Marco Aurelio Probo

Marco Aurelio Probo, fu un Imperatore romano dal 276 d.C., fino alla sua morte avvenuta nel 282 d.C.. Nato a Sirmio, attuale Sremska Mitrovica, in Serbia, nel 232 d.C., trovò la sua fine nella medesima città per opera di alcuni soldati, stanchi dell’eccessiva disciplina, imposta dal loro comandante.

Marco Aurelio Probo
Marco Aurelio Probo

MARCO AURELIO PROBO, CARRIERA E REGNO:

Marco Aurelio Probo, già all’età di 20 anni divenne tribuno militare, di lui si racconta che compì numerosi atti di valore in battaglia, fra il 254 e il 258 d.C., quando le armate romane, sotto il comando dell’imperatore Valeriano, vennero impegnate sulle frontiere pannoniche, contro i temibili Sarmati. A conferma di ciò possiamo leggere un passo della Historia Augusta:

«Dinanzi all’esercito adunato, gli furono donate quattro aste senza cuspide pubblicamente, due corone vallari, una corona civica, quattro vessilli senza fregi, due braccialetti d’oro, una collana d’oro ed una coppa sacrificale di cinque libbre. In questo stesso periodo liberò dalle mani dei Quadi, il giovane nobile Valerio Flaccino, imparentato con Valeriano. Per questo motivo lo stesso Valeriano gli conferì la corona civica.»

Anche al momento della sua acclamazione come nuovo Imperatore, Marco Aurelio Probo, già ricopriva un importantissimo ruolo in Oriente come “Praefectus Legionis”.

IL REGNO DAL 276 AL 282 D.c.:

Il regno di Marco Aurelio Probo, si inquadra nel periodo della crisi del III secolo, durante il quale diversi sovrani, quasi sempre ex militari di origini illiriche, si avvicendarono alla porpora imperiale, portando una politica molto più decisa, specialmente in ambito militare. Marco Aurelio Probo, faceva proprio parte di questa schiera di soldati, che per il loro grande valore sul campo di battaglia, acquisirono i meriti necessari per essere acclamati dalle proprie truppe. La prima cosa che tentò di fare il nuovo sovrano fu quella di mettere un freno alla situazione di decadenza di quei tempi, difendendo allo stesso tempo le frontiere dalle sempre più frequenti invasioni barbariche. Come tipico di quel periodo, il suo regno fu di breve durata, ma si distinse dagli altri, per il tentativo di mitigare i rapporti col Senato, al quale Probo lasciò una qualche parvenza decisionale, a differenza dei suoi predecessori. Nel 276 d.C., Marco Aurelio Probo, venne acclamato dalle proprie truppe in Oriente, in aperto contrasto con l’Imperatore Floriano, anch’egli, in carica da poche settimane. Probo, che aveva un esercito numericamente inferiore, era però uno stratega ben più esperto del suo rivale, ragion per cui riuscì ad evitare inizialmente una battaglia in campo aperto, per prendere tempo, ma quando nell’agosto del 276 d.C., a Tarso, i due eserciti si preparavano allo scontro, Floriano, dopo soli 88 giorni di regno, venne assassinato da una spia, lasciando la strada spianata a Marco Aurelio Probo. Il nuovo sovrano intraprese l’anno successivo una campagna militare in Asia minore contro i Goti, la quale gli valse il titolo di “Gothicus Maximus”, dopo di che con grande zelo, si recò in Gallia per affrontare i Germani che nel frattempo si erano li spostati. Il confine renano era così momentanemente messo in sicurezza, dopo di che respinse i Vandali e i Burgundi non appena questi sconfinarono nella Rezia, molti barbari vennero fatti prigionieri e mandati in Britannia, mettendo così in relativa sicurezza anche il limes danubiano. Dopo questo successo, Probo si attribuì da se il titolo di “Germanicus Maximus”. In conseguenza di questi eventi, l’imperatore iniziò un processo sempre maggiore di inserimento di peregrini all’interno delle fila dell’esercito, permettendo arruolamenti di massa di barbari, autorizzando a questi ultimi anche l’accesso a cariche civili. A conferma di ciò, una lettera di Probo, spedita al Senato, ci chiarisce meglio la questione:

«Ormai tutti i barbari arano per voi, sono al servizio e combattono contro le tribù dell’interno […]. Le terre di Gallia sono arate dai buoi dei barbari, i gioghi catturati offrono il collo ai nostri agricoltori; le greggi di diversi popoli pascolano per nutrire noi, i cavalli si incrociano con i nostri, i granai sono pieni di frumento barbarico.»

Moneta raffigurante Marco Aurelio Probo
Moneta raffigurante Marco Aurelio Probo

Oltre a difendere i confini, Marco Aurelio Probo, dovette fronteggiare anche coloro i quali iniziarono a contendergli il potere. L’imperatore infatti non volle mai nominare un co-reggente, a costo di compiere lunghi e dispendiosi viaggi attraverso tutto l’impero. Nel 280 d.C., il governatore della Siria, Giulio Saturnino, venne acclamato Imperatore dalle proprie truppe, ma perse la vita ad Apamea, assediato dai fedeli di Probo, sempre nello stesso anno altri due nobili, Proculo e Bonoso, vennero elevati dai loro soldati, ma anche in questo caso il loro destino fu il medesimo e culminò con la loro fine. Ristabilita una certa stabilità, dopo un anno così turbolento, Marco Aurelio Probo, si dedicò alle casse dello Stato, ormai allo strenuo, e ad altre questioni interne. Attuò una politica accomodante con l’aristocrazia di Roma, ultimando le imponenti mura, iniziate pochi anni prima dal suo collega Aureliano, stanziò numerosi coloni barbari, in particolare Gepidi e Vandali,  in territori praticamente disabitati a causa dei continui conflitti, nella speranza che questi in futuro potessero diventare nuovi contribuenti, inoltre impose alle legioni nuovi compiti al di fuori del loro impegno bellico, in particolare nell’edificazione di opere pubbliche e in agricoltura, e proprio questo fu il motivo principale della sua fine. A Probo si deve anche il rilancio della coltivazione della vite, specialmente in Gallia e in Pannonia, già proibita da Domiziano per evitare carestie.

Proprio l’aver gravato di troppi compiti le legioni, fu il motivo principale della sua morte, come scritto poco fa, incentivando gli uomini alla ribellione. I suoi soldati, di stanza a Sirmio, già sua città natale, impegnate in sfiancanti lavori di bonifica di paludi circostanti, si unirono alla rivolta promossa dalle armate di Rezia, capitanate da Marco Aurelio Caro, eliminando Probo che si trovava in quei luoghi per supervisionare i lavori, e pare, per organizzare un’ampia campagna militare contro i potenti Sasanidi.

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