La Piramide Cestia

La Piramide Cestia, anche detta Piramide di Caio Cestio, è una struttura situata a Roma nei pressi di Porta San Paolo, costruita sul finire del I secolo a.C. come tomba per Caio Cestio Epulone.
Caio Cestio faceva parte dei “septemviri epulones” uno dei più importanti collegi religiosi della Roma antica, insieme a quelli dei pontefici, e degli àuguri. Questo collegio era costituito da sette uomini che erano incaricati di occuparsi dei banchetti pubblici e dei giochi offerti in occasione di alcune festività religiose.

La Piramide Cestia
La Piramide Cestia

Costruita in calcestruzzo, la Piramide è alta poco più di 36 metri, ed è interamente ricoperta da lastre di marmo di Carrara, fu innalzata in brevissimo tempo, 330 giorni appena, infatti Caio Cestio nel testamento dispose chiaramente che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento: “opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu Ponti P. f. Cla , Melae heredis et Pothi “. Gli eredi si affrettarono ad eseguire le disposizioni , tanto che, sembra, completarono la costruzione con qualche giorno di anticipo.

All’interno del monumento vi è un’unica camera sepolcrale, di 5,95 × 4,10 ed alta 4,80 metri, entro la quale è incisa nel rivestimento l’iscrizione che registra il nome e titoli di Cestio, e le circostanze della costruzione del monumento. La Piramide era posta lungo la Via Ostiense, ed era circondata da una recinzione in blocchi di tufo, oggi visibile solo parzialmente, aveva poi 4 colonne agli angoli e due statue del defunto ai lati della porta. La camera sepolcrale originariamente murata al momento della sepoltura, come nelle piramidi egizie è dipinta in bianco, con sottili cornici e figure decorative di stile pompeiano. È discretamente conservata, ma completamente spoglia, e sulla parete di fondo, dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c’è un buco, praticato da scavatori del passato alla ricerca di tesori.

Camera sepolcrale all'interno della Piramide Cestia
Camera sepolcrale all’interno della Piramide Cestia

La presenza di un monumento funebre a forma di piramide a Roma è dovuto con ogni probabilità al fatto che l’Egitto era divenuto provincia romana alcuni anni prima, nel 30 a.C., e la cultura di questa nuova provincia stava venendo di moda anche a Roma. Nel III secolo la piramide di Cestio fu incorporata nelle Mura Aureliane, divenendone uno dei bastioni, e l’attuale accesso corrisponde ad una piccola apertura che immetteva su una strada secondaria di cui ancora oggi ne possiamo vedere il basolato, in direzione dell’emporio sul Tevere. Questa circostanza costituisce, probabilmente, la ragione per cui il monumento si salvò dalle spoliazioni che afflissero nei secoli tutti i marmi di rivestimento dei monumenti antichi.

Nel Medioevo, la credenza popolare identificava la Piramide come “meta Remi”, collegandola con un’altra piramide indicata come “meta Romuli”, molto simile, esistente sino al 1499 nel rione di Borgo, e demolita nel XVI sec. da Papa Alessandro VI per l’apertura della nuova strada di Borgo Nuovo. Lo stesso Francesco Petrarca, umanista e esperto latinista, in un’epistola indica erroneamente la Piramide Cestia come “sepolcro di Remo”.

La Piramide Cestia nel corso degli anni fu molto ammirata dai viaggiatori, in particolare nel Seicento, e godette di costante attenzione da parte dell’amministrazione pontificia: nel 1663 infatti furono intrapresi degli scavi per ordine di Papa Alessandro VII, che ne fece incidere la memoria sulla facciata; all’esterno furono trovate le basi delle due statue dedicate a Cestio e fu scavata un’apertura nella piramide stessa, scoprendo la camera sepolcrale. Ai piedi della piramide, immediatamente a ridosso delle mura, dal XVIII secolo si cominciò a seppellire gli stranieri non cattolici morti in Roma.

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