Marco Aurelio, l’imperatore filosofo

Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, è comunemente ricordato come uomo dalle grandi doti morali, in grado di condurre l’impero durante uno di periodi più difficili della sua storia, fra guerre ed epidemie. Il suo regno si sviluppò per quasi venti anni, dal 161 al 180 d.C., condiviso in larga parte con Lucio Vero, in una diarchìa che rappresentò una novità assoluta nel panorama politico imperiale.

Marco Aurelio l'imperatore filosofo
Marco Aurelio l’imperatore filosofo

MARCO AURELIO, L’IMPERATORE FILOSOFO: aSCESA AL POTERE:

Marco Annio Catilo Severo, nome originale dell’imperatore filosofo, nacque a Roma nel 121 d.C., da una famiglia agiata, tanto che si disse che discendesse direttamente da quella del leggendario Re, Numa Pompilio, ma le principali fortune di Marco Aurelio derivarono dai suoi celeberrimi antenati, il bisnonno, Marco Annio Vero fu un senatore di rilievo, mentre il nonno, sempre col medesimo nome, addirittura console. Le sue meditazioni e riflessioni personali, rappresentano una preziosissima fonte per capire quali fossero le sue convinzioni e i suoi pensieri, nei quali si conosce che riuscì ad apprendere la viriltà e la modestia dal nonno paterno, il quale gli insegnò anche “a tenere lontano il brutto carattere”.   A tutto questo si aggiumge il fatto che  Marco Aurelio, passò la sua giovinezza al Celio, luogo ricco di ville patrizie e zona ideale per ricevere quell’educazione culturale filosofica, che fin da subito attirò moltissimo il futuro sovrano. L’interesse smisurato verso tutto quello che riguardava la filosofia greca , oltre che il tipico stile orientale, lo portò spesso a vestire il pallio, un tipico indumento di stile ellenico, non che a dormire sulla nuda terra. Le sue grandissime abilità retoriche e oratorie, gli valsero con ogni probabilità la prestigiosa nomina al collegio sacerdotale dei Salii. La vera svolta per le future sorti di Marco Aurelio si ebbe nell’estate del 138 d.C., quando Lucio Elio Cesare, figlio adottivo di Adriano ed erede del sovrano designato, morì, facendo ricadere la scelta dell’imperatore, ormai alla fine dei suoi giorni, su Antonino Pio, lasciandogli però chiare disposizioni che al momento della sua morte avrebbe dovuto impegnarsi a lasciare il trono a Marco Aurelio e a Lucio Vero, il primo figlio di suo genero, mentre il secondo, figlio di quel Lucio Elio Cesare, prematuramente scomparso e già successore designato di Adriano. Per questi motivi, Antonino Pio, una volta salito sul trono, in ottemperanza agli accordi presi, si affrettò ad adottare i due giovani,  poco più che adolescente, Marco Aurelio, mentre Lucio Vero di soli otto anni. La carriera politica dell’imperatore filosofo era così spianata, arrivando persino ad essere membro di tutti i collegi sacerdotali più rilevanti, da quello degli Epulones a quello Pontificio. Lontano e poco appassionato agli intrighi e alle brame di potere, da alcuni suoi scritti si evince di come Marco Aurelio, fosse tutto, meno che incline ai divertimenti sfrenati che la Roma imperiale potesse offrire, un fattore che unito alla sfrenata passione per la cultura ellenica, colpì certamente Adriano. Nel 145 d.C., Marco Aurelio sposò Faustina di appena 14 anni dalla quale ebbe ben 14 figli, e sempre in quell’anno iniziarono ad affiorare i primi problemi di salute che lo tormenteranno per gran parte della sua esistenza, in alcuni suoi scritti, indirizzati al tutore, Frontino, il futuro imperatore si lamenta infatti per i fastidi causati da un’ulcera e da alcuni dolori al torace.

Nel 161 d.C., Antonino Pio, degno successore di Adriano, mantenne la parola data, e al momento della sua morte, passò lo scettro a Marco Aurelio e a Lucio Vero, anche se inizialmente, il Senato era più propenso ad affidare il comando al solo Marco Aurelio. Probabilmente non già entusiasta di suo della scelta, per via del suo rifiuto verso il potere, e per il fatto che la sua mente era più che altro rivolta verso i suoi studi, Marco Aurelio, costrinse i senatori ad accettare la volontà degli imperatori defunti, dando così vita ad una nuova forma di potere, mai vista in tutta la storia dell’impero prima di quel momento, la Diarchìa, ovvero due uomini al comando.

