La storia di Prisco e Vero

La storia di Prisco e Vero si sviluppa nell’80 d.C., in particolare durante i cento giorni di giochi voluti dall’Imperatore Tito per l’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio. Dobbiamo però tornare indietro di una decina d’anni, perchè a volere questo monumento, oggi famoso in tutto il mondo, fu il padre di Tito, Vespasiano, il quale finanziò la costruzione con le grandi ricchezze provenienti dalla vittoria dell’appena terminata guerra giudaica. Purtroppo per lui la morte sopraggiunse prima del termine dei lavori, e pertanto fu il figlio Tito, una volta salito al trono, a terminarlo e inaugurarlo.  Per l’inaugurazione il nuovo Imperatore volle fare le cose veramente in grande, decidendo di indire cento giorni di giochi, durante i quali sarebbero avvenuti combattimenti di ogni genere, fra uomini, ma anche con animali, naumachie ed esecuzioni di disertori e criminali. Ma come mai Tito decise di iniziare festeggiamenti tanto lunghi?

La storia di Prisco e Vero
La storia di Prisco e Vero

la storia di prisco e vero, contesto storico:

Per prima cosa dobbiamo dire che il principato di Tito non partì certamente sotto i migliori auspici, dopo pochi mesi dal suo insediamento infatti, alcune fra le località più ricche e più in voga del periodo, come Pompei, Oplontis ed Ercolano, vennero letteralmente spazzate via dalla violentissima eruzione del Vesuvio, con la conseguente morte di migliaia e migliaia di persone, poi, poco tempo dopo a Roma si sviluppò un tremendo incendio che si protrasse per tre giorni, demolendo, oltre al sacro tempio di Giove, diversi quartieri della città. Come se non bastasse, si venne a sviluppare entro i confini imperiali una violenta epidemia di vaiolo, che mise in ginocchio intere regioni. Che gli antichi romani fossero molto superstiziosi è cosa risaputa, e molti a quel punto iniziarono a chiedersi se non fosse proprio il nuovo sovrano a portare sfortuna. Oltretutto, Tito, specialmente in gioventù aveva avuto modo di attirare su di se diversi dissapori per la sua condotta lasciva e preda di ogni vizio, anche se in campo militare aveva già dato prova di essere un valente e coraggioso comandante. L’inaugurazione del Colosseo, venne per così dire in suo aiuto, cosa c’era di meglio del “panem et circenses” per ottenere il favore del popolo e per cercare di cancellare ogni maldicenza sul suo conto?  La storia di Prisco e Vero di fatto comincia proprio qui, ovvero quando l’organizzatore degli spettacoli, sotto la pressione della casa imperiale, sollecitò il lanista, (colui che era proprietario e allenatore dei gladiatori), di concedergli per l’occasione i suoi migliori combattenti fin dal primo giorno, in modo da iniziare gli spettacoli con il colpo a sensazione. La scelta ricadde subito su Prisco e Vero, già abbastanza famosi per alcuni successi ottenuti e idolatrati dal gentil sesso per la loro prestanza, ma anche dal popolo, un pò come accade oggi con i calciatori più famosi o altri personaggi dello sport. Il metterli l’uno contro l’altro risultò subito ai più esperti, quantomeno singolare, non solo perchè provenivano dalla stessa zona, entrambi erano originari della Mesia, una regione a sud del Danubio, corrispondente oggi alla Serbia e Bulgaria, ma anche perchè, durante i durissimi allenamenti, erano diventati grandi amici, sebbene si raccontasse che al loro primo incontro finirono per azzuffarsi selvaggiamente. Fatti schiavi dai romani, vennero condotti nella Capitale, dove per la loro evidente prestanza fisica vennero ceduti ad un lanista allo scopo di farli diventare due grandi combattenti.

Di questi cento giorni di spettacoli e di feste, ne parlano sia Svetonio sia Cassio Dione, entrambi però postumi agli eventi, ma l’unico che ci può offrire un resoconto sincero sul combattimento fra Prisco e Vero, ce lo racconta Marziale, perchè visse proprio in quegli anni, e anzi, fu proprio uno spettatore diretto di questo epico duello. Le notizie non sono molto dettagliate, ma da un suo epigramma nel libro “De Spectaculis”, sappiamo che questi due grandi gladiatori combatterono valorosamente, mentre lui se ne stava comodamente seduto sugli spalti ad assistervi. La storia di Prisco e Vero non è purtroppo chiarissima, quindi ignoriamo se Prisco fosse un reziario armato di rete e tridente e se Vero fosse un secutor con gladio e scudo, o se ancora avessero in dotazione le stesse armi, quello che è sicuro è che i due diedero vita ad un combattimento epocale, estenuante e spettacolare, uno scontro interminabile dove ora l’uno ora l’altro sembravano sul punto di capitolare, riprendendosi però con ancora più forza perchè in gioco c’era la loro vita. Il duello come detto fu lunghissimo e senza esclusione di colpi, anzi qualcuno di questi andò anche a segno, tuttavia, dopo ore di combattimento, quando i due si trovarono avvinghiati l’un l’altro, dopo aver gettato le armi, nel tentativo di primeggiare, sfiniti e sanguinanti decisero contemporaneamente di fermarsi alzando insieme il dito indice in segno di resa, un fatto inconsueto e probabilmente unico.

Come comportarsi ora? Sia l’imperatore sia gli spettatori sugli spalti rimasero certamente interdetti perchè non era certo una prassi che una cosa simile accadesse, anzi probabilmente non era mai avvenuta, quindi come proseguire? A quel punto intervenne Tito in persona, impressionato e ammirato per lo spettacolo goduto fino a quel momento, prese una decisione molto umana e saggia, dichiarandoli entrambi vincitori e donando a loro la palma e il rudis, la spada di legno che donava a loro la libertà, il tutto mentre il fratello Domiziano, poi salito al trono un paio di anni dopo, insisteva affinchè fossero invece uccisi tutti e due per non aver terminato. Dopo quella decisione pare che dagli spalti, da tutti i settori dell’anfiteatro, si levarono cori di giubilo e approvazione verso l’Imperatore.

La storia di Prisco e Vero termina praticamente qui e di loro non si hanno più notizie, non sappiamo quindi se abbiano accettato il dono di Tito oppure se abbiano rifiutato, come era in uso fra i gladiatori più famosi, per continuare una carriera che garantiva una fonte inesauribile di ricchezza, naturalmente a patto che si riuscisse a sopravvivere.

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https://www.ilpuntoquotidiano.it/prisco-e-vero-gladiatori-da-primato-nel/

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