Romolo

Nato, secondo la tradizione, ad Alba Longa nel 771 a.C., Romolo, gemello di Remo, è da sempre considerato secondo la leggenda, il vero fondatore di Roma, diventandone anche il primo sovrano, il 21 aprile del 753 a.C., dopo aver ucciso il proprio fratello, reo di aver varcato in armi il sacro pomerio della nuova città. Di origine latine, figlio di un rapporto estorto con la forza dal Dio Marte in persona, e da Rea Silvia, figlia del Re di Alba Longa, Numitore, Romolo costruì il primo nucleo della sua nuova città sul colle Palatino, popolandola poi con schiavi fuggiti, criminali, e altri reietti, con la promessa del diritto d’asilo. Vennero così abitati cinque dei sette colli di Roma dopo di che a causa delle pochissime donne presenti, Romolo escogitò un piano per rapire le mogli della vicina città sabina di Cures, l’episodio è passato alla storia come “Il Ratto delle Sabine”. Naturalmente i Sabini reagirono e ne scaturì una guerra che alla fine si risolse con un periodo di pace, che diede la possibilità ai Sabini di insediarsi sul colle Quirinale con il loro Re, Tito Tazio, che condivise il potere con lo stesso Romolo per cinque anni. I nuovi abitanti di Roma vennero subito divisi fra quanti erano adatti alle armi e quanti non lo fossero, dopo di che vennero scelti i 100 di più nobili origini, che andarono a comporre il Senato, vennero poi istuituiti i comizi centuriati che dovevano ratificare le leggi. A Romolo si deve poi la suddivisione nelle tre tribù patrizie dei Tities, dei Ramnes e dei Luceres, a loro volta divise in altre dieci curie ciascuna, che erano tenute, in caso di necessità, a fornire all’esercito romano un contingente, formato da cento fanti e dieci cavalieri, per un totale di 3.000 fanti e 300 cavalieri. Secondo la leggenda, dopo ben 37 anni di regno, Romolo salì al cielo durante una tempesta, dopo di che, secondo i suoi stessi desideri, venne divinizzato nella figura di Quirino, il dio sabino venerato sul Quirinale.

Romolo
Romolo

ORIGINI FAMILIARI, FRA LEGGENDA E REALTA’:

La famosissima leggenda vuole che Romolo e Remo, fossero figli diretti del Dio Marte e della vestale, Rea Silvia, figlia a sua volta del Re di Alba Longa, Numitore. Molto tempo prima Ascanio, figlio dell’eroe troiano, Enea, e Lavinia, fondò la città di Alba Longa e dopo molti anni, Proca un suo diretto discendente, lasciò alla sua morte, il regno nelle mani del figlio maggiore, Numitore. Suo fratello, Amulio, per la grande invidia che nutriva, trovò il modo di spodestare il legittimo sovrano, assumendone il potere, costringendo poi la figlia di lui, Rea Silvia, a fare voto di castità per diventare una vestale. Amulio ordinò poi l’uccisione dei due gemelli che avrebbero potuto reclamare il trono in futuro, affidando il compito ad un suo schiavo, che tuttavia, non trovando il coraggio, li depose in una cesta e li affidò alle correnti del Tevere. La cesta si arenò all’altezza della palude del Velabro, dove si trovava il fico ruminale, in un luogo chiamato Cermalus, li vennero accuditi da una lupa, probabilmente una prostituta, che all’epoca veniva chiamata “lupa”, dopo di che vennero presi in custodia dal pastore Faustolo e dalla moglie Acca Larentia, che allevarono i due fratelli come figli propri. Una volta adulti e venuti a conoscenza della loro origine, Romolo e Remo fecero ritorno ad Alba Longa, uccisero il traditore, Amulio, per rimettere sul trono Numitore.

LA FONDAZIONE DI ROMA:

Una  volta rimesso sul trono Numitore, i due fratelli, ben sapendo di non poter regnare su Alba Longa, almeno fino a quando il nonno materno fosse rimasto in vita, chiesero ed ottennero il permesso di fondare una nuova città nei luoghi dove erano stati cresciuti, Romolo intendeva fondarla sul Palatino e chiamarla Roma, mentre Remo avrebbe preferito l’Aventino e chiamarla con il nome di Remoria. Tito Livio ci racconta come si svolsero i fatti:

«Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura.» In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore.»