MARCO AURELIO, L’IMPERATORE FILOSOFO: il governo:

Sul fronte interno, Marco Aurelio si rivelò molto attento alle esigenze di tutti, anche verso le classi sociali più indigenti, insieme a Lucio Vero costruì un vero lavoro di squadra, organizzando un governo di grande tolleranza basato sulla meritocrazia, affidando incarichi pubblici e privilegi a chiunque, indistintamente dalla classe alla quale appartenevano, a patto però di meritarli. Molto attivo fu il versante della giustizia, in merito alla quale vennero duramente colpiti i calunniatori, ma Marco Aurelio si dimostrò particolarmente mite anche sul fronte economico, improntando una linea di moderazione delle spese, andando a limitare il numero degli spettacoli e dei divertimenti, così come le somme destinati ai lanisti che gestivano le scuole gladiatorie. Molti gladiatori vennero arruolati nell’esercito, proprio per rimediare alla loro condizione di schiavi, non solo, poichè Marco Aurelio si preoccupava di tutti, impose delle reti di protezione per tutti quegli schiavi che lavoravano come acrobati nei vari spettacoli. In tutte queste riforme di carattere amministrativo si può ben cogliere l’animo nobile del sovrano, ben voluto da tutti e stimato, tanto da non perseguire neppure coloro che mettevano in circolazione parodie sul suo conto. Marco Aurelio tentò anche di porre un freno alla vita caotica della città che all’epoca contava su circa un milione di abitanti, ma la via sulla quale il sovrano di Roma  gestiva un impero ormai vastissimo ce la racconta lui stesso:

“Sii come il promontorio sul quale si infrangono incessantemente i flutti, resta immobile intorno ad esso, e placa il ribollire delle acque”, e poi ancora: “Me fortunato, perchè anche se mi è capitato questo, resisto senza provare dolore, senza farmi spezzare dal presente e senza temere il futuro”. Un futuro però che si rivelò ben più duro del previsto.

Marco Aurelio l'imperatore filosofo, possibile ricostruzione del volto
Marco Aurelio l’imperatore filosofo, possibile ricostruzione del volto

MARCO AURELIO, L’IMPERATORE FILOSOFO: la tragedia della peste:

Più o meno cinque anni dopo l’inizio di questa Diarchìa, Lucio Vero e le sue truppe, di ritorno dalla Partia, dove avevano condotto una dispendiosa campagna militare, portarono a loro insaputa un infido nemico entro i confini imperiali, aveva così inizio la tremenda epidemia di peste, passata alla storia come “Peste Antonina”. Sebbene dagli scritti dell’epoca, gli studiosi moderni tendano ad affermare che si trattasse di vaiolo, è fuori da ogni discussione che questa malattia colpì in modo massiccio tutto l’impero, espandendosi fino alle vie più buie e strette di Roma. Secondo Cassio Dione, all’apice della sua attività, l’epidemia uccideva circa 2.000 persone al giorno, e quasi cinque milioni in totale, la tragedia fu di immani proporzioni, tant’è che gli stessi Lucio Vero e Marco Aurelio, moriranno proprio a causa del terribile morbo. Sulla Historia Augusta, viene ben raccontata la drammaticità di quel periodo, leggiamo infatti che per trasportare il gran numero di cadaveri, giravano continuamente per la città carri e carrozze di vario tipo, che venivano regolarmente riempite. I due imperatori in quegli anni emanarono leggi severissime per contrastare il diffondersi della malattia che riguardavano in larga parte la sepoltura dei defunti, impedendo a chiunque di costruire tombe o sepolcri nei luoghi che si preferivano, (una norma sopravvissuta a quasi 2.000 anni di storia e in vigore ancora oggi). Anche in questi anni difficilissimi, spiccò la benevolenza di Marco Aurelio, il quale fece erigere statue in onore dei cittadini più eminenti, deceduti a causa della pestilenza, perdonò lo sciacallaggio di quanti tentavano di approfittare della situazione, e stabilì inoltre che i funerali dei privati cittadini fossero interamente pagati dallo Stato. Una nobiltà d’animo che il sovrano dovette però mettere da parte per l’imminente guerra che si apprestava a combattere lungo i pericolosi confini danubiani.

