Quinto Sertorio

Quinto Sertorio, ritratto del giovane Pompeo Magno
Quinto Sertorio, ritratto del giovane Pompeo Magno

Politico e militare della tarda Repubblica, Quinto Sertorio nacque a Narni, in Umbria, nel 126 a.C.. Parente del celeberrimo Gaio Mario, acquisì una notevole reputazione come giurista ed oratore, e intrapresa la carriera militare si distinse al fianco dello stesso Mario nella battaglia di Aquae Sextiae, odierna Aix en Provence in Francia, nello scontro che vide sconfitti in modo definitivo la tribù germanica dei Teutoni.

Nel 97 a.C., servì Roma in Spagna, mentre sei anni più tardi venne eletto questore della Gallia Cisalpina. Al suo ritorno a Roma avrebbe certamente ottenuto il tribunato se non fosse stato per la ferrea opposizione di Silla.

Quinto Sertorio quindi, non ebbe esitazioni nello schierarsi dalla parte di Gaio Mario e di Cinna in quel clima di scontro civile che già si respirava, ne tanto meno ebbe esitazione nell’appoggiare i due quando costoro nell’anno 87 a.C.,effettuarono numerose esecuzioni sommarie a Roma e nel Lazio tra i sostenitori di Silla, o quanto meno non fece nulla per dissuaderli.

Al ritorno dall’oriente di Silla, nell’83 a.C., Quinto Sertorio lasciò la penisola italica per far ritorno in Spagna, dove, senza per altro aver ricevuto alcun incarico ufficiale, si fece portavoce e rappresentante del partito mariano. Essendo in seguito costretto a ritirarsi nell’Africa del Nord a causa dell’avanzata sui Pirenei degli uomini di Silla, Quinto Sertorio condusse in Mauritania una campagna militare che lo vide vincitore nei confronti di un fidato generale di Silla, il che gli permise di conquistare l’importante città di Tingis (odierna Tangeri). Questa piccola ma importante vittoria fece guadagnare a Quinto Sertorio la stima delle popolazioni ispaniche, in particolare delle tribù della Lusitania (corrispondente all’odierno Portogallo),  avversate e depredate dagli uomini di Silla negli anni precedenti. Quando Quinto Sertorio giunse in Lusitania aveva già agli ordini circa 2.500 soldati romani e circa 700 mercenari giunti dal’Africa, ma ben presto altri rinforzi armati si unirono alla sua causa, arrivando a costituire un vero e proprio esercito formato da quasi 7.000 legionari e da circa 700 cavalieri.

Quinto Sertorio, in verde l'area sotto il controllo di Sertorio
Quinto Sertorio, in verde l’area sotto il controllo di Sertorio

Con il suo coraggio e la sua rinomata eloquenza, Quinto Sertorio impressionò molto positivamente le genti di quei luoghi e i soldati che aveva radunato,  arrivando a paragonarsi addirittura come “il nuovo Annibale”.  Molte altre persone giunsero a sostenerlo, tra i quali molti romani che disertarono per passare dalla sua parte. E proprio con questi altri volontari, Quinto Sertorio sconfisse completamente uno dei comandanti di Silla cacciando via dalla Lusitania,  il governatore Quinto Cecilio Metello Pio, che era stato inviato da Roma specificamente contro di lui.

Questo periodo fortunato Quinto Sertorio lo doveva esclusivamente a lui stesso, in particolare alle sue abili doti, il suo principale obiettivo era quello di far nascere nel paese un governo stabile che si uniformasse ai costumi romani, con l’aiuto e il consenso delle popolazioni che vi erano stanziate.  Stabilì quindi un Senato, composto da 300 persone, in particolare composto da emigrati romani e probabilmente dalle personalità ispaniche più in vista,  arruolò un corpo d’armata esclusivamente a difesa della sua persona, costituito da gente del posto e aprì una scuola per i bambini nella città di Osca (odierna Huesca),  nella quale ricevevano una formazione romana e adottavano perfino il vestito delle gioventù romane.

Rigoroso e severo con i propri miliziani, Quinto Sertorio era generalmente ben visto anche dalle classi più povere per aver cercato di rendere le loro difficoltà meno pesanti possibile. Al tirar delle somme si può quindi affermare che Quinto Sertorio governò la Spagna a tutti gli effetti per sei lunghi anni, fino a quando, nel 77 a.C., fu raggiunto dal nobile romano Marco Perperna Vento, che almeno inizialmente si unì alla sua causa.  Nello stesso anno l’emergente Gneo Pompeo Magno venne inviato in Spagna con l’incarico di sconfiggere Sertorio.  A quel tempo però il giovane Pompeo doveva ancora dimostrare di essere quel grande condottiero che poi si rivelò, riversando sui suoi uomini quella spregiudicatezza che gli fu fatale nello scontro con Sertorio nei pressi di Sagunto. A quel punto Pompeo chiese a Roma cospicui rinforzi, senza i quali, a suo dire, sarebbe stato spazzato via insieme a Metello.  Tuttavia a sconfiggere Quinto Sertorio fu più che altro la tattica attendista di Metello più che i rinforzi e l’avventatezza di Pompeo, che di quegli errori seppe comunque far tesoro.

Si disse che Quinto Sertorio fosse in combutta con i pirati del Mediterraneo, che negoziasse segretamente con Mitridate del Ponto e che fosse in contatto con gli schiavi rivoltosi agli ordini del gladiatore Spartaco, certo è che a causa delle gelosie fra gli ufficiali romani che servivano sotto di lui con gli ispanici di rango più elevato, non poté mantenere la sua posizione e la sua influenza sopra le tribù di quelle terre lentamente venne meno.

Quinto Sertorio trovò la morte nel 72 a.C., quando durante un banchetto venne assassinato, probabilmente su istigazione di quel Marco Perperna Vento, allettato dalla taglia posta sulla sua testa da Metello e Pompeo che già da tempo tentavano di seminare discordia tra i suoi uomini.

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