Romolo
Romolo

ROMOLO E IL RATTO DELLE SABINE E IL REGNO:

Il primo atto da Re di Romolo, fu quello di fortificare la nuova città, offrendo sacrifici agli Dei secondo il rito albano e greco in onore di Ercole, dopo di che dotò Roma del suo primo sistema di leggi e si circondò di dodici littori. Con il passare del tempo la città si ampliò, tanto da poter rivaleggiare con gli insediamenti più vicini, ma con pochissime donne presenti, c’era il rischio che quella rapida crescita potesse interrompersi bruscamente con la fine di quella generazione, così Romolo mandò subito messaggeri a tutte le città vicine per stipulare accordi, al fine di favorire le unioni per procreare nuovi figli, ma alle ambasciate romane non venne concesso ascolto. Naturalmente la gioventù romana, e lo stesso Romolo non presero di buon grado le reazioni negative delle città vicine, così si iniziò a pensare ad una soluzione di forza. Prevalse però l’astuzia, così il primo Re di Roma pensò di organizzare dei giochi solenni in onore di Nettuno equestre, che chiamò Consualia, quindi ordinò ai suoi collaboratori di invitare tutti i popoli più vicini ad assistervi. Chiaramente un pò per i giochi, un pò per la curiosità di visitare la nuova città, le popolazioni vicine accorsero in massa, ma a loro insaputa, nel bel mezzo degli spettacoli, i romani avevano organizzato uno dei più grandi rapimenti di massa che la storia abbia mai conosciuto. Ad un momento stabilito infatti, mentre tutti erano concentrati sui giochi, scoppiò un tumulto e tutti i giovani romani presero a correre all’impazzata fra la folla per rapire quante più ragazze possibili, i genitori delle fanciulle spaventati inizarono a fuggire, accusando allo stesso tempo i romani di aver violato il patto di ospitalità. Romolo riuscì a placare gli animi dei genitori in fuga, mentre l’ira delle ragazze rapite si spense in poco tempo per la passione e le attenzioni che i romani dedicavano loro, lo stesso sovrano trovò moglie fra di loro il cui nome era Ersilia. La reazione delle città vicine non si fece attendere ed ebbe così inizio una serie di guerre che vide Roma vittoriosa e ancor più popolata, visto che tutte le genti delle città sconfitte si trasferirono nella nuova città acquisendone tutti i diritti.

Al regno di Romolo vengono attribuiti i primi ordinamenti romani, per prima cosa venne organizzato l’esercito sulla base di chi era adatto a combattere e chi non lo fosse, dopo di che istituì un’assemblea formata da 100 “patres”, che in seguito sarebbero diventati “patrizi”, a cui venne dato il nome di Senato (dalla parola latina senex, per la loro anzianità). A Romolo viene attribuito l’istituzione del diritto d’asilo, riconsciuto a tutti i ladri e fuggiaschi che avevano per primi popolato la città, non che il fenomeno del patronato, secondo il quale i più ricchi facevano da garanti ai plebei in cambio di vari favori, una pratica conosciuta più avanti con il nome di clientela. In seguito alla pace raggiunta con i Sabini, ed essendo per questo praticamente raddoppiata la popolazione, si decise di nominare altri 100 senatori e di raddoppiare gli effettivi dell’esercito, che ora era composto da 6.000 fanti e da 600 cavalieri. La popolazione venne infine divisa nelle tre tribù di Tities, Ramnes e Luceres, ciascuna di esse divise a loro volta in dieci curie. A seguito dei numerosi successi nei confronti delle popolazioni limitrofe, Plutarco ci informa che Romolo perse gradualmente la sua tendenza democratica per acquisire un atteggiamento più dispotico sposando un modello di monarchia assoluta a tratti insopportabile. Egli era infatti solito indossare una tunica color porpora, ricevendo chi chiedeva udienza seduto su di un trono, attorniato da alcuni giovani, chiamati “celeres”, una sorta di guardia del corpo da lui stesso creata, mentre quando si mostrava in pubblico veniva preceduto da dodici littori che avevano il compito di percuotere chiunque si avvicinasse troppo al “Rex”, un modello già utilizzato nelle città etrusche e riproposto dal primo Re di Roma. In conseguenza di questo mutato atteggiamento, anche i Senatori persero d’importanza, continuando certamente a partecipare alla vita politica di Roma, ma sviliti nel loro ruolo, e ridotti solo ad ubbidire agli ordini di Romolo, avendo come unico privilegio di essere informati per primi delle delibere del Re.

MORTE DI ROMOLO:

Tutto questo si concluse il 5 o il 7 di luglio del 716 a.C.,  dopo quasi 38 anni di regno, quando a 54 anni di età, Romolo salì al cielo, come ci racconta la leggenda, in un giorno di tempesta a cui seguì un’eclissi di sole. Questa improvvisa scomparsa del fondatore, fece si che i romani lo proclamassero Dio, con il nome di Quirino, edificando un tempio in suo onore sul colle, chiamato in seguito, Quirinale. Nella più probabile realtà storica, Romolo venne assassinato da una congiura organizzata dai Senatori durante una seduta al tempio di Efeso, nel Fòro romano. Pare infatti che a causa delle continue limitazioni imposte da Romolo, al senato, riducendolo ad un puro organo di facciata, facendo inoltre ricadere sui suoi membri calunnie e sospetti di ogni tipo,  si accesero gli animi dei patrizi che portarono all’uccisione del tiranno che ormai Romolo era diventato. Si racconta inoltre che dopo l’assassinio il corpo del Re venne smembrato dai senatori in varie parti, poi sepolte in vari punti della città,

 

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