Per quanto la peste colpisse duramente, i due imperatori non poterono occuparsene a tempo pieno in quanto una nuova minaccia si stagliava all’orizzonte, un problema che prendeva le sembianze di intere tribù barbariche, in particolare, Quadi e Marcomanni, che iniziarono ad esercitare fortissime pressioni lungo i confini del Reno e del Danubio. Già nel 166 d.C., i Marcomanni riuscirono a superare i confini imperiali, ma la situazione sfuggì totalmente di mano quando ai suddetti, si unirono i Quadi, i Sarmati e gli Iazigi, formando una moltitudine difficilmente arginabile, anche dalle forti legioni romane, messe peraltro già  in grosse difficoltà dall’epidemia dilagante. La Pannonia venne subito completamente invasa senza che i due sovrani potessero attuare alcuna contromisura, e la situazione parve precipitare quando nel 169 d.C., Lucio Vero si ammalò e morì a causa della peste antonina. In quell’anno i barbari penetrarono addirittura in Italia, cosa mai successa prima di allora, assediando l’importante città di Aquileia. Marco Aurelio diede fondo ad ogni riserva disponibile, arrivando persino ad inglobare nell’esercito schiavi e gladiatori per risistemare le legioni decimate dalla malattia, una mossa che non solo permise all’unico sovrano rimasto di arginare il problema, ma anche di combattere contro i nemici a più riprese. Al termine di numerosi ed aspri scontri, vennero stipulati degli accordi soddisfacenti da entrambe le parti, e che concedevano ai barbari i territori che oggi coincidono più o meno con quelli della Repubblica Ceca, un compromesso che salvò letteralmente Roma, ma non Marco Aurelio che vedeva la sua fine avvicinarsi sempre più.

MARCO AURELIO, L’IMPERATORE FILOSOFO: la fine:

Gli ultimi anni di vita di Marco Aurelio non furono meno travagliati, dopo la morte di Lucio Vero la successione al trono diventò un problema serio, e nel 173 d.C., la figlia Lucilla venne data in sposa a Pompeiano (un personaggio  che ispirò il regista Ridley Scott per il celebre film “Il Gladiatore”), allo scopo di nominarlo erede al trono, quest’ultimo però rifiutò la porpora, e a Marco Aurelio non rimase che nominare il figlio Commodo, era il 177 d.C. Due anni prima il governatore della Siria, Avidio Cassio, approfittando della falsa notizia della prossima morte di Marco Aurelio, si auto proclamò imperatore, sfortunatamente per lui però, il sovrano era ancora in ottima salute, e venuto a sapere del tentativo di usurpazione, marciò verso oriente con le sue legioni per sventare la rivolta. Quando si sparse l’infondatezza della notizia sul precario stato di salute dell’imperatore, Avidio Cassio venne dichiarato “hostis publicus” dal Senato, e assassinato prima ancora che Marco Aurelio giungesse in Siria. Nel 177 d.C., le tribù precedentemente combattute si dimostrarono restie a seguire gli accordi presi, così i Quadi, mal sopportando la costruzione di alcuni forti romani sui loro territori, si spostarono in massa  verso altre zone, provocando la reazione di Marco Aurelio, che ancora una volta lasciò Roma, e sarà l’ultima,  per recarsi personalmente sui teatri di guerra. Il 17 marzo del 180 d.C., accampato nel forte di Vindobona, l’odierna capitale austriaca, Vienna, in attesa di marciare contro i barbari, Marco Aurelio, già provato dalla malattia, spirò, non prima però di aver pregato il figlio Commodo, di proseguire la campagna appena intrapresa. Purtroppo Commodo non seguì il consiglio del padre e si affrettò a concludere con i barbari degli umilianti accordi. Proprio in virtù del governo portato avanti dal poco meritevole Commodo, appare ancora più vasto il vuoto che uno dei più illuminati sovrani di Roma, lasciò alla sua morte.

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https://www.capitolivm.it/impero/marco-aurelio-ritratto-di-un-imperatore/

 

 

 

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