La prima battaglia di Bedriaco

Combattuta il 14 aprile del 69 d.C., la prima battaglia di Bedriaco vide scontrarsi i generali romani fedeli ad Otone e Vitellio, durante la guerra civile scoppiata nel celebre anno dei 4 imperatori, e terminata con la vittoria dell’esercito fedele a quest’ultimo. Al termine dello scontro si  è calcolato che persero la vita circa 40.000 soldati, dopo di che i generali Aulo Cecina Alieno e Fabio Valente, consegnarono l’impero al governatore della Germania Vitellio.

La prima battaglia di Bedriaco
La prima battaglia di Bedriaco

LA PRIMA BATTAGLIA DI BEDRIACO, CONTESTO STORICO:

Pochi mesi prima, il 15 di gennaio, Galba, succeduto a Nerone e da poco rientrato dalla Spagna, venne assassinato dalla guardia pretoriana che aveva già acclamato Marco Salvio Otone come nuovo sovrano. Già un paio di settimane prima però, anche le legioni stanziate in Germania si sollevarono contro l’anziano imperatore, elevando al trono il loro generale, Aulo Vitellio. A quel punto, il Senato, per timore di una reazione da parte dei pretoriani, piuttosto che delle lontane legioni in Germania, riconobbe Otone come nuovo imperatore di Roma, scatenando l’ira della fazione vitelliana, lo scontro divenne quindi inevitabile. Seguendo quindi le direttive del loro comandante, i generali  Cecina Alieno e Fabio Valente, oltrepassarono le Alpi da due diverse direttrici,  per poi congiungere le loro forze all’altezza di Cremona. Entrambi avidi e spregiudicati, i due comandanti fecero di tutto per mettersi in mostra agli occhi del loro generale, la grande competizione fra i due infatti risulterà un fattore  determinante per l’evolversi della guerra, Valente entrò in Italia varcando le Alpi Cozie alla guida di 40.000 uomini , mentre Cecina Alieno superò le Alpi Pennine con circa 30.000 soldati a cui vennero aggregati anche gli ausiliari germani. Il 14 marzo, anche Otone si mise in marcia verso nord, affidando i suoi uomini ai generali Svetonio Paolino, Annio Gallo e Mario Celso, i quali vennero poi affiancati dal prefetto del pretorio Licinio Proculo, e dal fratello dell’imperatore, Lucio, stabilendo il proprio quartier generale all’altezza di Brixellum (odierna Brescello).

LA PRIMA BATTAGLIA DI BEDRIACO, SVOLGIMENTO DEI FATTI:

Il 12 aprile, Otone tenne un consiglio di guerra, considerando la soverchiante superiorità numerica sulla quale poteva contare Vitellio. L’imperatore infatti poteva contare sulla forza di circa 36.000 uomini, ma se saggiamente i suoi generali lo consigliavano di attendere l’arrivo di 40.000 legionari a lui fedeli provenienti dall’Illiria che gli avrebbero permesso di combattere ad armi pari, il desiderio di combattere e di non attendere altro tempo da parte del prefetto Licinio e del fratello Lucio Otone, prevalse, dando inizio allo scontro armato. Dopo alcune scaramucce di poca importanza ed alcuni tentativi di trarre il nemico in un’imboscata, la battaglia decisiva si  svolse a Bedriaco, una piccola località posta a nord del fiume Po, fra le città di Cremona e Verona, più o meno presso l’attuale paese di Calvatone, luogo dove Otone si era accampato. In prima battuta Otone scelse di non partecipare alla battaglia rimanendo al sicuro a Brixellum, affidando il comando delle operazioni al fratello Lucio e al prefetto Licinio, i quali giunsero sul luogo dello scontro dopo una marcia estenuante e disorganizzata. Viceversa le armate di Vitellio erano già schierate ordinatamente, e con disciplina attendevano solo l’ordine di attacco. Poco tempo prima della battaglia, venne diffusa ad arte un voce secondo la quale Vtellio fosse stato abbandonato dai suoi uomini e ci fosse in atto una tregua che avrebbe dato modo ai due pretendenti di trovare un accordo. Naturalmente da parte delle esauste truppe di Otone, la notizia venne accolta con grande favore, tanto che alcuni uomini arrivarono persino a salutare i propri concittadini già schierati, convinti che la tregua fosse già in atto. All’ordine convenuto le armate di Vitellio partirono all’attacco, e seppur stanche e colte di sorpresa, le legioni otoniane sostennero con valore l’urto, aiutati in parte anche dal terreno particolarmente accidentato, ricco di alberi e vigneti, che trasformarono in poco tempo la battaglia in una serie di scontri fra piccole formazioni. La Legio I Adiutrix, in sostegno ad Otone riuscì addirittura a sottrarre l’aquila alla vitelliana XXI Rapax, ma l’arrivo sul campo delle corti batave e di un contingente di 2.000 gladiatori, guidati da Flavio Sabino, crearono un forte sbandamento fra le armate di Otone. Rotto centralmente lo schieramento, gli otoniani presero a fuggire da ogni parte, tentando di tornare ai propri accampamenti, le vie ostacolate dai legionari già caduti resero ancor più difficile la fuga, permettendo così alle armate di Valente e Cecina Alieno di aver vita fin troppo facile nel trucidare i nemici terrorizzati. Svetonio Paolino e il prefetto Licinio Proculo, riuscirono a dileguarsi senza neppure tornare al campo di Bedriaco, cosa che invece fecero Celso e Lucio Otone con il favore del buio. Il resto della notte, al campo di Otone, trascorse sulle opinioni di chi valutava  l’opportunità di arrendersi, e su chi invece preferiva combattere, alla fine prevalse la prima opzione, e immediatamente vennero inviati ambasciatori al campo di Vitellio per concordare la pace, che Valente e Cecina Alieno non esitarono a concedere. Il costo di vite umane della prima battaglia di Bedriaco, fu enorme, si stima che i caduti fra tutti e due gli eserciti ammontassero a circa 40.000 uomini, un testimone oculare riportò che il mucchio di cadaveri, raggiungesse in altezza il frontone di un tempio posto nelle vicinanze.

La prima battaglia di Bedriaco
La prima battaglia di Bedriaco

LA PRIMA BATTAGLIA DI BEDRIACO, epilogo:

Il 16 aprile, quando la notizia della disfatta giunse a Brixellum, negli alloggi dell’imperatore, molti sollecitarono Otone a non arrendersi, molti erano quelli a lui fedeli, e i rinforzi dalla Pannonia erano prossimi all’arrivo, ma Otone che era sempre  stato un uomo schiavo dei propri vizi e di tante scelleratezze, decise con grande coraggio e nobiltà di mettere fine a tutto, rivolgendosi ai suoi uomini con queste parole:

“È sufficiente quello che è appena accaduto. Odio la guerra civile, anche quando sono io a vincere; amo tutti i Romani anche quando non stanno dalla mia parte. Che Vitellio sia il vincitore, dato che così è sembrato giusto agli dei; che vengano risparmiate anche le vite dei suoi soldati, perché così pare giusto a me. È senza dubbio molto meglio e molto più giusto che uno solo muoia per tutti, piuttosto che molti per uno solo, ed è anche meglio evitare che il popolo romano sia coinvolto in una guerra civile a causa di uno solo e che una così grande moltitudine di uomini perisca”. 

Dopo questo discorso, si ritirò nei suoi alloggi, inviò alcuni messaggi agli uomini a lui fedeli, altri li inviò allo stesso Vitellio, chiamò poi a se i suoi più vicini collaboratori, ringraziandoli e congedandoli con del denaro, si fece poi portare alcuni pugnali dai suoi servitori, dopo di che, scelto quello più affilato, lo mise sotto il cuscino prima di coricarsi. Alle prime luci dell’alba, Otone si suicidò, appoggiando al pugnale tutto il peso del suo corpo. Udito un gemito, i servi e i suoi liberti entrarono nella tenda constatandone il decesso a causa di una ferita al petto. I funerali vennero svolti rapidamente secondo i suoi desideri, mentre i pretoriani, in segno di omaggio ne trasportarono il corpo baciandogli le mani in segno di rispetto, altri soldati furono così sconvolti che si tolsero anch’essi la vita, così da seguire anche nella morte il proprio imperatore. Era il 17 aprile del 69 d.C., così moriva Marco Salvio Otone all’età di 37 anni dopo circa tre mesi di regno, lasciando campo libero a Vitellio, che fu così libero di marciare su Roma e reclamare il trono per se.

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