Seconda battaglia di Bedriaco

La seconda battaglia di Bedriaco venne combattuta circa sei mesi dopo la precedente, il 24 di ottobre, sempre del 69 d.C.. Ancora una volta si scontrarono due eserciti romani che sostenevano due pretendenti al trono, l’imperatore in carica, Vitellio e il generale delle legioni orientali, Vespasiano. La vittoria di quest’ultimo spianò la strada alla creazione della dinastia Flavia.

seconda battaglia di Bedriaco, la battaglia notturna
seconda battaglia di Bedriaco, la battaglia notturna

SECONDA BATTAGLIA DI BEDRIACO, CONTESTO STORICO:

Sei mesi prima, il 14 di aprile, Aulo Vitellio, uscì vincitore dalla prima battaglia di Bedriaco, contro le truppe che sostenevano il precedente sovrano, Otone, tuttavia dalle legioni orientali, si levarono quasi subito forti malumori, tanto da indurre quest’ultime ad acclamare imperatore il proprio generale, Tito Flavio Vespasiano. Vespasiano, militare espertissimo, era stato inviato in oriente nel 66 d.C., da Nerone, per sedare la pesantissima rivolta giudaica che tantissima tensione stava provocando all’impero. Venuto a sapere della sorte toccata a Nerone, il generale romano si accordò con il governatore della Siria, Muciano, e lo inviò in occidente alla guida di alcune vessilazioni delle legioni sotto il suo comando. Nel frattempo le legioni stanziate sul Danubio, già sostenitrici di Otone, appreso dei movimenti delle truppe di Vespasiano e della sua candidatura ad imperatore, abbandonarono Vitellio per schierarsi al suo fianco, fra queste era presente anche la XIII Gemina, già uscita sconfitta dalla precedente battaglia di Bedriaco, e spedita a Cremona per punizione da Vitellio, per costruire un anfiteatro in onore dei suoi generali vittoriosi, non fu quindi difficile per questi uomini sostenere Vespasiano nella corsa al trono.  Vitellio venne in seguito a conoscenza del fatto che il legato Antonio Primo, fedelissimo di Vespasiano e che aveva il compito di spianare la strada all’arrivo di Muciano, era in procinto di entrare in Italia, ragion per cui gli spedì contro ben quattro legioni alla guida di Cecina Alieno che già si era distinto nella battaglia di sei mesi prima. Antonio Primo raggiunse Verona in poco tempo, ma sebbene Cecina Alieno fosse in netta superiorità numerica, potendo ragionevolmente ottenere una facile vittoria, tergiversò più del dovuto, evitando accuratamente lo scontro. Il generale agli ordini di Vitellio svelò presto le sue intenzioni alle rimostranze dei suoi uomini, affermando di aver raggiunto un accordo per passare dalla parte di Vespasiano, con l’appoggio di Lucilio Basso, comandante della Classis Ravennatis, la flotta romana stanziata a Classe. Per tutta risposta i suoi uomini non accettarono il cambio di bandiera, imprigionarono Cecina Alieno e si scelsero come comandante il legato della V Legio Alaudae, Fabio Fabullo, per poi riunire le forze con le altre due legioni, precedentemente mandate in avanscoperta da Cecina Alieno, per occupare la città di Cremona. Antonio Primo dal canto suo, nonostante avesse preciso ordine di non combattere prima dell’arrivo di Muciano, si sentì giustificato ad evitare che il nemico potesse unire le sue forze, ragion per cui, in soli due giorni spostò il suo campo da Verona a Bedriaco.

SECONDA BATTAGLIA DI BEDRIACO, lo scontro armato:

Nella tarda mattinata del 24 di ottobre, Antonio Primo venne informato che un’esigua pattuglia nemica, seguita da un reparto armato più nutrito, muoveva minacciosamente in sua direzione, ma mentre valutava quale fosse la mossa più giusta da fare, il cavaliere Arrio Varo, con lo scopo di mettersi in mostra, a capo di una squadra di audaci cavalieri, attaccò le retrovie nemiche, riuscendo per diverso tempo a respingerle. L’accorrere sempre più numeroso dei nemici però ribaltò la situazione, costringendo Arrio a ripiegare verso le file amiche, una volta arrivato di fronte ad Antonio comunicò il terrore da lui provato nell’aver rischiato a quel modo la sua vita, causando però grande spavento fra le prime fila, che presero così anche loro ad indietreggiare pericolosamente. Da buon comandante quel’era, Antonio, ben consapevole di quello che stava accadendo, richiamò a se coloro che avevano iniziato a fuggire, arrivando persino egli stesso a trafiggere un porta insegne in fuga, dopo di che, raccolta quell’insegna, la levò e la rivolse verso il nemico. Il gesto di Antonio riuscì a fermare non più di un centinaio di cavalieri, ma a suo favore giocò il piccolo stradello sul quale erano, che terminava con un piccolo ponte spezzato, i cavalieri, infatti non conoscendo la profondità di quelle acque, serrarono le fila riuscendo a respingere il nemico che giungeva alla spicciolata. Udendo le grida di giubilo, anche coloro che erano intenti alla fuga, tornarono indietro, unendosi ai propri commilitoni, ribaltando completamente la situazione. A quel punto furono le forze di Vitellio a ritirarsi, fino ad incontrare le due legioni mandate in precedenza a Cremona, che nel frattempo si stavano dirigendo verso il luogo della battaglia. Le due legioni però, a causa della strada particolarmente stretta e del terreno accidentato, non crearono gli spazi necessari per accogliere quanti si ritiravano, cosi che la cavalleria flaviana, lanciata a tutta velocità contro il nemico potesse iniziare la strage, solo la vicinanza della città di Cremona riuscì a salvare la vita dei vitelliani che trovarono rifugio dietro le mura, al contrario Antonio Primo fermò i suoi uomini, col morale alle stelle ma già visibilmente provati dallo scontro.

