulla riva, un pesce saltò fuori dall’acqua e cadde ai suoi piedi.»

Le due flotte si scontrarono fra Nauloco e il promontorio di Milazzo, proprio dove era  ancorata la flotta di Sesto Pompeo, entrambi gli schieramenti potevano contare su circa 300 navi ciascuno, ma la vera differenza la fecero i comandanti sul teatro di guerra, Agrippa infatti fu maggiormente in grado di usare con efficacia l’arpagone, una versione più aggiornata del famoso corvus, con il quale le navi romane erano in grado di abbordare quelle nemiche e riversare sul ponte i soldati che a quel punto potevano adottare le tattiche di combattimento utilizzate sulla terra ferma. Agrippa al comando delle navi più pesanti, si occupò per prma cosa di mettere fuori uso le navi nemiche più veloci e maneggevoli, che erano quelle che davano i maggiori problemi, poi, dopo una lunga battaglia sanguinosa, riuscì ad avere ragione del nemico, mettendo fuori uso circa 30 vascelli, a fronte delle sole tre, perse dal legato di Ottaviano.

la disfatta di sesto pompeo, luogo dello scontro e conseguenze:

Il sito esatto della battaglia è ancora oggi oggetto di discussioni, ma i ritrovamenti subaquei nei pressi dell’area di Capo Resocolmo, in provincia di Messina, ci danno con discreta certezza indicazioni abbastanza precise. Ritrovamenti di scafi e monete emesse dai partecipanti allo scontro, rappresentano importanti indizi. Nel 2008 venne inoltre  riportato in superficie un rostro che nelle prime battute venne collegato alla battaglia, ma studi successivi collocarono il reperto a tempi  molto antecedenti ai fatti narrati. E di Sesto Pompeo cosa ne fu?  Dopo la battaglia riuscì a fuggire in oriente dove però venne ucciso da un ufficiale di Marco Antonio nel 35 a.C.. Dopo questa vittoria, estromesso Lepido per i motivi già citati, Ottaviano divenne il padrone assoluto di tutti i possedimenti romani occidentali, lasciando che ad oriente Marco Antonio si abbandonasse alle cure di Cleopatra.

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