La strage dei 300 Fabii

La strage dei 300 Fabii, avvenne nel 477 a.C., quando l’intera stirpe di questa iconica e antichissima famiglia romana, venne totalmente spazzata via da un esercito etrusco numericamente di molto superiore. E’ inutile sottolineare come l’intera vicenda sia ammantata dalla leggenda, e i 300 eroi Fabii, come numero ricordano molto i valorosi spartani alle Termopili del Re, Leonida, le cui vicende antecedenti a quelle che andremo a narrare di pochi anni, già ispiravano atti di particolare valore. Ciò però non significa che un conflitto non sia realmente avvenuto, anzi, sicuramente c’è stato uno scontro molto aspro, fra i romani e una coalizione etrusca che mirava a riunire per la guerra gli abitanti di Veio e di Fidene. I Romani infatti miravano ad impedire tale unione per affrontare un nemico alla volta, ma il loro tentativo, evidentemente, non andò a buon fine, così per giustificare una dolorosa sconfitta, la tradizione popolare si appropriò presumibilmente di un grande atto di valore, per glorificarne l’estremo sacrificio.

La strage dei 300 Fabii
La strage dei 300 Fabii

La strage dei 300 Fabii, o 306, secondo la leggenda, ebbe, sempre secondo i racconti, un unico supersitite, Quinto Fabio Vibulano, rimasto a Roma per il solo fatto che all’epoca dei fatti narrati, egli fosse ancora in tenera età, e non perciò in grado di brandire un’arma. Tuttavia anche questa notizia appare priva di fondamento, risulta molto difficile pensare che  i Fabii, consoli negli anni successivi, potessero discendere tutti da un’unica persona, anche perchè da una notizia a lui legata, risulta che Fabio Vibulano abbia sposato la figlia del facoltoso Otacilio, e che il figlio avuto da questa, si chiamasse Numerio.

La domanda che sorge spontanea però è: perchè la strage dei 300 Fabii, riguarda appunto solo la famiglia Fabia? Dato per certo che la sconfitta fu più ampiamente dei romani, è probabile che tale famiglia sia finita in primo piano perchè fu quella che per prima prese l’iniziativa, e che si preoccupò di organizzare la guerra, oggi i più ritengono plausibile che il motivo fosse quello di estendere i propri interessi, proprio attorno alla zona del Cremera, luogo dove infatti i soldati romani si erano accampati.

la strage dei 300 fabii, antefatti:

Erano quelli anni molto turbolenti, i romani infatti erano continuamente impegnati a limitare le scorrerie degli Equi, mentre con Veio, dopo una iniziale battuta d’arresto, i rapporti si mantenevano sostanzialmente neutrali. Quanto ai rapporti con le altre popolazioni, il livello di guardia era sempre alto, Volsci e Sabini da sempre erano bellicosi e  sul piede di guerra. Tuttavia la città di Veio, per la vicinanza e per la sua forza, rappresentava l’antagonista più seria per Roma, e i suoi abitanti, tradizionalmente subdoli e  ostinati, erano sicuramente i più temibili da cui guardarsi. Anche se in quel particolare momento non vi erano conflitti in atto fra le due città, questo non permetteva comunque  ai romani di guardare in altre direzioni, per paura dei pericoli che Veio era in grado di portare da un momento all’altro. La famiglia Fabia prese così l’iniziativa e di fronte al Senato, propose di accollarsi ogni spesa e di reperire ogni soldato all’interno della famiglia stessa, allo scopo di affrontare una volta per tutte la minaccia etrusca. La proposta raccolse i favori degli anziani, e un grande coro di ringraziamenti si levò al cielo. Ottenuto il favore del Senato, a tutti i Fabi venne dato l’ordine di rientrare alle proprie abitazioni, di preparare le armi, e di ritrovarsi il giorno dopo di fronte alla casa del console. La notizia si sparse velocemente e il nome dei Fabi era sulla bocca di tutti, convinti che se in città ci fossero state altre due famiglie altrettanto forti, non ci sarebbero stati nemici in grado di impensierire la città. Il giorno successivo tutti i Fabii, in numero di 306 soldati, si ritrovarono nel vestibolo dell’abitazione del Console, il quale li accolse in armatura da guerra, per poi guidarli nella marcia verso l’uscita della città, lo spettacolo che i cittadini poterono ammirare quel giorno fu senz’altro impagabile, 300 soldati fra i più nobili della città, risplendenti nelle loro armature, pronti a combattere di loro iniziativa per salvare l’Urbe dalla minaccia etrusca, marciavano compatti e certi della vittoria. Sfortunatamente però i fatti non proseguirono per il meglio, ma andiamo con ordine. Usciti dalla porta Carmentale, la colonna dei Fabii si accampò sulle rive del torrente Cremera, un luogo che sembrava offrire una giusta protezione da incursioni nemiche,  inoltre i romani, con una serie di rapidi sconfinamenti, seminarono il terrore nei territori circostanti, in modo da incutere timore a nuovi possibili attaccanti.