seconda battaglia di Bedriaco, il generale Antonio Primo
seconda battaglia di Bedriaco, il generale Antonio Primo

Quando ormai il calare della sera incombeva, il grosso dell’esercito flaviano arrivò sul luogo dove era avvenuto lo scontro, chiedendo subito a gran voce la presa di Cremona, la loro speranza infatti era quella di espugnare la città durante la notte, potendola poi depredare con il favore delle tenebre, quando poi sarebbe sorto il giorno, le legioni di Vitellio avrebbero dichiarato gioco forza la resa. Antonio Primo però, con la sua autorità, fermò subito l’impeto dei soldati, affermando che assediare una città di notte avrebbe nascosto troppe insidie, anche perchè non si conosceva esattamente il punto esatto dove poter attaccare le mura, oppure se si avevano a disposizione tutte le attrezzature apposite. I legionari però non erano dello stesso avviso, e si sfiorò la ribellione a causa del malcontento, almeno fino a quando alcuni cavalieri in perlustrazione non catturarono alcuni abitanti di Cremona che riferirono di come sei legioni fedeli a Vitellio, in un solo giorno avevano coperto ben 30 miglia e si stavano preparando al combattimento. Questa notizia placò immediatamente gli animi dei più esagitati portandoli nuovamente alla disiciplina. A quella notizia, Antonio Primo non esitò oltre e schierò il suo esercito lungo la via Postumia, di contro le sei legioni di Vitellio, che si aspettavano di trovare un nemico provato dalla battaglia, piegato dal freddo e dalla fame, si trovarono invece di fronte a degli uomini preparati alla battaglia e armati fino ai denti. Privi di un vero capo come erano, i vitelliani anzichè riposarsi a Cremona per la notte, verso le nove di sera attaccarono subito i flaviani, iniziando una battaglia confusa e violentissima, a nulla serviva il coraggio o la forza fisica, ne tantomeno la vista, dato che si era al buio più totale. La settima legione di Antonio Primo, posizionata al centro dello schieramento, perse ben sei centurioni e alcune insegne, solo l’aquila fu salvata dal primipilo, Attilio Vero, a costo però della sua stessa vita. La vera differenza in questi primi momenti era data dalle armi da lancio, schierate dai vitelliani sul bordo della strada, se in un primo tempo i proiettili colpivano più alberi che uomini, una volta aggiustato il tiro, i danni causati ai flaviani furono notevoli, ricacciando indietro anche un contingente di temibili pretoriani, arrivati in prima linea per dare man forte al centro dello schieramento. Solo l’atto eroico di due soldati, che sacrificarono la propria vita per lanciarsi fra le fila nemiche per tranciare le corde delle baliste, riportò in equilibrio le sorti della battaglia, che non vedeva ancora nessuno prevalere.

In soccorso di Antonio arrivò la luna, la sua luce infatti fece perdere la misura dei colpi ai vitelliani che si trovarono così a colpire le ombre allungate dei soldati che affrontavano, il generale di Vespasiano a quel punto passò di legione in legione per motivare ancora di più i suoi. La battaglia si protrasse per tutta la notte, finchè alle prime luci dell’alba, la terza legione flaviana, che aveva servito in Siria, salutò alla moda orientale il sorgere del sole, il grande clamore generato da quel gesto fece si che si spargesse la voce che quei soldati salutassero l’arrivo del governatore Muciano, insieme al suo esercito, scatenando naturalmente grande fiducia fra gli uomini di Antonio, e viceversa un panico tremendo fra gli antagonisti vitelliani. Gli uomini fedeli a Vitellio iniziarono inevitabilmente a sfaldare il proprio schieramento, mentre i flaviani serrarono ancora di più i ranghi, generando una spinta che causò la rottura delle linee nemiche, la mancanza di comandanti validi e il terreno impervio di quella regione fecero il resto, la strage che ne seguì fu enorme.

SECONDA BATTAGLIA DI BEDRIACO, epilogo:

Sulla spinta della strage ancora in atto, i soldati di Antonio Primo arrivarono a Cremona, dove nonostante la fatica di due giorni di combattimenti feroci, iniziarono l’assedio. Dopo i primi assalti, i difensori della città di rango più alto, temendo per la loro sorte, si arresero agli uomini di Vespasiano, liberando dalla prigionia l’ex generale di Vitellio, Cecina Alieno, dopo di che uscirono disarmati dalla città. Dopo la resa, nonostante Antonio non avesse dato ordine in tal senso, i legionari vittoriosi depredarono l’insediamento, abbandonandosi poi alle più ignobili nefandezze, tanto che il terreno risultò talmente ricoperto di sangue e cadaveri che il campo dovette per forza di cosa essere spostato di almeno quattro miglia. La seconda battaglia di Bedriaco risultò quindi decisiva per Vespasiano affinchè diventasse imperatore, infatti di li a poco, il suo generale Antonio, marciò su Roma, catturando Vitellio, che poi venne brutalmente ucciso dalla folla inferocita.

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