L’Assassinio di Caligola

L’assassinio di Caligola si consumò il 24 gennaio del 41 d.C., quando il figlio di Agrippina Maggiore e di Germanico, e quindi nipote di Augusto, venne trucidato per mano di due tribuni appartenenti alla guardia pretoriana, all’età di 28 anni.

L'assassinio di Caligola
L’assassinio di Caligola

L’ASSASSINIO DI CALIGOLA, ANTEFATTI:

La goccia che fece traboccare il vaso fu una plateale strage di cittadini, ordinata da Caligola in persona, riuniti in massa al Circo Massimo, per protestare contro l’esagerato innalzamento della pressione fiscale, stabilito dall’Imperatore. In quell’istante molti si resero conto che non era più possibile continuare a sopportare i capricci e le follie di Caligola, anche perchè tutti potevano diventare bersagli dei suoi misfatti in qualunque momento. Venne perciò organizzata una congiura nei suoi confronti capeggiata da due tribuni della guardia pretoriana, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, a cui successivamente si aggiunsero il prefetto del pretorio, Arrecino Clemente e il liberto Callisto. Sembra accertato che molti stretti collaboratori di Caligola non che molti fra senatori e cavalieri fossero a conoscenza della congiura, guardandosi però bene dal denunciarla perchè sempre più preoccupati dai comportamenti sregolati dell’imperatore. Fra i congiurati, Callisto era colui che conosceva meglio Caligola, avendo egli stesso grazie a lui, accumulato una grande quantità di denaro, e ben sapeva che le ricchezze smisurate con cui sarebbe entrato in contatto divenendo imperatore, avrebbero potuto nuocere al suo instabile carattere. Temendo quindi che anche le sue ricchezze avrebbero potuto fargli gola, Callisto iniziò ad ingraziarsi lo zio di Caligola, Claudio, sperando che una volta, andata a buon fine la congiura verso l’imperatore, potesse egli prenderne il posto e lasciare immutate le sue ricchezze. Cassio Cherea invece era un fedele soldato, già avanti negli anni, che finì per covare un profondo rancore verso Caligola per il motivo che in molti casi veniva utilizzato per estorcere finte confessioni mediante tortura, o per eliminare a sangue freddo i suoi oppositori. Nonostante Cassio adempì,  quasi sempre contro voglia, ai suoi doveri, Caligola lo accusava di essere effemminato e di indole molle, ragion per cui non perdeva occasione per umiliarlo e deriderlo ogni volta che Cassio entrava in servizio, attribuendogli parole d’ordine imbarazzanti, suscitando derisione anche negli altri tribuni, oppure costringendolo a baciargli la mano atteggiandola in modo osceno.

L’ASSASSINIO DI CALIGOLA, PRESAGI E CONGIURA:

Nel frattempo alcuni oscuri presagi iniziarono a tormentare l’imperatore, poco tempo prima infatti, pare che un oracolo gli avesse consigliato di guardarsi bene da un certo Cassio, Per questo il principe non esitò a far assassinare Gaio Cassio Longino, proconsole d’Asia e discendente di quel Cassio fra i principali autori della congiura verso Giulio Cesare, senza però ricordare che anche il bistrattato tribuno Cherea, di nome si chiamava Cassio. Il giorno prima del suo assassinio pare anche che Caligola ebbe un sogno nel quale si trovava in cielo a fianco del trono di Giove e che quest’ultimo con una spinta lo fece precipitare rovinosamente sulla terra.