La strage dei 300 Fabii, il percorso seguito dai due schieramenti
La strage dei 300 Fabii, il percorso seguito dai due schieramenti

la strage dei 300 fabii, svolgimento dei fatti:

Nella prima fase, i Veienti non tollerarono quella sfida, così, messo insieme un esercito mal preparato, affrontarono i Fabii, uscendone battuti a più riprese, e anche gli scontri che ne seguirono non ebbero maggior fortuna per Veio, perchè i Fabii, che combattevano per la loro famiglia, risultarono oltremodo valorosi e di grande abilità. Dall’altra parte invece gli Etruschi contavano su soldati male addestrati e poco motivati, ma gli eventi stavano per cambiare, perchè i Veienti giocarono d’astuzia. I Fabii, sempre più certi della loro forza, continuarono con le loro sortite nei territori limitrofi, così i Veienti, facendo credere di temerli, iniziarono a ritirarsi dalle loro posizioni, con lo scopo di fare uscire sempre più allo scoperto il battaglione romano. Fu così che in una di queste sortite i Fabii si imbatterono in una mandria di buoi, lasciata appositamente dagli Etruschi come tranello, e la trappola funzionò. Con l’aspirazione di un grosso bottino, i Fabii si lanciarono verso quella mandria, credendosi al sicuro, così si dispersero a gruppetti nel tentativo di inseguire ora quell’animale e ora quell’altro. Al momento stabilito, i soldati di Veio spuntarono fuori dai loro nascondigli, e dopo un poderoso grido di guerra che atterrì il contingente romano, inizarono lentamente a circondarli in quanto erano numericamente molto superiori. Iniziarono a volare subito proiettili di vario tipo, poi con la proverbiale disciplina romana, i Fabii, dopo lo sbandamento inziale si concentrarono in un unico punto, dopo di che con una formazione a cuneo, riuscirono ad aprirsi un varco nello schieramento nemico, fino a raggiungere una modesta altura dalla quale riuscrono ad organizzare una valida resistenza. La posizione di vantaggio assunta permise ai Fabii persino di pensare di riuscire a vincere quello scontro, poi però l’altra parte del contingente Etrusco aggirò la collinetta sulla quale si erano arroccati i romani, prendendoli alle spalle, a quel punto i Fabii cedettero, venendo massacrati dal primo all’ultimo uomo.

Come detto le fonti ci tramandano che 306 uomini appartenenti alla famiglia Fabia, morirono, escluso uno, che rimasto in città per essere poco più che un bambino, portò avanti la sua stirpe che nel corso dei secoli divenne per Roma una risorsa decisiva in più di un’occasione. Dopo questo tremendo disastro il console Tito Menenio venne inviato contro gli Etruschi ancora esaltati dalla grande vittoria ottenuta.

Credits to:

http://www.arsbellica.it/pagine/battaglie_in_sintesi/Cremera.html

 

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