Le Venationes

Le Venationes erano una forma di divertimento che avveniva negli anfiteatri romani che implicavano la caccia e l’uccisione di animali selvatici, che venivano trasportati a Roma dai lontani confini dell’Impero romano.
Le Venationes di solito avvenivano nelle ore mattutine e solitamente costituivano una sorta di antipasto di quella che era l’attrazione principale della giornata, ovvero i duelli fra i gladiatori. Le cacce agli animali si tenevano, oltre che negli anfiteatri, anche all’interno del Circo Massimo o nel Foro romano, ma in queste occasioni non esistevano particolari recinzioni di sicurezza per chi voleva assistere allo spettacolo, salvo poi adottare alcune barriere rimovibili, quantomeno per impedire agli animali di fuggire.
Gli animali non avevano praticamente alcuna possibilità di sopravvivere, infatti anche se questi ultimi avessero, nel caso, ucciso il loro cacciatore (bestiarius), sarebbero poi stati comunque soppressi.
Nel corso della storia romana con questa pratica vennero uccisi decine di migliaia di esemplari di vario tipo, come ad esempio elefanti, tigri, cervi, cani, orsi e leoni. Si calcola che nei soli giochi indetti in occasione dell’elezione di Traiano a Imperatore di Roma, furono uccisi almeno 9.000 animali.
In particolare il leone era molto apprezzato per le venationes, esso era infatti molto temuto per la sua ferocia. Giulio Cesare, durante il periodo della sua dittatura, si rese celebre tra il popolo, offrendo loro uno spettacolo con ben 400 leoni importati soprattutto dal Nord Africa.

Combattimento fra un bestiarius  e un giaguaro
Combattimento fra un bestiarius e un leopardo

I primi spettacoli di venationes si svolsero attorno al 300 a.C. ma inizialmente, anzichè di duelli, si trattava di semplici sfilate di animali esotici, ciò avvenne spesso almeno fino al 190 a.C..
Bisogna aspettare il 186 a.C. per avere i primi veri e propri combattimenti tra leoni e pantere. Da allora gli impresari delle fosse gladiatorie si sbizzarrirono nel personalizzare quanto più possibile le venationes.
Abbiamo quindi resoconti di spettacoli di vario genere, come ricostruzioni di cacce tra predatori carnivori e grossi erbivori come ad esempio leoni contro elefanti, scontri tra animali di differenti provenienze geografiche come per esempio orsi contro ippopotami., oppure ancora scontri tra gladiatori e animali in bacini idrici appositamente preparati, come ad esempio per le lotte contro i coccodrilli.
Nel corso degli anni vennero organizzati spettacoli di massa che colpirono molto l’immaginario popolare, vale la pena ricordare un caso in particolare, durante il principato di Aureliano, dove si parla di un bosco di vere piante, allestito all’interno dell’arena stessa, popolato da cinghiali, struzzi, orsi e cervi. Tale bosco fu concesso come territorio di caccia a un numero selezionato di spettatori, che così sostituirono di fatto i gladiatori o gli scontri tra animali.

Damnatio ad bestiam
Damnatio ad bestiam

Come scritto in precedenza, le venationes costituivano le prime attrazioni della giornata, ad esse seguivano poi le esecuzioni degli “humiliores”, cittadini romani di basso rango che erano stati condannati a morte a vario titolo. Le forme più comuni per queste esecuzioni erano la morte sul rogo, la crocifissione oppure la “damnatio ad bestiam”, ovvero una lotta impari con animali feroci dove il malcapitato veniva sbranato. Secondo alcuni scrittori dell’epoca, durante queste condanne efferate, le personalità più in vista e rispettabili della città che mal tolleravano il troppo spargimento di sangue, uscivano dall’arena per andare a pranzo.
Gli imperatori di Roma condannavano spesso i criminali ad incontri fatali con bestie feroci nel Colosseo, e in varie occasioni i condannati, che in qualche modo sopravvivevano al duello, divennero in seguito noti come bestiarii. Durante la condanna il malfattore andava incontro al proprio destino disarmato, o tutt’al più con qualche misera protezione, nell’ambito di una rappresentazione, messa in atto per descrivere una sorta di racconto nel quale anzichè un lieto fine, andava in scena un epilogo drammatico, con la morte violenta del malcapitato in questione.
Di epiloghi appena raccontati ne andarono in scena moltissimi, in particolare per l’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio ad opera di Tito, nell’80 d.C.. Durante i 100 giorni di attrazioni indette dallo stesso Imperatore, si calcola infatti che circa diecimila prigionieri, e altrettante belve feroci, furono uccise all’interno del Colosseo. Ottenere gli animali dagli angoli più lontani dell’impero era un’ostentazione di ricchezza e di potenza dell’imperatore verso la popolazione, il che stava anche a significare il potere romano su tutto il mondo umano ed animale e intendeva mostrare alla plebe romana quegli animali esotici che probabilmente nelle loro vite non avrebbero altrimenti mai visto.

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