L’assassinio di Caligola prese forma durante l’ultimo giorno dei Ludi Palatini, i giochi istituiti da Livia dopo la morte di Ottaviano Augusto. Durante i banchetti Caligola, come accadeva spesso, beveva e mangiava a fianco di altri commensali, fra i quali vi era anche il console Quinto Pomponio Secondo, il quale oltre modo ossequioso, si chinava ai piedi dell’imperatore per poterglieli baciare. I tribuni Cassio Cherea e Cornelio Sabino che per giorni dovettero assistere a quell’ignobile teatrino, decisero di agire, dopo che Caligola promosse altri tre giorni di festa nei quali intendeva esibirsi personalmente in danze e tragedie teatrali e dopo che aveva programmato un viaggio in Egitto che li avrebbe privati della possibilità di dar seguito ai loro propositi. Il 24 gennaio Caligola aveva appena assisitito ad una tragedia tetrale intitolata “Cinira”, ma i congiurati scartarono la possibilità di un aggressione in quel luogo, per evitare una carneficina che si allargasse anche a senatori e cavalieri, così preferirono attendere che il principe uscisse dal teatro per recarsi al suo palazzo. L’imperatore preceduto dallo zio Claudio, da Marco Vinicio e da Valerio Asiatico, si fermò in una galleria del palazzo mentre i suoi accompagnatori proseguirono ignari per la loro strada, in questo spazio Caligola rimase ad assistere alle prove di alcuni ragazzi fatti giungere dalla Grecia, che dovevano cantare un inno a lui dedicato, e proprio in questo frangente i congiurati agirono. Le versioni dell’accaduto sono due: nella prima, mentre Caligola si intratteneva con i ragazzi greci, Cassio Cherea lo colpì violentemente alla nuca, mentre l’altro tribuno, Sabino, lo trafisse al petto. Nella seconda versione dei fatti, Cornelio Sabino, dopo aver fatto allontanare i presenti con la collaborazione di altre guardie, chiese la parola d’ordine al principe, il quale rispose: “Giove”, dopo di che Cherea lo colpì al volto facendolo stramazzare al suolo, favorendo l’accorrere degli altri congiurati che lo finirono con 30 pugnalate, infierendo poi sul cadavere, tanto che alcune fonti parlano persino di atti di cannibalismo. Ai primi clamori, le guardie germaniche personali di Caligola, accorsero sul posto trovando l’imperatore esanime, per poi perlustrare tutto il palazzo alla ricerca degli assassini, alcuni attentatori vennero uccisi, ma persero la vita anche alcuni senatori totalmente estranei alla faccenda come Anteio o Norbano Balbo.

Busto di Caligola
Busto di Caligola

 AVVENIMENTI SUCCESSIVI:

Dopo aver ucciso Caligola, Cherea e Sabino ordinarono al tribuno Giulio Lupo di sbarazzarsi anche della moglie e della figlioletta dell’imperatore. Giulio Lupo trovò la moglie di Caligola, Cesonia, accanto al cadavere del marito, distrutta dal dolore accanto alla figlia Drusilla. Senza alcuna pietà il tribuno trasfisse con la spada Cesonia per poi ucciderne anche la figlia con un colpo alla testa. Nel frattempo la notizia della morte dell’imperatore corse per tutti i vicoli della città e una gran folla si radunò nel fòro chiedendo una severa punizione per gli autori del delitto.

In quei giorni si trovava in visita a Roma, il Re di Giudea, Erode Agrippa, grande amico di Caligola, e fu proprio lui a far trasportare il corpo nei Giardini Lamiani sul colle Esquilino, dove fu posto su di una pira improvvisata, dopo di che dopo una parziale cremazione venne sepolto alla meno peggio sotto un pugno di terra. Solo più avanti, le sorelle di Caligola, Giulia Livilla e Agrippina, di ritorno dall’esilio voluto proprio dal fratello, riesumarono i resti dell’imperatore e gli resero i dovuti onori funebri, riponendo le ceneri probabilmente all’interno del mausoleo di Augusto.

Dopo la proclamazione di Claudio, Cassio Cherea e Giulio Lupo vennero condannati a morte insieme a tutti gli altri congiurati, per avere comunque attentato alla vita di un principe, tutti tranne Cornelio Sabino che venne perdonato dal nuovo imperatore,  il tribuno tuttavia si suicidò poco tempo dopo per il rimorso di essere sopravvissuto ai suoi compagni. Caligola venne assassinato dopo poco meno di quattro anni di regno, in un periodo nel quale aveva appena iniziato a farsi adorare come una divintà, le sue statue vennero abbattute così come ogni suo ritratto, una sorta di “damnatio memoriae” che comunque Claudio non formalizzò per rispetto del suo defunto nipote.

Credits to:

Morte di Caligola (24 gennaio 41 d.C.)

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